Testata Piemonte-Magazine.it
Versione Italiana del Sito Versione Inglese del Sito Logo Archivio Piemonte Mese

ARCHIVIO PER MESE

Copertina del mese

Copertina del mese

Copertina del mese

Copertina del mese

Vedi gli altri numeri 45-48 | 49-52 | 53-56

Segnala questo articolo

Il Po

 

 

 

il Grande Fiume per una grande regione


di Alberto Quintavalla


È ormai passato più di un quarto di secolo da quando la Regione Piemonte ha istituito, nel 1990, il “Sistema delle Aree protette della Fascia fluviale del Po”. Quella data, sotto il profilo di tutela paesaggistica e ambientale, è sicuramente meritevole di essere ricordata in quanto, tramite un accordo tra gli enti direttamente coinvolti, si è deciso di salvaguardare un ecosistema che si può pacificamente definire come unico al mondo. Pertanto, anche in questa occasione, il Piemonte si è rivelato una regione all’avanguardia che, attraverso il suo operato, si è eretta a fulgido esempio di buona politica ambientale.

Fine principale dell’istituzione del Parco era la riqualificazione da un punto di vista ambientale di quello che non solo è il principale corso d’acqua italiano ma anche il fiume che più ha segnato l’evoluzione economica, agricola e, per certi aspetti, culturale del Piemonte. A riprova di ciò, il Po, che geograficamente riveste una posizione di assoluta centralità, è sempre stato all’interno della regione sabauda una zona nevralgica. Non è un caso che, se si intendesse celebrare l’importanza del Po, si potrebbero facilmente riempire pagine di inchiostro: basti ricordare come la civilizzazione della Pianura Padana è iniziata in tempi antichissimi proprio per merito di questo fiume. Infatti, già a partire dalla tarda età della pietra la valle fluviale era soggetta a insediamenti abitativi per merito di un clima mite così come per un’elevata disponibilità di acqua corrente. È proprio l’importanza che viene data all’acqua a caratterizzare in modo preponderante e constante la figura del Po in Piemonte: l’irrigazione dei campi, la produzione di energia nelle industrie e l’approvvigionamento idrico della popolazione derivano principalmente dalle riserve del Po, dove l’oro blu è preziosamente custodito.

Nonostante l’acqua abbia svolto, nel corso dei secoli, un ruolo essenziale, in tempi recenti si è potuto malauguratamente assistere a come il Po abbia perso un buon stato di salute. Diventa pertanto indispensabile riacquistare un certo livello di efficienza ecologica affinché si possa garantire una riqualificazione ed un’effettiva conservazione ambientale della fascia fluviale del Po. È proprio all’insegna di questa finalità che la regione Piemonte, come già indicato, ha adottato la legge regionale n. 28/1990 volta alla promozione dell’intera area fluviale. In tale legge, che suddivide il Sistema in tre tratti (Tratto Pian del Re-Pancalieri; Tratto Pancalieri-Crescentino e Tratto Crescentino-Confine Piemonte/Lombardia), si mira a salvaguardare in modo comprensivo il Parco, adottando norme di tutela per le riserve naturali, per le aree attrezzate e, infine, per le zone di salvaguardia. Infatti, il Sistema delle Aree protette della Fascia fluviale del Po concede l’opportunità di addentrarsi lungo un percorso polimorfo ed eterogeneo, ove il paesaggio e l’ambiente mutano radicalmente a seconda delle vallate in cui il grande fiume scorre. Si va dalla pianura prealpina, ove le Alpi cuneesi fanno da sfondo naturale ad un paesaggio incantato, al basso vercellese, patria di risaie irrigate proprio grazie al grande fiume, attraversando il motore trainante del Piemonte, la capitale (più che semplice capoluogo) Torino e concludendosi nel basso Monferrato in cui il Po accompagna un sistema collinare denso di storia ed enogastronomia.

