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Le fiabe tra lingue straniere e App

 

 

Innovazione e didattica nelle storie di Lina Brun


di Viviana Vicario


La favola è da sempre un mezzo d’insegnamento. C’è l’eroe e c'è l’antagonista, c’è il destino avverso seguito dall’immancabile lieto fine; ci sono le allegorie, le personificazioni; figure che vengono tramandate per via orale e poi scritta, di generazione in generazione. Chi non ha mai sentito i racconti dei propri nonni, di quei bambini di una volta che ascoltavano le favole con occhi e bocca spalancati e rimanevano incantati di fronte alle gesta degli eroi, ai sogni delle principesse, e mentre la fantasia viaggiava veloce, perdevano il senso di una realtà difficile? 

La favola è la rappresentazione di un mondo incantato che, se scritto con i giusti mezzi, può essere facilmente calato nella realtà. Il suo valore propedeutico è il fine, il racconto è il mezzo. Non è difficile pensare che sia ormai legato agli stimoli che il bambino recepisce in tv, su internet, e in tutti i canali di comunicazione dei nostri giorni. Quale miglior modo per insegnare al bambino a parlare le lingue straniere? E se insieme a quelle ci mettiamo anche una favola scaricabile come applicazione su smartphone e tablet, il gioco è fatto. 
Lina Brun si occupa proprio di questo. È una casa editrice di Torino fondata e gestita dalla stessa Lina Brun, insegnante di francese, accompagnatrice e guida turistica, scrittrice di favole, editrice di se stessa. Ci si chiede come possa riuscire a gestire tutte queste professioni insieme, eppure è così. Lavora con passione e straordinaria inventiva dal 1999, da Schizzetto, Topolino curioso, il primo della collana di racconti scritti in quattro lingue, che ha oltrepassato non solo i confini torinesi, ma anche quelli italiani. L’editrice, infatti, ha partecipato a diverse edizioni del festival “Lecture en Fête”, che si svolge ogni anno a Roc Brun Cap Martin. Qui, fra laboratori e letture di favole nelle scuole, è entrata in contatto con i suoi piccoli lettori che con il passare degli anni conservano lo stesso stupore dei bambini di una volta: “I bambini di oggi, nota, non sono tanto diversi da quelli di allora, anzi, si può dire che la tecnologia e gli stimoli a cui sono sottoposti ogni giorno li rendano ancora più ricettivi”.
Ed è proprio per questo che crede fermamente nel potenziale d’apprendimento del bambino, anche in età prescolare. I suoi libri sono tradotti da esperti madrelingua e illustrati da disegnatori professionisti. Si dividono in quattro collane diverse: quella a sei lingue, adatta per i bambini dai 2 ai 3 anni; quella a sette lingue, dai 3 ai 4 anni; la nuova collana a tre lingue con l’aggiunta del cinese; la collana a quattro lingue, che comprende una fascia d’età più ampia, dai 2 ai 15 anni; e quella bilingue, dai 9 anni agli adulti. 
Lina Brun ha una storia particolare. Classe 1940, figlia unica, originaria della Val Chisone, quando era piccola la madre le comprava molti libri di favole, ma la passione per i libri la portò presto a letture lunghe e più adatte a bambini d’età superiore alla sua. Oggi tira fuori i suoi vecchi libri da uno scatolone. Li maneggia con cura, li osserva e tra uno sfogliare e l’altro di pagine ingiallite scappano un sorriso e una lacrima. Si tratta di edizioni di favole classiche come Pinocchio o Biancaneve, oppure la raccolta di Esopo, ma ce ne sono molte altre più sconosciute come Il mio giardinetto o Tomaso Cacciatori. Tutte sono datate tra la fine degli anni Trenta e la metà degli anni Quaranta. 
Prima di arrivare a scrivere, Lina Brun ha insegnato francese per diversi anni, inizialmente in Val Chisone, poi in licei torinesi. Da Villar Perosa si trasferisce nell’elegante Torino dietro Corso Casale, dove vive e lavora. “Quando ho iniziato a insegnare ero ancora in Val Chisone. Era il lontano 1958”. Era difficile avere una cultura in quegli anni, pochi parlavano correttamente l'italiano, era ancora abitudine parlare il dialetto locale e c’era chi ancora non sapeva leggere e scrivere. Per riuscire a insegnare ai bambini, Lina dovette imparare l’occitano, l'unico idioma che gli abitanti della Val Chisone di allora sapevano parlare. Si cominciava appena a conoscere la televisione, il boom economico era alle porte, ma nemmeno nei pensieri più assurdi si poteva immaginare a una progressione tale della tecnologia. 
C’è chi dice che l’immaginazione di allora fosse più salutare, che il continuo bombardamento mediatico contamini la fantasia dei bambini di oggi, credenze che Lina provvede subito a confutare, perché “non bisogna vedere solo il lato negativo”:la tecnologia, se usata con serietà, può essere una grande risorsa. Infatti lei ha saputo unire il suo lavoro ad applicazioni educative multimediali che riproducono il contenuto delle sue favole. Scrittura tradizionale e innovazione si fondono perfettamente. “Grazie alla collaborazione con la società Mito srl sono nate le Kaleidotales, scaricabili su smartphone e tablet. Queste app consentono al bambino di giocare con la favola, ma in forma interattiva. Sono accompagnate da animazioni sonore, dalla lettura ad opera di una voce madrelingua. Con le Kaleidotales il bambino può disegnare i personaggi delle favole, colorarli e condividerli sui social network”, spiega. Vengono così stimolate abilità motorie, visive e d’ascolto. “La favola ha un’importante funzione educativa e ludica, esattamente come nel passato. La differenza è che oggi disponiamo di tecniche e mezzi informatici che ci consentono di dare un approccio più dinamico e reale al racconto”.
Nei suoi libri riversa la lunga carriera d’insegnante, ma anche quella di accompagnatrice e guida turistica. “Quando hanno costruito il muro di Berlino mi trovavo in Ungheria”, racconta. “È stata un’esperienza strana, perché al ritorno con sorpresa me lo sono ritrovato già fatto”.
Ha raccolto e assorbito storie, ha vissuto momenti storici importanti. Tuttavia, le sue favole nascono sempre da un’ispirazione semplice, da un piccolo particolare o un fatto della vita di tutti i giorni. È lo sguardo dello scrittore a fare la differenza. Anche il più sottile filo d’erba, se osservato con la giusta prospettiva, può diventare una storia.

 

 

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Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Gabriella Bernardi
Mariella Capparelli
Michelangelo Carta
Livia Chiriotti
Lucilla Cremoni
Marco Doddis
Maddalena Lorenzato
Viviana Vicario

 

 

 

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