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Balacaval

 


 


Teatro e musica viaggiano in carovana

 

di Oscar Borgogno


Capita a volte che nei momenti di crisi economica e sociale riescano ad emergere e prender forma le idee più originali e controcorrente. È il caso della carovana Balacaval. Un gruppo di artisti che si ritrova nel 2010 e decide d'intraprendere una tournée nel basso Piemonte a bordo di quattro carri trainati da cavalli. Un viaggio a bassa velocità lungo strade secondarie, immersi nelle campagne torinesi e cuneesi, lontani da pompe di benzina e code estive sulle autostrade. Ma andiamo con ordine. “L'idea parte da lontano, spiega Manuela Almonte, una delle ideatrici del progetto, attorno all'esperienza dei francesi Krock Mull: un gruppo di artisti ventenni che nei primi anni 2000 aveva realizzato con carri e cavalli un viaggio musicale partendo da Carcassonne, in Francia, e arrivando fino alla Romania”

Nel 2005 si formano in Piemonte i Bruskoi Prala (in albanese “Fratelli rospo”), una band che riprende i ritmi e le raffinate sonorità della musica zingara. Insieme a Stefano Protto, violinista che ha vissuto entrambe le esperienze artistiche, la fisarmonicista e cantante Manuela Almonte decide così di gettare le basi per quella che sarà la Carovana 

Balacaval: “Eravamo reduci dal Carnevale di Venezia del 2010, dove ogni anno s'incontrano musicisti da tutta Europa per condividere la propria arte, e avevamo voglia d'intraprendere qualcosa di nuovo che rispecchiasse totalmente le nostre passioni”. Arriva così il tempo delle decisioni: “Io ho lasciato il mio lavoro alla produzione esecutiva del festival Corto in Bra per dedicarmi totalmente all'organizzazione della Carovana mentre Stefano ha riparato i tre carri che ancora conservava”. Nel giro di poche settimane si aggregano compagni, amici e vecchie conoscenze. Nell'autunno 2010 partono i lavori per realizzare un quarto carro: si può dormire in tutti, uno inoltre ha il bancone bar e un altro contiene il palco. “Ci siamo basati unicamente sulle nostre risorse personali e abbiamo comprato i cavalli (che ora son cinque, nda)”, prosegue Manuela. “È infatti questo l'unico modo per iniziare: gli aiuti dalle istituzioni pubbliche sarebbero arrivati, pochi e solo in un secondo tempo”

Peyre Anghilante detto RakiGrazie all'aiuto della Chambra d'Oc, consolidata associazione di valorizzazione della cultura occitana, sono stati raccolti i primi contatti per le future esibizioni estive. “Questo supporto ha costituito una valida credenziale: all'inizio infatti non è stato semplice spiegare a Comuni e Pro Loco quello che intendevamo fare”. Prima di partire con il tour, era però necessario fare le prove generali degli spettacoli, imparare a guidare i carri e mantenere i cavalli. Insomma, abituarsi all'insolita vita della carovana. “Siamo venuti a sapere di un locale che faceva al caso nostro: l'Ostello sul Po, a Paracollo, vicino a Staffarda,prosegue Manuela, e per una serie di circostanze favorevoli il Parco del Po Cuneese ce l'ha offerto”. Inoltre l'associazione culturale Marcovaldo in quel periodo era alle prese con l'iniziativa “Crear al país”, che rientra nell’ambito del progetto di cooperazione transfrontaliera “Itinerari culturali” finanziato dall’Unione Europea e realizzato con il Conseil Général des Alpes de Haute Provence per valorizzare la creatività e la cultura locali, con particolare attenzione ai giovani artisti del territorio. Ecco perchè la collaborazione con la Carovana Balacaval è stato qualcosa di naturale e spontaneo:“Abbiamo contribuito alla realizzazione di due grandi eventi gemelli, il primo a Vinadio in valle Stura e il secondo nella Provenza francese, diventandone anche la cornice e la scenografia con i nostri carri”

Manuela AlimonteInfine è arrivato il momento della partenza. “Quando abbiamo lasciato l'Ostello sul Po per un viaggio nel basso Piemonte che sarebbe durato oltre quattro mesi”. Prima tappa il 27 maggio a Piasco. 

