Raffaello e Monet a Torino e Venaria fino a gennaio 2016
di Irene Sibona
Pensare che c'è ancora chi dice che a Torino non succede mai niente. Forse non hanno notato i manifesti che da settimane annunciano due Sjupermostre, o forse li hanno notati ma hanno pensato che le Supermostre fossero da qualche altra parte e non a Torino.
Invece sono proprio qui, una a Venaria, l'altra alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, per tutti la GAM; i nomi sono Raffaello e Monet; le mostre saranno aperte fino a gennaio 2016. L'esperienza ci ha resi scettici, a vlte perfino cinici, perché ci ha insegnato che certi titoli spesse volte sono fuorvianti, se non proprio truffaldini: il nome leggendario a caratteri cubitali ci attira irresistibilmente, ma poi in mostra troviamo pochissimi lavori del Grande (e magari giovanili, minori, attribuzioni), attorniati da una caterva di opere di epigoni, allievi, contemporanei. Opere magari degnissime, ma non quello per cui avevamo pagato il biglietto e fatto la coda, e ci si sente un po' presi in giro, per usare un eufemismo.
A quanto pare, invece, queste due Supermostre sono Super per davvero. Per quanto riguarda Monet, la mostra - che sarà allestita nell'Exhibition Area al primo piano della GAM – è il risultato della partnership istituzionale fra la Gam-Fondazione Torino Musei e il Musée d'Orsay di Parigi, che conserva la più importante collezione di opere di Monet e ha dato in prestito una quarantina di opere. In pratica, una sintesi della grande retrospettiva presentata nel 2010 al Grand Palais e una panoramica sulla carriera del pittore impressionista per eccellenza.
Alcune delle opere esposte non erano mai state presentate prima in Italia: è il caso del grande frammento centrale de Le déjeuner sur l’herbe, un'opera in origine gigantesca - sei metri per quattro - iniziata nel 1865, che era anche una risposta all'opera omonima del quasi omonimo Manet presentata nel 1863 al Salon des Refusés. Abbandonata l'anno successivo per motivi non chiari, la sua vicenda è emblematica di quei tempi: come lo stesso Monet ricordò molti anni dopo, lo squattrinato artista non aveva di che pagare la pigione e lasciò la tela in pegno al padrone di casa, che la arrotolò e mise in cantina. Una ventina d'anni dopo il pittore riuscì a riprendersela ma nel frattempo la tela era ammuffita, così la tagliò recuperandone tre parti, di una delle quali si sono perse le tracce.
La mostra documenta poi momenti decisivi del percorso di Monet sino al 1886, l'anno dell’Essai de figure en plein air Femme à l’ombrelle tournée vers la droite; si spinge agli anni Novanta dell'Ottocento con due quadri della serie sulla Cattedrale di Rouen (Le portail, temps gris e Le portail et la tour Saint-Romain, plein soleil), e al 1904 con Londres, le Parlement.
Con Raffaello saliamo ai massimi sistemi, e ancora di più. Raffaello è il Rinascimento, bellezza!
La mostra alla Reggia di Venaria presenta più di 130 opere, ma quelle effettivamente di Raffaello sono solo nove, di cui una attribuita.
Ma non c'è inganno, perché questa non è esclusivamente o primariamente una mostra di dipinti di Raffaello, ma un evento che vuole evidenziare ed esaminare la figura di Raffaello come fulcro e astro ispiratore del vastissimo mondo di quelle che Vasari definì “arti congeneri”, cioè le arti applicate che veicolarono la creazione di Raffaello tramite i rispettivi mezzi espressivi – dalla ceramica al tessile - e non a caso il titolo completo della mostra è Raffaello: Sole delle Arti.
Si comincia con una panoramica del contesto culturale e artistico ai tempi di Raffaello attraverso opere di suoi contemporanei o quasi. A cominciare da suo padre Giovanni Santi (serie delle Muse di Palazzo Corsini, Firenze); Della Robbia (Madonna della mela del Bargello); il Perugino, suo maestro (Santa Maria Maddalena di Palazzo Pitti); Pinturicchio (Madonna della Pace, Pinacoteca Civica di San Severino Marche); e Luca Signorelli (Crocifissione, Galleria Nazionale delle Marche di Urbino).
