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Marcovaldo

 

Quando la Cultura viene dalla provincia...


di Oscar Borgogno


Chi ha detto che in provincia non si possa fare cultura, anche ad alti livelli? Il percorso dell'associazione Marcovaldo è l'esempio forse unico di come in un piccolo paese della Granda, Caraglio, sia potuto sorgere e consolidarsi uno tra i principali protagonisti a livello regionale nel campo della gestione e valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale. 

Era il primo dicembre del 1990 quando, in un locale seminterrato del Tennis Club di paese, un gruppo di giovani (molti nemmeno ventenni) decise di dar vita ad un'associazione che fosse punto stabile d'incontro, svago e riflessione. Insomma, si voleva porre rimedio ad una delle più note carenze della vita di provincia: la cronica mancanza di stimoli sociali e culturali. 

Il nome, “Spazio Giovani Marcovaldo”, era stato scelto nei mesi precedenti con un referendum tra i giovani caragliesi, che dimostrarono tutta la loro simpatia per il moderno antieroe dipinto da Italo Calvino. “Un nome fresco, insolito, certo lontano dai nomi altisonanti di molti sodalizi culturali” commenta con ironia Fabrizio Pellegrino, fondatore e tuttora presidente dell'associazione. Inizia così una storia affascinante e complessa, che attraverso diverse fasi porterà il Marcovaldo a divenire un primario centro di produzione culturale non solo in Piemonte, ma in Italia: oggetto di studi, tesi di laurea, articoli di giornali nazionali e stranieri (tra cui Le Monde). Certo, vent'anni fa quei giovani non avrebbero mai immaginato quale sarebbe stato lo sviluppo futuro della loro creatura. Durante gli stessi anni, a Cuneo, imperversava la polemica riguardo la chiusura del centro sociale anarchico Kerosene, voluta dall'amministrazione comunale. 

Per un luogo di aggregazione sociale che chiudeva, un altro sorgeva a poca distanza. “Alcuni commentarono che a Caraglio era nato il primo centro sociale democristiano” ricorda con un sorriso Pellegrino, che ai tempi era assessore per le politiche giovanili della giunta comunale a guida DC. S'iniziò con “Tuttinsieme”, una rassegna estiva di eventi sportivi, concerti, esibizioni teatrali, gite e cineforum. Nel giro di pochi anni gli aderenti aumentarono esponenzialmente: nel 1995 erano già 700 e nel 1999 arrivarono a 1500. Non male per un paese di seimila abitanti. Un caso unico nel Cuneese: più di trecento eventi, per tutte le fasce sociali. Una stagione di straordinaria partecipazione che non si era mai vista prima e che finora non si è più ripetuta. Il segreto della formula? “Era implicito nel titolo”, risponde Pellegrino. “Tuttinsieme: un'iniziativa partita grazie all'intraprendenza di un gruppo di giovani che seppero aggregare intorno alla loro idea un numero sempre maggiore di concittadini (adulti e anziani) creando un vero e proprio caso, che molti citarono come esempio di quella che oggi è definita mediazione culturale”. 

Nel 1996 si verifica una prima svolta: il trasferimento della sede nell'ex convento dei Cappuccini di Caraglio (risalente al 1698), messo a disposizione dal conte Luigi Galleani d'Agliano. Grazie al lavoro di molti volontari viene risistemato il parco e restaurata un'ala dell'edificio, da cui si ricavano due ampi locali. Nasce così l'idea di organizzare e allestire mostre di carattere artistico. La prima è del giugno 1996, curata da Alberto Gedda e dedicata a Cinzia Ghigliano. L'associazione si struttura così in tre comparti: il Centro studi, lo Spazio giovani e il Circolo ricreativo. 

Col passare degli anni il ramo di approfondimento culturale e artistico acquisisce sempre più importanza e prestigio a livello provinciale. Alcuni musicisti, destinati ad un futuro di successo, intrecciano la propria storia con quella del Marcovaldo: sono Gian Maria Testa e i Lou Dalfin, guidati da Sergio Berardo. Infine, nel 1999, si concretizza l'idea di trasformare il Convento dei Cappucini in un centro artistico qualificato e dedicato alla promozione dell'arte contemporanea “in un contesto alternativo a quello metropolitano”. Il Marcovaldo si guadagna il sostegno e la fiducia della Regione Piemonte, grazie alla quale si avvia la stagione delle grandi mostre. 

