Ciriè e il suo famoso presepe meccanico
di Gabriele Reggiani
Il culto del Natale e l’aria magica che si respira nel mese di dicembre a Ciriè affondano le loro radici nella tradizione del “Presepe sotto la Neve”, uno dei più caratteristici presepi meccanici d’Italia che vanta di essere allestito dal 1977 a Ciriè, cittadina di diciannovemila abitanti a metà strada tra Torino e Lanzo Torinese, alle porte del Canavese.
La comunità cittadina accoglie con gioia ogni anno l’apertura al pubblico del presepe, che come di rigore avviene durante il ponte dell’Immacolata, celebrando l’evento insieme alla banda musicale Filarmonica Devesina, che suona un concerto natalizio nell’adiacente chiesa di San Giuseppe prima dell’accensione della stella cometa sul campanile e dell’apertura ufficiale della mostra presepiale, con la partecipazione degli Alpini e varie associazioni del territorio che offrono i tradizionali panettone e vin brulè agli intervenuti.
Da sempre il Gruppo Presepe San Giuseppe gestisce e coordina le fasi del montaggio e funzionamento delle piccole baite e dei personaggi, che rivelano la grande passione nutrita dal gruppo per le Valli di Lanzo. Ecco perché i volontari si impegnano costantemente a ricreare nella loro esposizione l’architettura e il paesaggio delle vicine valli.
“La pazienza e la dedizione per quest’attività sono il nostro modus operandi, la sistemazione su cui poggia oggi il presepe era un tempo il teatro parrocchiale. Attualmente esso si estende su una superficie di circa settanta metri quadrati ed è dotato di una centralina elettronica realizzata dal Gruppo stesso. Talvolta, tra un Natale e l'altro, restauriamo i pezzi più antichi. Essendo ispirato alla tradizione montanara, le costruzioni presenti sono baite realizzate in pietra e gesso, poi è stata usata anche la scagliola per la creazione dei calchi, dei modelli e per le finiture. L’attenzione ai particolari è meticolosa: tra noi c'è anche una sarta che crea i vestiti per i personaggi. Ogni anno apportiamo delle novità inserendo alcuni nuovi elementi animati, e spesso durante la visita i ciriacesi più accorti lo scoprono sorridendo”. Così Giovanni Caudera, presidente del Gruppo Presepe, illustra la storia e la struttura di una delle rappresentazioni natalizie più note delle Valli di Lanzo.
La sala che la ospita è nell’oratorio della chiesa di San Giuseppe, a due passi dal centro cittadino. Visitare questa rappresentazione peculiare dei luoghi nativi di Gesù in versione piemontese è una tradizione natalizia a cui i ciriacesi non rinunciano.
“Il presepe ci chiama, in città la visita a San Giuseppe è un’abitudine per tanti in questo periodo, poichè si tratta di un punto d’attrazione in cui si respira ancora quella genuina atmosfera di raccoglimento, pace e serenità che oggi è difficile ritrovare altrove. Il profumo silvestre del muschio che si percepisce fin dall’ingresso è come un invito a proseguire il cammino verso la vicina mangiatoia, quasi a richiamare il viaggio compiuto dai Re Magi per adorare Gesù Bambino. È un tuffo nel passato che si compie sempre con piacere e con un pizzico di malinconia”. Queste le parole di Milena Di Donato, catechista e parrocchiana da oltre un ventennio.
Dai portici della centralissima Via Vittorio Emanuele II è facile scorgere giovani e anziani, fidanzati e genitori che tengono per mano i loro bambini, insieme a qualche turista di passaggio nel Canavese attratto dal flusso. Inoltrarsi nel cortile dietro la torre campanaria ed entrare nella sala dell’antico teatro parrocchiale, diviene quindi un percorso obbligato dal proprio cuore.
All'ingresso troviamo presepi in miniatura composti da artigiani della zona, insieme a mostre di biglietti natalizi, giornali di un tempo e manufatti di privati. Musica natalizia diffusa a volume moderato e il sapore di antico accompagnano i visitatori oltre lo spesso tendone che come un sipario si frappone aprendosi poi sulla “Betlemme alpina”, protetta dalla cartapesta che imita la roccia brunastra, con baite avvolte dal manto nevoso e antichi mestieri in movimento. A incantare, soprattutto i bambini, è l’alternanza del giorno e della notte: una fitta e silenziosa nevicata notturna e poi la luce dell’alba riscalda il paesaggio valligiano decorato nei particolari col laghetto ghiacciato, l’avvio del movimento dei pastori, della lavandaia, del falegname, del fornaio, degli animali da fattoria e di molteplici attività coeve di Gesù ma sopratutto tipiche dei secoli di storia delle vallate ciriacesi e lanzesi.
Ogni personaggio ha il proprio ruolo e racconta un vissuto che lo rende unico, tutti però incarnano l’umiltà del lavoratore, qualità comune alla gente delle valli, e l'appartenenza a una comunità semplice ed unita. Sul lato sinistro è collocata la mangiatoia, e a fianco Giuseppe e Maria in preghiera.
I componenti del Gruppo sono sempre pronti a spiegare il funzionamento dei meccanismi, e i trentotto anni di storia del presepe. Vicino all’uscita il Gelindo, la tipica figura del presepe piemontese, si toglie il cappello in segno di ringraziamento, e il voluminoso libro dei commenti è aperto a chi vuole esprimere i pensieri ed emozioni provati durante la visita.
Questo articolo ha ricevuto una menzione all'ottava edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura e Ambiente
Le immagini sono tratte dal sito www.presepesottolaneve.beepworld.it