Inoltre, procedendo lungo tutto il percorso del Parco piemontese si può notare come esso si differenzi rispetto a qualsiasi altra area protetta istituita in Italia: la peculiarità del Parco del Po consiste nel non limitarsi a svolgere una funzione meramente passiva di tutela, ma bensì di promuovere un’intensa attività di recupero. In altri termini, il Parco non deve solo monitorare che l’ecosistema rimanga immutato ma deve anche recuperare e ricreare, ove possibile, gli ambienti degradati a seguito di attività antropiche a volte troppo marcate. Inoltre, i progetti sviluppati con l’esperienza del Parco sono caratterizzati da un’intrinseca interdisciplinarietà. Non ci si è voluti limitare al raggiungimento di determinati livelli ambientali o finanche alla rivalutazione di determinate aree (attraverso, ad esempio, attività di riforestazione), bensì si è voluto anche promuovere progetti culturali volti a ricreare quegli ambienti e quei paesaggi deterioratisi a seguito dell’indisciplinato intervento umano. 

Chiara sintesi della riqualificazione ambientale e della promozione di progetti culturali è il progetto Corona Verde: la realizzazione di un’infrastruttura verde che abbia come principale finalità quella di integrare l’area metropolitana alla collina torinese, la Corona di delitie delle residenze sabaude e dei castelli al verde dei fiumi e dei parchi circostanti. Grazie a questo progetto tutti i luoghi interessati entrano a fare parte di un circuito ambientale e culturale impareggiabile. Parallelamente, la perenne attenzione alla salvaguardia ambientale ha portato a sviluppare, a fianco dei suddetti progetti, la promozione di un modello altamente ecologico di navigazione, ossia la ciclovia. Questo risultato diventa ancor più encomiabile se inserito in un contesto nazionale in cui l’utilizzo del mezzo a pedali non è ancora sufficientemente incentivato.

Da questo contributo si è potuto notare come si debba guardare con orgoglio il “Sistema delle Aree protette della Fascia fluviale del Po” poiché esso non rappresenta solo un’esperienza ben riuscita circa la riqualificazione ambientale ma anche una best practice da seguire per quanto concerne l’efficacia e l’operatività del piano volto alla realizzazione del Parco del Po. Infatti, vi è un’articolata e fruttuosa concertazione tra i vari Enti coinvolti, dalla Regione agli Enti parco: a fianco di indirizzi generali di tutela ambientale, è stato dato ampio margine di scelta agli enti e agli attori locali. Da tale discrezionalità non è derivato un quadro frammentario e disomogeneo, quanto piuttosto un solido equilibrio caratterizzato da un’intrinseca adattabilità alle differenti esigenze. Tutto ciò, insieme ad un elevato livello di qualità e sicurezza delle acque così come alla valorizzazione e fruizione del patrimonio paesaggistico e culturale del Po, è stato il motivo principale per l’attribuzione dell’ambito premio European Urban and regional Planning Award 2009/2010, organizzato dal consiglio europeo dei pianificatori territoriali.

Si può concludere affermando come il Po non solo è, con i suoi 652 km, il fiume più lungo di Italia, ma è anche un’area di particolare importanza sotto diversi profili. La Regione Piemonte, intraprendendo 25 anni or sono la scelta di istituire il “Sistema delle Aree protette della Fascia fluviale del Po”, ha dimostrato di essere un attore politico-istituzionale non solo attento all’esigenze ambientali del proprio territorio ma di avere anche una posizione preminente circa la valorizzazione di luoghi meravigliosi che, troppo spesso, non vengono sufficientemente considerati.


Questo articolo ha ricevuto il terzo premio alla IX edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Economia, Turismo, Ambiente, Enogastronomia

 

 

CERCA NEGLI ARTICOLI
Ci sono 8 articoli
Aprile 2016

Monumenti dei nostri nonni
Luoghi della Resistenza in Piemonte
di Dario Delfino

Finita in Monteregali
Mondovì, 1472: nasce la stampa piemontese
di Paolo Roggero

Il Partigiano Campana
La storia di Felice Cordero di Pamparato
di Luca Scolfaro

Previsioni del tempo
Francesco Denza e la nascita della meteorologia in Italia
di Gabriella Bernardi

Il Po
Un Grande Fiume per una grande regione
di Alberto Quintavalla

Raskas
I ragazzacci della musica occitana
di Federico Carle

Gli amici del balconcino
Quattro anni di concerti domenicali, e poi...
intervista di Nico Ivaldi

Premio Gelato Giovani
Conclusa la I edizione
di C., C. & C.


 

Hanno collaborato a questo numero:

 

Nico Ivaldi

Gabriella Bernardi
Federico Carle
Dario Delfino
Alberto Quintavalla
Paolo Roggero
Luca Scolfaro

LEGGI L'ARTICOLO
SELEZIONATO IN BASSO
A SINISTRA