Poi ci sono delle opere giovanili di Raffaello, fra cui la predella con Storie della vita di Maria (Fano, Chiesa di Santa Maria Nuova) opera realizzata dall'allievo (Raffaello, appunto), in collaborazione col maestro Perugino. E non mancano opere celeberrime, come La Muta, La Madonna del Granduca e il capolavoro Santa Cecilia, arrivata il 30 settembre in prestito dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Oltre al valore artistico e culturale inestimabile delle opere d'arte, il punto di forza e l'originalità del progetto consiste per l'appunto nel rendere l'importanza della figura di Raffaello come punto di riferimento e fonte per altre forme d'arte e artigianato. A cominciare dalle incisioni, che già dal Cinquecento diffusero per l'Europa le sue opere, e sulle quali egli stesso esercitò un controllo diretto, non di rado fornendo direttamente dei disegni a Marcantonio Raimondi, il principale incisore dell'epoca. In questo senso non è fuori luogo considerare Raffaello come un pioniere dei multipli, del concetto di riproducibilità dell'arte. Insomma, Andy Warhol non ha inventato nulla.
Le incisioni furono a loro volta il punto di partenza di una copiosissima produzione fra arte e artigianato: la ceramica e la maiolica istoriata di cui centri come Deruta, Faenza o Pesaro svilupperanno una tradizione illustre; ma anche scultura, mosaico, decoro su legno e metallo, armature e altri manufatti.
La mostra accosta le opere del Maestro a lavori da questa derivati o a questa ispirati, insomma il suo indotto, che non di rado lo stesso Raffaello gestì e indirizzò personalmente, ad esempio scegliendo gli artigiani preposti a realizzare lavori collegati ai suoi: ad esempio, volle che la cornice (tuttora in opera) dell'Estasi di Santa Cecilia fosse costruita e intagliata da Giovanni Barili, che per lui aveva già fatto le porte delle Stanze e Logge Vaticane. Lo stesso vale per opere di oreficeria, mosaici, finiture ed elementi che oggi si definirebbero di design, come il tema delle grottesche.
Senza dimenticare gli arazzi, che Raffaello progettò personalmente disegnando i cartoni per le pitture tessili che sarebbero state realizzate nelle botteghe fiamminghe, e la mostra offre anche un confronto fra arazzi sul tema della Pesca miracolosa realizzati in epoche diverse.
MONET
Dalle collezioni del Musée d’Orsay
2 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016
Torino, GAM
Via Magenta 31, Torino
Orario
martedì - domenica ore 10-19:30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti
Intero 12 euro, ridotto 9 euro
Info, prenotazioni e prevendita
www.ticketone.it
call center e info-line 011 0881178
www.mostramonet.it #mostramonet
RAFFAELLO
Il Sole delle Arti
26 settembre 2015 - 24 gennaio 2016
Reggia di Venaria, Sale delle Arti
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
Orario
Martedì – venerdiì ore 9-17
Sabato, domenica e festivi ore 9-19
Lunedi chiuso
Ultimo accesso un'ora prima della chiusura
Biglietti
Intero 14 euro; ridotto (gruppi min. 12 persone, maggiori di 65 anni e quanti previsti da “Gratuiti e Ridotti”) 12 euro;
Ragazzi dai 6 ai 20 anni e universitari minori di 26 anni 8 euro
Scuole (classi minimo di 18 studenti) 4 euro (ingresso gratuito per 2 accompagnatori ogni 27 studenti). Minori di 6 anni gratuito
Sono previsti biglietti cumulativi con la Reggia ed altre mostre in corso
Info e prenotazioni
tel. 011 4992333, www.lavenaria.it
Servizi educativi La Venaria Reale
tel. 011 4992355, email prenotazioneservizieducativi@lavenariareale.it -
www.lavenaria.it
Le immagini relative alla mostra sono concesse da: Consorzio La Venaria Reale