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Torino on the Road

 

Il libro virale di Nico Ivaldi e Vincenzo Reda


di Lucilla Cremoni


Sarà perché fin dall'uscita a maggio 2015 gli autori non si sono sottratti a un fitto calendario di  incontri e presentazioni che li porta a passare intere serate a chiacchierare, magari con accompagnamento di degustazioni enogastronomiche, fra librerie, biblioteche, ristoranti, caffè letterari – cioè a fare quello che fanno abitualmente con encomiabile solerzia. 

Sarà perché il libro se lo portano sempre appresso per non perdere neanche la minima photo opportunity con una bella ragazza o un personaggio conosciuto. 

Sarà perché amici e lettori si sono fatti coinvolgere dal gioco e non mancano di fotografarsi col libro in qualunque posto o contesto - e se ne dubitate date uno sguardo alle pagine Facebook del libro e degli autori. 

Fatto sta che Torino on the Road è diventato virale: lo si trova nei posti più impensati e sta anche riscuotendo un ottimo successo di vendite. Un risultato ottimo in assoluto, ma che diventa straordinario se si considera che stiamo parlando di un libro pubblicato da una casa editrice storica, ma pur sempre regionale. E, per parafrasare una celebre battuta cinematografica, quando un ottimo libro di un ottimo editore locale incontra il libro insulso di un personaggio televisivo pubblicato da un colosso editoriale, l'ottimo libro locale è un libro invisibile. 

Che in questo caso la regola sia smentita va a merito dell'editore e degli autori. Nessuno di loro ha bisogno di presentazioni: il primo è una delle realtà più consolidate dell'editoria specializzata sul Piemonte, gli altri sono nostre vecchie conoscenze. Vincenzo Reda, calabrese di nascita ma torinese d'adozione, è scrittore, giornalista, pittore di-vino (nel senso che dipinge col vino) e molte altre cose per le quali rimandiamo all'intervista che potete trovare su Piemonte Mese di marzo 2011. Intervista, guarda caso, fatta da Nico Ivaldi il quale, oltre a dirigere Piemonte Mese, è un autore prolifico, con sei libri all'attivo fra cui il godibilissimo Correvamo più veloci dei sogni, del 2014, un romanzo ambientato nella Torino di fine anni Settanta in cui i riferimenti autobiografici e la riconoscibilità di personaggi e situazioni sono tutt'altro che casuali. 

Ma è indiscutibile che il successo di Torino on the Road abbia a che fare soprattutto col suo argomento. “Il libro parla di Torino, ma non è una storia della città. Descrive strade e piazze, ma non è una guida turistica. Racconta vite incredibili, ma non è un romanzo di avventure. Se cercate una collocazione letteraria per Torino on the Road, difficilmente la troverete” si legge in quarta di copertina. Vero, e in ogni caso certe categorizzazioni sono riduttive e banalizzanti. Però forse non è fuori luogo considerarlo un libro di viaggio. Nel tempo, ovviamente, perché non ci si muove da Torino. Forse è proprio la sensazione o l'intenzione più o meno consapevole di scrivere un libro di viaggio – oltre agli evidenti richiami letterari - che ha spinto gli autori a prendersi una licenza poetica decidendo di usare nel titolo l'espressione “on the road”, che in inglese significa “sulla strada” nel senso di “in viaggio”, anziché “on the street”, che significa sempre “sulla strada”, ma nel senso di “in strada”, quindi più vicino, in senso puramente semantico, alle vite di strada da cui il libro prende spunto. 

Detta così però non rende l'idea, perché parlare di “vite di strada” porta con sé un senso di vite derelitte, marginalizzate, disadattate, ai limiti della mendicità. A volte è vero, ma a volte è uno stereotipo bello e buono: le persone e i personaggi che di strade e piazze hanno fatto il centro e punto di riferimento delle proprie esistenze non necessariamente l'hanno fatto per forza, anzi, a volte si tratta di una libera scelta. È il caso di Alessandro Viesti, che suonava da virtuoso la sua chitarra in Piazza San Carlo; di Alberto Bertolino col suo organetto di Barberia; di Michele Schifano e la sua fisarmonica; o di Vincenzo Gioanola, “talento sghembo” con moto Guzzi e ghironda. Sono solo alcuni degli esempi, e possiamo inserirli nella categoria “artisti” del sottotitolo. Restano i pazzi e i geni incompresi, e qui i confini tra scelta e necessità, fra curioso e tragico si fanno più labili, o sfumano del tutto. 

Anche rispetto alla strada. 

Molte delle storie (ventisette in tutto) del libro non riguardano strettamente vite trascorse per la maggior parte all'esterno, ma vite che sono uscite dagli schemi e dai canoni, e soprattutto l'hanno fatto in un periodo in cui Torino rappresentava la quintessenza di schemi e canoni. Si parla degli anni Sessanta e Settanta, quelli della città-fabbrica avvolta in una perenne nebbia novembrina, culturalmente e creativamente immobile. O almeno tale era la sua immagine: in realtà, come sempre, Torino era, allora come oggi, incubatrice e laboratorio di creatività e talenti, ma allora più di oggi la parola d'ordine era understatement, non ostentare, non farsi notare. 

Le vite fuori dagli schemi sono quelle di “geni mancati il cui talento è stato annichilito da vicende personali tragiche, imprenditori visionari, pazzi soltanto apparenti, piccoli grandi miti cittadini”. Come Libero, che negli anni Settanta fu roadie dei maggiori gruppi rock italiani e stranieri; Beppe di Savigliano, leggendario gestore del Caffè Roberto; Carlo Credi, Giancarlo Cara, Roberto Berio. E i personaggi legati al mondo delle radio private (o libere, o pirata, come si diceva allora). E quelli la cui vita (creatività, carriera) è stata condizionata e magari distrutta da alcol e droga.

In questo senso, Torino on the Road è anche una raccolta di fonti primarie, di testimonianze dirette, che riesce a restituire non solo fatti e aneddoti ma il clima di un periodo grazie allo sguardo degli autori che può essere divertito, stupito, a volte sconcertato o anche ironico, ma è sempre rispettoso, mai giudicatorio o nostalgico, spesso partecipe, anzi talvolta pare perfin troppo generoso nel regalare una dimensione poetica a certe figure. Chi ha qualche anno di più riconoscerà luoghi, personaggi e situazioni, chi non c'era si farà un'idea e, come promette la nota di copertina, non potrà fare a meno di domandarsi: ma davvero tutto questo è accaduto a Torino?

 

Nico Ivaldi – Vincenzo Reda

Torino on the Road. Artisti, pazzi e geni incompresi tra cielo e asfalto

Editrice Il Punto – Piemonte in Bancarella 2015

222 pagine, 12 euro

 

 

 

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Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Giovanni Andriolo
Lucilla Cremoni
Piervittorio Formichetti
Carolina Quaranta
Viviana Vicario

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