Dalla diffidenza all'integrazione per una comunità evangelica che da oltre un secolo ha messo radici nell'Astigiano
di Alice Ferraris
Sconosciuta ai più, ma da molti anniattiva in Piemonte è la realtà della Chiesa evangelica dei Fratelli. Ramificazione del Protestantesimo, la Chiesa evangelica si radica fra le nostre colline circa due secoli fa assumendo la particolare connotazione di Chiesa dei Fratelli, dall’appellativo con cui usavano nominarsi reciprocamente i membri delle piccole comunità contadine, e oggi continua a muoversi, fra contraddizioni e limiti e condividendo la poltrona con la ben più diffusa Chiesa cattolica.
Munendosi di un’immaginaria macchina del tempo, torniamo indietro alla fine dell’800 per raccontare come nacque l’attuale piccola comunità di Baldichieri d’Asti, in maniera analoga a quanto accadeva in contemporanea in altre zone della provincia e del Piemonte.
Lo scenario è quello dei paesi che si snodano in un saliscendi di colline tinte dei colori dei prati, delle vigne, dei campi di grano, frutto del duro lavoro quotidiano delle famiglie della zona, per la maggior parte contadine. Nella campagna astigiana tutto procede come sempre, fra annate buone e meno buone per il raccolto, fra serate passate in stalla a raccontarsi storie, fra pomeriggi estivi a rastrellare l’erba sotto il raggio del sole e la messa della domenica nella chiesetta del paese.
Una routine e una tranquillità minacciate, almeno apparentemente, dall’insediamento di alcune famiglie considerate strane, deviate e infine pericolose perché non vanno a pijé ‘n toch ad messa, non riconoscono l’autorità del Papa, non si prostrano alla Madonna e ai Santi.
Come spesso è accaduto nel corso della storia, quando non si è in grado di trovare una motivazione a quei fatti incomprensibili alla mente, si sceglie un capro espiatorio. Così i protestanti diventano la causa della siccità o della troppa pioggia, della grandine, del diffondersi di parassiti e malattie che fanno seccare le piante e di tutti quei fenomeni naturali oggi spiegabili tramite la scienza. Le famiglie evangeliche, inizialmente poche e quindi ben riconoscibili, vengono escluse, additate e si progetta perfino di eliminarle fisicamente per scongiurare future sciagure e assicurarsi la benevolenza divina. Una significativa testimonianza, resa sotto forma di racconto, ci proviene dallo scritto di Enrico Chiaves Di campi e di castelli. Cronache astigiane: Maria ricorda di come suo padre, mosso da un desiderio omicida alimentato dalla paura e dall’ignoranza dei compaesani, venne scelto per compiere il delitto e di come, alla fine, vi rinunciò abbracciando la nuova fede.
La storia insegna: quanto più si cerca di arginare lo sviluppo di un fenomeno, di un movimento e, nel caso specifico, di un nuovo credo, tanto più questo non si arresta, ma guadagna invece consensi. Le piccole comunità evangeliche contadine conoscono così la luce, aggiungendo sempre più fedeli e diventando una realtà particolarmente diffusa fra le colline di paesi quali Cinaglio, Montafia, Maretto, Cortandone.
Inizialmente ci si riunisce nelle stalle, generalmente la sera quando si è liberi dalle incombenze quotidiane, e si condividono riflessioni bibliche, letture e canti, consolidando nel tempo uno dei principi fondamentali della fede protestante: la possibilità per ogni credente di accedere alla Bibbia, leggerla e meditarla di propria iniziativa senza l’obbligo dell’intermediazione del prete. Una pratica incoraggiata con il successivo ampliamento dell’alfabetizzazione anche presso gli strati più bassi della popolazione. Per molti anni ancora le comunità cristiane evangeliche continuano a riunirsi nelle case in occasione del culto domenicale e cominciano a dotarsi di un’impostazione più strutturata, secondo quando prescritto nel Nuovo Testamento: vengono eletti degli anziani di chiesa, responsabili i quali assumono la guida spirituale e il compito di condurre i membri verso la maturazione della fede, portando messaggi e riflessioni di fronte all’assemblea e incoraggiando alla lettura individuale della Bibbia, alla preghiera intima e personale e al reciproco aiuto.
