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L'artigiano di Barriera

 

 

 

 

Fabio Viale e la leggerezza del marmo


di Valentina Roberto


Il portone di ferro si apre piano e a fatica lasciando intravedere un’atmosfera ovattata, una sala avvolta da una sottilissima polvere bianca e arricchita da qualche nota di piano. 

Fabio Viale, lo scultore di Barriera di Milano, come si definisce lui, o l’artista internazionale come lo definiscono i maggiori critici d’arte al mondo, apre il proprio loft e fa conoscere una parte di sé.  

Qui in via Cervino, a ridosso della celebre Gagliardi Art System di Torino, vive e lavora uno dei massimi interpreti della scultura internazionale: nato a Cuneo nel 1975, ora Fabio Viale si divide tra il laboratorio in Barriera di Milano, la cava di marmo di Massa Carrara e  le numerose esposizioni nei vari continenti.  A gennaio le sue creazioni artistiche hanno arricchito la SperoneWestwater di New York, probabilmente la mostra più importante della sua vita. “Partecipare a questa rassegna, spiega Viale, è un’occasione di enorme prestigio. Un traguardo inaspettato”. 

Osservando le sue opere si scopre una genialità vibrante: con Viale l’algida durezza del marmo si trasforma in curve, forme e oggetti impensabili. Si va da Ahgalla, barca in marmo utilizzata in acqua a Torino, Venezia e a Mosca, passando da un’idea concettuale più moderna come Stargate e arrivando a Souvenir Gioconda con un  classicismo rivisitato in chiave contemporanea dove il busto marmoreo di Monna Lisa appare come una forma in polistirolo rovinata dal tempo. 

In Stargate due cassette in plastica sono state messe insieme per creare un portale stellare attraverso il quale si può accedere ad altri mondi e universi. L’opera infatti è accessibile e chiunque può entrarci dando via alla materializzazione di un antico sogno infantile, la possibilità di trasformare un oggetto comune in qualcosa di magico, strumento di accesso ad avventure fantastiche. 

Arrivederci e grazie nasce invece dal desiderio di trasformare un oggetto effimero (due sacchetti in carta forati), destinato a essere usato e poi gettato via, in una scultura in marmo bianco, algida e preziosa.

Questa è, a tutti gli effetti, arte internazionale che vive in Barriera, in periferia a Torino. Che sia una forma artistica particolare si capisce dall’abitazione dell’artista e dal suo laboratorio. “Perché ho scelto di venire a vivere in Barriera di Milano? È una zona che si addice al mio lavoro. Infatti ho bisogno di spazi e locali adeguati per poter lavorare senza disturbare nessuno. Quest’area, inoltre, si sta trasformando in una piccola cittadella dell’arte visto che qui, a due passi da me, trova sede la Gagliardi Art System”. 

Barriera di Milano scopre così una sua caratteristica, inaspettata quanto gradita, vale  a dire una nuova linfa  artistica. “Io direi artigianale”, spiega Viale. “Infatti non mi reputo un artista, ma uno scultore”. E non a caso adottando la tecnica del labor limae l’artista lavora e lima le proprie opere aspirando non tanto alla perfezione quanto a offrire una rinnovata idea della materialità.  Una materialità che prende la forma della leggerezza: il bianco marmo dona un tocco di austerità democratica alle opere che, a loro volta, risultano essere tanto irraggiungibili quanto capaci di sbucare nella vita quotidiana della città. 

In una delle sue performance più stupefacenti, Viale ha spinto la replica in marmo bianco di Carrara di uno pneumatico per mezzi pesanti dal peso di una tonnellata per le vie di Torino (Opera Rotas, 2005). Ma in generale tutte le sculture di Viale impressionano per il virtuosismo tecnico e la sinuosa bellezza delle superfici le cui forme, ispirate a oggetti di uso comune, ribaltano il consueto modo di guardare alle sculture marmoree con sorprendente ironia. 

Pesantezza del medium e leggerezza o morbidezza del soggetto sono i poli dell’ossimoro che accompagna buona parte della sua produzione, in cui compaiono, tra le altre cose, aeroplanini di carta, palloncini e la già citata barca Ahgalla (rigorosamente in marmo, ovvio) con cui Viale ha perfino navigato sul Po nel 2002, in una realizzazione che può essere letta come la battaglia dell’arte contro i condizionamenti, in questo caso materiali. 

Più recente è invece il progetto intitolato Souvenirs, in cui Fabio Viale immagina che capolavori dell’arte e della storia passate, come la Pietà o il David di Michelangelo, siano state mutilate da un vandalo. L’artista espone dunque l’immagine dell’opera sfregiata e la riproduzione del frammento asportato (il Cristo della Pietà, il pene del David). Un’iniziativa forte e intensa, un dialogo con la tradizione che dimostra come Viale non abbia paura di osare. 

Ma Viale rappresenta anche e soprattutto Torino: in occasione dei festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità nazionale ha dato vita a Cavour in marmo dopo aver selezionato, attraverso un casting, un sosia che potesse ricordare il più possibile il Conte di Cavour, scegliendo di ricreare il personaggio basandosi non solo sui ritratti storici. Per rappresentarlo al meglio, inoltre, il volto dello statista è stato tratto dalla maschera mortuaria conservata al Museo di Anatomia di Torino. L’opera è il risultato di una metodologia innovativa, che si è avvalsa di mezzi e tecnologie all’avanguardia: attraverso uno scanner 3D di ultima generazione, è stato elaborato un modello virtuale, lavorato successivamente con le sofisticate attrezzature del laboratorio dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, con le quali è stato sbozzato il blocco di marmo bianco. Il lavoro, che rappresenta lo statista a grandezza naturale, è stato quindi creato dall’artista con la stessa leggerezza con cui tratta tutte le sue opere nonostante utilizzi un materiale tanto “difficile”. 

L’opera di Viale è, in buona parte, dadaismo al contrario, la rivincita della bellezza tradizionale sul brutto, una confutazione monumentale di qualsiasi dissacrazione. E non si sa come rapportarsi ad essa in modo onesto. Forse è criptica e senza dubbio antidemocratica se non quando irrompe in piazza. Ma anche, senza dubbio, altrettanto interessante, sia dal punto di vista del funzionamento dei meccanismi culturali sia del lavoro dello scalpello, o di tutti quegli altri strumenti che usa l’artista. Da Cuneo a Torino, passando dall’Accademia Albertina, Viale incarna in tutti i sensi la figura dell’artigiano: il rapporto con la materia, con il suo amato marmo, viene prima di ogni ispirazione concettuale. “A volte, conclude, accarezzando il marmo sento le caratteristiche della materia e da lì immagino la sua trasformazione”.  


Questo articolo ha ricevuto una menzione alla VI edizione del Premio Piemone Mese, Sezione Cultura, Storia e Ambiente

 

N.B.: Le immagini sono tratte dalla rete e il loro utilizzo non ha scopi commerciali

 

 

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Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Gabriella Bernardi
Emanuele Franzoso
Cristian Daniele Mazzei
Valentina Roberto
Mila Shamku

 

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