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Circo Luce
Ogni estate Luciano “Luce” Strasio parte col “Camion a pedali”, segue il mare e porta le sue marionette di paese in paese
Intervista di Nico Ivaldi
“Luciano, ti cercano”.
Luciano Strasio alza la testa dal tavolo di lavoro. Dà un’ultima levigata alla vecchia persiana di legno montata su due cavalletti, posa gli attrezzi del mestiere, si toglie il grembiule e ci viene incontro per l’intervista. Un sorriso aperto è il suo biglietto da visita.
“È il classico lavoro di stagione” dice indicando la persiana. “Meno male che c’è, perché il momento non è dei migliori”.
Ci troviamo in una falegnameria all’interno dell’hub multiculturale Cecchi Point nel quartiere Aurora di Torino, periferia nord della città, in quella che un tempo era un’officina di manutenzione del Comune. Oggi questo grande spazio è stato restituito ai cittadini, che possono usufruire (oltre che di caffetteria, ristorante, tavoli per giochi delle carte e, i più piccoli di un ludobus, un vecchio autobus Atm allestito a spazio-gioco) anche dei servizi di artigiani come Luciano, o di sarti, o di bravi ciclisti. Sulla porta dei laboratori trovate scritto: Officine Creative e Officine Popolari. Prezzi modici, tanta collaborazione e una risposta a tutto. Si respira un’aria di antica bottega. È bello trovarsi in un posto come questo in un pomeriggio di aprile che anticipa l’estate.
Qui Luciano Strasio, da Venaria, trentatrè anni, alto, magro, con barbetta coltivata con un sincero disordine, è di casa dal 2012, da quando è nato il Cecchi Point. Prima di allora non si era fatto mancare nulla: un diploma al liceo artistico, un anno di ingegneria meccanica, tre da disegnatore nell’indotto Fiat, poi il Dams. Ha lavorato come marionettista per la storica famiglia Lupi (alle marionette ha dedicato la tesi che non ha ancora discusso) e per mantenersi agli studi ha fatto il barista. Nel frattempo si dedicava alla sua passione per il legno e teneva corsi di costruzione di giocattoli per bambini disabili.
“Sono diventato falegname per costruire le marionette. Ma la passione c’era fin da quando ero un ragazzo, alle medie costruivo aeroplanini di balsa e modellini di automobili” dice.
Tanta vita e tante aspirazioni, ma un solo grande progetto frullava nella testa di Luciano, che voleva unire le sue passioni per i viaggi, le marionette e la bicicletta. E nel 2012 il falegname creativo si trasformava in uno dei più inconsueti artisti di strada italiani, conosciuto con il nome di Circo Luce.
Cosa fai con il Circo Luce?
“Viaggio lungo le coste del Mediterraneo con una bicicletta che ho costruito io con materiali di recupero, sulla quale mi porto dietro un mini tendone da circo. Quando è montato, diventa alto tre metri. Io sto dentro e faccio lo spettacolo di marionette e burattini. Il pubblico guarda da fuori, attraverso due buchi decorati con eleganti occhiali d'epoca. Anche gli scenari e le marionette sono opera mia, grazie al riciclo e al riuso di materiali come legno, stoffa, carta di riviste e giornali, plastica di bottiglie, gommapiuma, cartone, vetro e fili vari”.
Protagonisti delle storie che racconta Luciano sono Giuanin d’la vigna, l’albero Castagno Taccagno, Whisky Ragnetto, Talpa, i Tarli: un albero parlante, gli animali che gli vivono intorno e un uomo che dimentica il suo sogno più grande. Ciascun spettacolo è per quattro, cinque spettatori, dura cinque minuti e viene ripetuto fino a che ci sono persone che hanno voglia di ascoltare un po’ di poesia, oppure, come ammette Luciano, “fino a che mi regge la voce”. L’offerta è libera. In una sera può arrivare a fare una trentina di spettacoli.
Con questa bici, che Luciano chiama “camion a pedali”, gira per due mesi o più seguendo il mare. Di spiaggia in spiaggia, di lungomare in lungomare, di paese in paese. Senza fretta, negli occhi il leggero stupore di chi sa che viaggia per regalare alle persone che incontra momenti di spensieratezza.
Cosa ti piace del tuo peregrinare estivo?
“Adoro relazionarmi con persone che non conosco, soprattutto quando mi vedono arrivare e non sanno ancora che cosa andrò a fare nella piazza del paese”.
Da cosa deriva il nome Luce?
“Niente di poetico. È semplicemente l’abbreviazione del mio nome, Luciano; mi chiamavano così le compagne di scuola. È il soprannome più impegnativo che abbia mai ricevuto” sorride.
Tutto inizia quattro anni fa, quando Teresa, una sua amica, gli propone di partire con bici e marionette al seguito.
“Siamo andati fino a Barcellona; io con la Graziella e Teresa con una mountain bike. Ogni sera facevamo uno spettacolo”.
Qual è stato il bilancio di quel primo viaggio?