Una fede semplice, ma molto attiva: ne è dimostrazione la costanza con cui ci si reca al culto, camminando per chilometri per raggiungere il luogo della riunione, sotto il sole cocente di luglio come fra la neve d’inverno. La domenica è il giorno dedicato al Signore, il giorno del riposo in cui si cessano le quotidiane occupazioni per recuperare le forze, ritrovarsi insieme in chiesa e dividere il pasto in famiglia o con i fratelli. Ricordano i figli di Pietro e Angela Stroppiana, membri attivi della piccola chiesa di Cortandone: “Era domenica, minacciava pioggia e avremmo dovuto raccogliere l’erba prima che iniziasse a piovere o si sarebbe bagnata e sarebbe stata inutilizzabile. Ma era domenica e la domenica si andava al culto. Il nostro vicino ci prese per pazzi, ma il papà aveva deciso che saremmo andati in chiesa. Piovve tutto il giorno, l’erba si rovinò e dovemmo buttarla, mentre quella del vicino si era salvata perché era stata raccolta per tempo. Naturalmente fu un danno per noi, ma non importava perché sapevamo di aver onorato il Signore con la nostra scelta”.
Nel frattempo alcune di quelle piccole chiese cessano di esistere per l’esiguo numero dei membri e alcuni di questi si aggregano ad altre comunità dei dintorni arrivando a riunirsi tutti nella chiesa di Cortandone. Organizzano anche altre riunioni come l’incontro di preghiera e lo studio biblico e successivamente anche momenti dedicati a bambini e ragazzi, dando avvio alla scuola domenicale e al gruppo giovani. Si partecipa poi alle agapi, giornate in cui varie chiese si riuniscono per condividere il culto e il pranzo, organizzate periodicamente in altre comunità dell’Astigiano e dell’Alessandrino.
Piccola, ma fiorente, la chiesa di Cortandone conosce una battuta d’arresto con la morte di uno dei ragazzi a causa di un incidente stradale, tanto che per anni si decide, in maniera spontanea, di sospendere il gruppo giovani. Non fu certo l’unico momento difficile: alcuni fratelli abbandonano la chiesa, altri la lasciano per “tornare alla casa del Padre”, altri si infiltrano per creare discordia, ma si va avanti.
Da Cortandone a Baldichieri: la scelta di cambiare sede, di uscire dalle case per trovare un nuovo luogo in mezzo alla gente, aperto a chiunque. Una decisione ponderata a causa della diffidenza al cambiamento manifestata dai più anziani dopo tanti anni passati nelle rassicuranti mura domestiche. Dalle radici della chiesa di Cortandone sorge la nuova chiesa di Baldichieri d’Asti e ancora oggi la si può trovare passeggiando per il paese. Mantiene esigue dimensioni, ma ha sete di rinnovamento perché la crescita spirituale non deve mai smettere di proseguire. In direzione di questo scopo sono orientate le iniziative realizzate negli ultimi anni: eventi pubblici, concerti, mercatini di beneficienza, partecipazione a fiere e, più di recente, l’organizzazione del centro estivo in cooperazione con la parrocchia locale, e le collaborazioni con altre chiese evangeliche dell’Astigiano con cui vengono portati avanti il gruppo giovani e l’incontro di preghiera dedicato ai malati. Lo sguardo rivolto al futuro, ma non dimenticando quei valori di semplicità, dedizione e servizio lasciati da padri e nonni quando nel lontano ‘800 una nuova realtà cominciava a fare capolino fra le colline astigiane.
Questo articolo ha ricevuto una menzione alla IX edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura