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Il banchetto del bosone

 

Ogni anno la Notte dei Ricercatori mostra al pubblico cosa fa la scienza per la società


di Andrea Di Salvo


Notte dei RicercatoriC'è un appuntamento che non si può perdere a settembre ed è quello della Notte dei Ricercatori. Quest'anno si è svolta il 28 del mese e ha coinvolto oltre quaranta città italiane, facenti parte della Researchers' Night. Il progetto, ospitato da circa trecento città dell'Unione e Promosso dalla Commissione Europea, è iniziato nel 2005 per mostrare al pubblico che cosa fanno realmente i ricercatori per la società.     

Come ogni anno,  sono andato a sbirciare tra gli stand di Piazza Castello. Arrivato più tardi del solito, ho notato un numero maggiore di visitatori rispetto all'anno precedente, nonostante il tempo poco clemente. Era davvero impegnativo muoversi in alcuni punti degli oltre 40 stand: il flusso continuo, così come la curiosità dei visitatori, rendeva difficile persino avvicinarsi ai banconi allestiti. È il caso di quello di fisica. Penso che l'interesse sia dovuto alle recenti notizie dal Cern. Per entrare nel merito mi sono rivolto a Nadia Pastrone, responsabile nazionale dei fisici italiani coinvolti nell'esperimento CMS: “L’acceleratore di particelle più grande del mondo si trova oggi al Cern di Ginevra. Si chiama Large Hadron Collider (LHC) e porta in collisione due fasci di protoni e in alcuni periodi due fasci di ioni piombo. Uno dei quattro esperimenti principali è CMS (Compact Muon Solenoid), disegnato per esplorare la materia e le leggi della natura, cercando particelle di massa pari a 100-1000 volte quella del protone, tra le quali si potrebbero trovare il bosone di Higgs, particelle supersimmetriche o nuovi stati non predetti dalla teoria”.  

L'Italia ha un ruolo importante: sono attive circa 300 persone – una quota pari al 12% del totale – che dalla collaborazione tra l'Infn (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) e Università realizzano diversi progetti, analizzano i dati e curano l'apprendistato dei giovani. Uno sforzo importante che durante la Notte dei Ricercatori è stato raccontato a un pubblico di un centinaio di persone nel talk show scientifico sul bosone di Higgs.  
 

C'è chi domanda perché si debbano finanziare progetti del genere. Nadia Pastrone chiarisce questo punto: “Un progetto come LHC e i suoi esperimenti è un'impresa globale, non solo per l’investimento finanziario, ma soprattutto per quello umano. È un esempio unico di scambio culturale, di obiettivi discussi, condivisi e raggiunti e di impegno reciproco. L’impegno finanziario e le sfide tecnologiche ricadono sulle nostre industrie e sull’educazione dei nostri giovani. Purtroppo poi molti di loro trovano lavoro all’estero, dove le loro conoscenze sono molto apprezzate. Infine, per fare l’esempio più banale e noto, al Cern è stato inventato il web, ma non solo: anche l’adroterapia che ora cura i tumori in un centro appena inaugurato a Pavia (Cnao). Credo che non possiamo prevedere oggi cos’altro diventerà indispensabile in futuro nella nostra vita di tutti i giorni, ma essere liberi di pensare e di scoprire è il tratto distintivo dell'umanità”.

È proprio questa l'umanità che, pur non lavorando nei laboratori di ricerca, si è avvicinata in questi anni agli stand delle piazze europee. Ne sa qualcosa Mario Bertaina, professore presso il corso di laurea in Fisica a Torino e curatore dello stand torinese Le magie della fisica per cinque anni consecutivi. Come spesso capita, si è trovato coinvolto per caso: “N el 2007 la professoressa Rinaudo, che da anni si occupava dello stand, ha deciso di lasciare ad altri l'incarico. Io ero da poco stato assunto come ricercatore al Dipartimento di Fisica e mi è stato chiesto se potevo affiancarla il primo anno con l'obiettivo di farmene poi carico negli anni a venire. Nel mio trascorso avevo anche insegnato un paio di anni alle scuole superiori, quindi pensavo che avrei saputo dare un qualche contributo per questo tipo di eventi come cercare di raccontare o spiegare in maniera semplice qualche concetto di fisica un po' più oscuro. E dunque ho deciso di accettare”. 