“Molto positivo soprattutto per la calorosa accoglienza ricevuta dagli spagnoli. È durato ventiquattro giorni. Non siano riusciti a mantenerci, è stato un anno solo di spese. Ma è stato per me un primo passo”.
Inconvenienti?
“La mia Graziella si è spezzata due volte, ma lungo la strada ho trovato persone che me l’hanno aggiustata senza farmi pagare nulla. In compenso il fanale sui cui era appoggiata la scatola di legno ha tenuto. Un miracolo”.
E dopo?
“Il secondo viaggio l’ho fatto con Francesco, un amico che lavora con me in falegnameria. Ho coperto le spese di viaggio ma non quelle dei traghetti. Nel terzo, fatto con Francesco e con Chiara, la mia compagna, che ha organizzato la parte siciliana del viaggio, sono tornato a casa con duecento euro in più nelle tasche. È stato l’anno della svolta perché gran parte di quel viaggio l’ho fatta da solo, e così vorrei continuare”.
Perché da solo è più bello?
“È soprattutto una questione di praticità. Da soli è più facile trovare ospitalità nelle case delle persone, mentre in due si finisce sempre per dormire fuori”.
In quali posti particolari hai dormito?
“In Sardegna, dove ho trovato la gente più ospitale, ho dormito sia in bellissimi alberghi in riva al mare con pranzi e cene a di pesce, sia in case dove il padrone mi ha lasciato le chiavi senza avermi mai visto prima. Io però sono molto affezionato alle panchine sul molo. Davanti al mare. Non giro con tenda, né fornello per cucinare, ma solo con un materassino da palestra e con il sacco a pelo. Mi piace dormire sui muretti, li trovo riposanti”.
A luglio, Luciano Strasio riparte per una nuova avventura: pedalerà da Torino a Bologna e poi giù lungo la costa adriatica, la Puglia, la Calabria, un pezzetto di Sicilia da Messina a Milazzo e, passando per le isole Eolie, su fino a Napoli. Successivamente si sposterà sul lato orientale della Sardegna per rientrare sulla terraferma a Genova. Duemilacinquecento chilometri in tutto.
Per finanziare quest’ultima impresa, ha utilizzato il crowdfunding, una raccolta fondi online in grado di mobilitare persone e risorse per sostenere lo sforzo di un singolo e rendere concrete anche imprese che, fino a qualche anno fa, sarebbero sembrate impossibili. In Italia sono al momento attive più di cinquanta piattaforme: per il suo Circo Luce, Luciano ha scelto quella di “Produzioni dal Basso”, certo di poter contare sulla solidarietà e sull’incanto fanciullesco che ognuno di noi si porta dentro.
“Ho raccolto 1420 euro, che non sono pochi. Tuttavia, per fare le modifiche che avrei voluto per la bici me ne sarebbero serviti di più, ma non mi lamento. La mia nuova bicicletta sarà più alta e più lunga. Continuerà ad alimentarsi con i pannelli solari per convogliare il sole nella scatola magica. Ho fatto progressi rispetto al primo viaggio: allora avevo delle dinamo con cui facevo le luci all’interno delle scatole, e mi toccava pedalare”.
Quanti chilometri percorrerai in media ogni giorno?
“Sui quaranta. Nei giorni che non faccio spettacoli riesco a farne anche un centinaio”.
Quando è nata la passione per la bici?
“Da piccolo correvo in bicicletta nelle categorie giovanili, ero un bravo scalatore. Poi mi è venuta una crisi di rigetto e ho smesso. Per dieci anni non ho più voluto mettere il sedere sul sellino. Poi per lavoro l’ho riscoperta. Adesso non concepisco altro mezzo di trasporto: tutti i giorni vado e vengo da Venaria, dove abito. Quaranta chilometri con qualsiasi tempo, è il mio allenamento per l’estate”.
Niente auto?
“Ho una vecchia macchina che non uso da sei anni”.
Quale sarà il prossimo viaggio.
“Nel progetto generale, che prevede il giro completo del Mediterraneo, nel 2016 vorrei viaggiare lungo la costa albanese fino in Grecia, Quattro anni fa avrei voluto iniziare dai paesi del Maghreb, ma non l’ho fatto: oggi non so se sia ancora possibile”.
Cosa succede quando rientri dai tuoi viaggi?
“Cerco di riposarmi da questa vacanza massacrante, leggo qualche libro di teatro, continuo con i miei spettacoli in città. Ma soprattutto mi rimetto al lavoro per migliorare la bici per il viaggio dell’anno successivo. Studio le modifiche insieme con il mio amico Luca, che le biciclette le costruisce”.
Un lavoro puntiglioso da artigiano che non intende affidare nulla al caso. Ma Luciano non si dimentica dei meno fortunati.
“E poi sto con i miei amici disabili con i quali costruisco giochi di società. Ultimamente abbiamo fatto una dama intarsiata con cassette della frutta, delle macchinine di legno, un pagliaccio su cui si lanciano i cerchi. A fine giornata arrivo distrutto a casa ma felice per il lavoro che ho fatto con loro”.
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