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Torino città da sfogliare

 

 

 

Le passeggiate letterarie nei luoghi di scrittori e intellettuali


di Alessandra Chiappori


È un’iniziativa nuova e intelligente quella delle passeggiate letterarie, promossa da Portici di carta. Suggestivi e insoliti percorsi pedonali a zonzo per la capitale sabauda, alla scoperta dei segreti della Torino dei libri. Sono tanti gli autori, intellettuali ed editori che legano in vari modi il proprio nome a Torino: un parterre di personaggi legati al libro, alla cultura della lettura. 

Diversi sono i percorsi organizzati sotto la supervisione di Alba Andreini, docente di letteratura italiana all’Università di Torino, che nel 2006 ha pubblicato Una mole di parole. Passeggiate nella Torino degli scrittori, base per la costruzione di questi itinerari. 

Nonostante le passeggiate letterarie siano da qualche tempo diventate un'esperienza turistica (sono infatti prenotabili sul sito dedicato www.passeggiateletterarie.net) che include anche un tour nella Torino sportiva e uno in quella risorgimentale.

Sono davvero tanti gli autori che hanno percorso le strade porticate della città, vuoi perché torinesi di nascita, vuoi perché provenienti da fuori, sbarcati in cerca di fama, fortuna o semplice ispirazione in una Torino che hanno poi deciso di considerare casa propria. Ed è una Torino grigia e austera quella che ha fatto da sfondo alla grande stagione degli scrittori sabaudi nel periodo d’oro della casa editrice Einaudi, quegli anni Cinquanta che hanno visto presenti in città personaggi del calibro di Natalia Ginzburg e Italo Calvino. Lo stesso Calvino che, seppur ligure, in Forestiero a Torino aveva eletto sua la città per “certe virtù non dissimili da quelle della mia gente, e mie favorite: l’assenza di schiume romantiche, il far affidamento soprattutto sul proprio lavoro, una schiva diffidenza nativa, e in più il senso sicuro di partecipare al vasto mondo che si muove e non alla chiusa provincia, il piacere di vivere temperato d’ironia, l’intelligenza chiarificatrice e razionale”. 

È curioso, o quantomeno insolito, ritrovarsi una domenica mattina insieme a tanti altri appassionati - torinesi in cerca di novità o turisti intenti a seguire sentieri poco battuti dalla massa - e, guidati da giovani studiosi di letteratura, rivivere, ripercorrendo forse proprio gli stessi passi, le giornate dei grandi scrittori. I panorami su cui si sono soffermati i loro occhi, le acque dei fiumi che scorrono, oggi come allora, quasi a portare con sé idee e pensieri, e ancora strade, botteghe, biblioteche, trattorie. E poi ci sono i caffè, locali storici cristallizzati nel tempo, luogo di incontro privilegiato per letterati e scrittori che tra un bicerin e una pralina costruivano le grandi pagine della letteratura. Qui si fa cultura, viene da pensare. Ma se ne consuma anche, e tanta: come non menzionare le librerie disseminate per il centro storico, da quelle più antiche dall’arredamento in legno scricchiolante, alle più recenti, la cui apertura ha inaugurato un rifiorire di incontri letterari e presentazioni.

Camminare conoscendo e conoscere camminando” è il motto delle passeggiate letterarie, che uniscono l’intento culturale a un itinerario studiato e ben localizzato sulla mappa urbana di Torino. La scoperta di quartieri e angoli magari nascosti della città al seguito di una guida, microfonata come da escursione che si rispetti, si accompagna a letture di brani che riprendono descrizioni dei luoghi in questione, o ad aneddoti biografici poco noti di un autore. Il segreto del successo di questa iniziativa sta forse proprio nella leggerezza con cui, nel senso ancora una volta calviniano del termine, si unisce il “sacro” al “profano”. È quel piacere che, alla vista di una targa commemorativa mai notata prima sulla facciata di un palazzo del centro, richiama nozioni studiate anni prima, pagine indimenticabili di un romanzo, ricordi personali e pensieri mai associati a quel luogo, a quello scorcio, che disegnano immagini rinnovate, dando colore e vita a frammenti di città oggi magari spenti. C’è il cappello del pirandelliano Mattia Pascal che cade dal Ponte della Gran Madre, così come il Largo Montebello della Maestrina dalla penna rossa deamicisiana, il lungo Po percorso dai canottieri domenicali, che tanto suscitava in Calvino la mancanza del mare, e le sue sponde più selvagge, sfondo per la Malesia di Salgari.

Certo, serve occhio attento per cogliere segreti e preziosi tesori sulla pagina scritta e saperli ricondurre a una geografia urbana così estesa, ma la mappa è piena di indizi: profili geometrici immutati, portoni, targhe, monumenti, luoghi, locali. Per acciuffarli bisogna posteggiare l’auto, scendere dal tram e avventurarsi a piedi, o perché no in bicicletta, respirare aria diversa, riprendersi spazi oscurati, illuminandoli di immaginazione letteraria e stupore per una città che non finisce mai di sorprendere.


Questo articolo ha ricevuto una menzione alla VI edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura, Storia e Ambiente

 

 

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 Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Oscar Borgogno
Alessandra Chiappori
Andrea Di Salvo
Andrea Musazzo
Marina Rota

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