Tali “magie” erano realizzate attraverso strumenti come il generatore Van der Graff, che fa “rizzare i capelli”, o il cannone magnetico con cui è possibile “sparare” in aria delle palline metalliche sfruttando le forze magnetiche. Naturalmente erano presenti molti altri “giochi”, realizzati con il fai da te: il contributo fondamentale veniva dai colleghi dell'Infn, appassionati di fisica e di bricolage, che anno dopo anno realizzavano apparecchiature con materiale riciclato e non, come la macchina dei fulmini, il cannone elettronico, lo scivolo per spiegare il picco di Bragg in fisica nucleare e molto altro. Tutto ciò riscuoteva sempre un certo successo: “La ragione per cui la gente veniva attratta, profani e gente del mestiere, era proprio l'approccio come gioco, come magia, e la possibilità di essere parte attiva provando su se stessi i vari fenomeni. Questo attirava spesso i bambini per questa possibilità di giocare davvero con la strumentazione. Ogni anno partecipavamo al Rally della Scienza una specie di Giochi senza frontiere in cui i bambini dovevano sottoporsi a prove diverse nei vari stand. Con noi facevano la prova del ditale, e cioè scoprivano che lo strofinio produce calore e potevano misurare la variazione della temperatura dell'acqua in un ditale che veniva riscaldato mediante strofinio con una corda”.

La carta vincente quindi era una presentazione interattiva della materia e non una semplice esposizione. Per quella, comunque, c'erano sempre “un misto di studenti degli ultimi anni dell’università o dottorandi, volenterosi e motivati dal poter spiegare la fisica. Spesso erano gli stessi che facevano assistenza di laboratorio agli studenti del primo anno di Fisica e dunque avevano anche una certa esperienza e abilità nello spiegare le cose. Era interessante anche per noi docenti ascoltare e capire come loro raccontavano il fenomeno. Ognuno di noi recepisce le cose in modo diverso e di conseguenza varia anche il modo in cui lo si ripropone agli altri”. 

Il pubblico non mancava. “Mi ricordo un anno in cui eravamo in piazza Vittorio e potevamo davvero vedere l'alternarsi del pubblico che anima le vie di Torino. Al primo pomeriggio i bimbi per il Rally della Scienza. Dlle 18 alle 20 la gente a passeggio per via Po. Subito dopo cena le famigliole, le coppie che passavano il loro sabato sera un po' alternativo, e dalle 23,30 in avanti (quell'anno abbiamo dovuto davvero cacciare il pubblico all'una di notte anche se la manifestazione si sarebbe dovuta concludere a mezzanotte) i giovani dei Murazzi, chi più chi meno alterato dai fumi e dall'alcool del sabato sera, anche loro incuriositi dalle nostre macchine elettrostatiche che facevano scintille o il tubo di Rubens in cui si potevano osservare le forme d'onda delle frequenze della musica che veniva suonata all'estremità del tubo”.

Ma le magie, per continuare a stupire, devono essere accompagnate anche da qualche buon suggerimento. Quello del prof. Bertaina “sarebbe di rinnovare ogni anno, almeno parzialmente, il contenuto degli stand, perché il pubblico ricorda cosa ha visto l'anno precedente e ha piacere di scoprire qualcosa di nuovo. Comunque, come si suol dire, l'assassino torna sempre sul luogo del delitto, e quest'anno un giro tra gli stand nel dopocena l'ho fatto. Il pubblico mi è sempre piaciuto. In genere chi fa lo sforzo di venire a vederci è già motivato in partenza. Dunque il rapporto pubblico-ricercatori è in generale positivo e facile. Spesso c’è anche una certa comprensione verso di noi e sul fatto che cerchiamo di fare quanto possibile con i pochi soldi che abbiamo a disposizione per fare ricerca”.

 

 

 

 

 

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Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Gabriella Bernardi
Oscar Borgogno
Lorenza Castagneri
Andrea Di Salvo
Emanuele Franzoso
Genny Notarianni
Luigi Serrapica
Simone Schiavi


 

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