 

Manuela ricorda sorridendo che “la prima mattina in cui abbiamo dormito nei carri, accampati in una piazza del paese, ho sentito gli anziani del posto che commentavano incuriositi in dialetto: ma chi son questi qua? Son degli zingari? Ma no, sun di nostri!” 

Ma il primo vero problema da risolvere è stato un altro: trovare la strada più agevole per il transito della Carovana. Muovendosi ad una velocità di cinque chilometri orari e dovendo rispettare una scaletta piuttosto rigida di spettacoli, non ci si può affidare all'istinto. “Le mappe digitali del web, insieme ad alcune applicazioni per l'Ipad ci hanno aiutato notevolmente” ammette Manuela, smentendo sul nascere chi vorrebbe vedere in loro un gruppo di ingenui passatisti. “Muovendoci a bassa velocità abbiamo sperimentato un modo per noi del tutto nuovo di rapportarsi al territorio e alle sue persone”, confida l'artista e coordinatrice. “Ho avuto modo di scoprire l'autentica bellezza dei miei luoghi, che è inacessibile a chi si muove unicamente con autovetture sulle grandi arterie stradali: le campagne, le aree vicino ai fiumi, i vecchi borghi”. Solitamente la Carovana si accampa dove si svolge l'esibizione: piazze, parchi pubblici, spazi concessi da privati.“Così facendo gli spazi che andiamo ad abitare si animano e si familiarizza con la comunità locale, creando un bel rapporto con gli abitanti del luogo: la tavola spesso si allunga, alcuni portano dei pasti tradizionali, chi da bere, altri si aggiungono con i propri strumenti musicali o cantando...” 
In fondo, il sogno che ha spinto questi artisti a realizzare un simile progetto non è stata l'aderenza al passato (l'antica tradizione dei trovatori occitani, i cantastorie provenzali), ma lo sperimentare direttamente un nuovo modo di fare arte e comunicarla al pubblico. “La nostra non è una rievocazione storica”, puntualizza con enfasi Manuela. “Non abbiamo costumi di epoche passate: riteniamo che nel 2012 si possa realizzare una turnée artistica con carrozze e cavalli semplicemente per il piacere di farlo: viaggiare nelle campagne, fermarsi con la popolazione dei luoghi attraversarti per una merenda sinoira, accamparsi nei campi ospiti degli agricoltori locali...”

Nel primo anno di viaggio, tra il 27 maggio e il 30 settembre 2011, la Carovana Balacaval ha fatto 54 serate in 26 luoghi tra Granda e provincia di Torino. Ancora di più nell'edizione successiva, che si è conclusa lo scorso 6 ottobre. “Per quasi cinque mesi i carri sono stati la nostra casa: ci piaceva l'idea di lavorare insieme artisticamente, abbiamo prodotto ben cinque spettacoli (dal ballo folk occitano al varietà anni Venti, passando per un cineconcerto e un ballo in 3D col pubblico), e abbiamo realizzato numerosi scambi culturali con altri artisti che si univano di tanto in tanto per alcune date”

La Carovana consiste in un nucleo di cinque persone (musicisti folk, un'attrice e un percussionista africano: in maggioranza originari della Granda), più altri che si alternano occasionalmente. Fascia d'età compresa tra i 27 e i 39 anni. Alcuni lavorano come musicisti a tempo pieno, altri sono artigiani, uno è traduttore, mentre Manuela si dedica totalmente alla Carovana come organizzatrice e addetta stampa. “Il 2012 è stato più semplice, molti già ci conoscevano, gli spettacoli erano collaudati, avevamo più tranquillità economica... ora sono i territori a cercarci per le esibizioni”. Anche grazie al ricco e agevole sito web che hanno realizzato. Quest'anno la prima data, il 19 maggio, è stata in valle di Susa: ben cinque giorni di viaggio solo per l'andata. “Per il prossimo anno stiamo valutando di allungare e razionalizzare il viaggio: verso la Toscana oppure seguire l'intero corso del fiume Po, dalla fonte alla foce...”.





 

 

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intervista di Nico Ivaldi


  

Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Roberta Arias
Gabriella Bernardi
Oscar Borgogno
Michela Damasco
Federico Floris
Aurora Fragonara
Emanuele Franzoso
Andrea Giambartolomei
Pamela Pelatelli
Francesca Torregiani


 

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