Nel 2001, con Landscapes, Marcovaldo si afferma definitivamente con un grande successo di pubblico: ad alcuni fotografi di fama internazionale (tra cui Franco Fontana, Jocelyne Allouncherie e Gabriele Basilico) viene chiesto di interpretare i paesaggi della provincia di Cuneo. Per due settimane attraversano la Granda, immersi nella sua vita quotidiana e accompagnati dai residenti alla scoperta dei luoghi più suggestivi. 

I tempi sono maturi per un nuovo passaggio, e le strade di chi ha creato il Marcovaldo si separano: chi desidera continuare a concentrarsi sul territorio comunale e l'intrattenimento locale fonda un'associazione nuova, “Insieme per Caraglio”. Il Marcovaldo invece prosegue il proprio cammino culturale e aumenta sensibilmente il carico economico di lavoro. “Molti Comuni vicini, interessati alle nostre attività, spiega Pellegrino, iniziarono a chiederci di avviare progetti simili anche nei loro territori”. Piaceva molto l'idea di recuperare vecchi edifici adibendoli a spazi culturali e giovanili. Mentre prosegue il recupero del Convento, il Marcovaldo riceve incarico di riqualificare l'ottocentesco Castello del Roccolo a Busca, costruito in stile neogotico e circondato da un immenso parco per volere del marchese Roberto d'Azeglio. Il complesso è oggi aperto alle visite del pubblico e dal 2007 ospita la rassegna “Il Roccolo della poesia” con letture e dibattiti. Sono intanto quasi ultimati i lavori di restauro di Villa Belvedere, magnifico edificio storico sulle colline del Saluzzese. 

Parallelamente, proseguono i progetti di recupero a Costigliole Saluzzo (Palazzo Sarriod de la Tour), a Demonte (Palazzo Borelli) e al Forte Albertino di Vinadio, una delle più affascinanti declinazioni dell'architettura militare dell'intero arco alpino. La costruzione, voluta da Carlo Alberto, risale al 1847. Oggi il Marcovaldo ne gestisce l'apertura al pubblico e vi organizza concerti di artisti come Elio e le storie tese, Giovanni Lindo Ferretti, Alan Stivell. Risultati resi possibili grazie al coinvolgimento dell'Unione Europea, delle fondazioni bancarie e dalla lungimiranza degli enti locali. A partire dal 2002, poi, il Marcovaldo cura le esposizioni presso il Filatoio Rosso di Caraglio (con ben 170.000 visitatori per le trenta iniziative realizzate finora). I temi trattati sono i più vari, per venire incontro ai diversi interessi: i paesaggi (Camere con vista, 2002), il tempo (Chronos, 2005), i fiori (Rose, 2009), arte contemporanea (Voilà la France, 2002; Collectors 1, 2006; Piemonte. La tentazione del paesaggio, 2010), ricerche storiche (India. Grecia dell'Asia, 2003) e monografie dedicate ad artisti piemontesi (Felice Casorati, 2002; Ettore Fico, 2008). 

Nemmeno la letteratura è stata trascurata. In vent'anni l'associazione ha ospitato alcuni grandi nomi, tra i quali Edoardo Sanguineti, Carlo Fruttero e Alda Merini. Purtroppo la crisi ha colpito duro anche il settore della cultura e il Marcovaldo ha dovuto rivedere i progetti per il futuro: “Abbiamo operato un razionamento organizzativo, spiega Pellegrino, al fine di concentrarci sul nostro obiettivo primitivo: progettare e realizzare attività culturali originali e innovative”. La gestione del sistema culturale regionale sarà invece affidata ad una fondazione pubblica, Artea. Inzia così il terzo ciclo dell'associazione, giunta al suo 23° compleanno. “Siamo ora impegnati, conclude Pellegrino, nella formazione di un nucleo di circa cento ragazzi che dia nuovo vigore all'azione del Marcovaldo, sintetizzando l'entusiasmo delle origini con i vertici qualitativi raggiunti negli ultimi anni”. 


 

 

 

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Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Gabriella Bernardi
Oscar Borgogno
Valeria Bugni
Roberta Colasanto
Claudio Dutto
Emanuele Franzoso
 

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