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Atleta o giocoliere?

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Lorenzo Bruzzese e il calcio freestyle

 

Intervista di Nico Ivaldi 


Se pensate che il calcio freestyle (l’arte del palleggio acrobatico, eseguito in posizione eretta, da sdraiati o da seduti) sia roba dei giorni nostri, non conoscete le imprese di Enrico Rastelli, giocoliere italiano attivo negli anni Venti del Novecento, capace di palleggiare contemporaneamente con cinque palloni. Ovviamente Rastelli - uno dei più grandi giocolieri di tutti i tempi - faceva soprattutto strepitosi numeri da circo con otto piatti, otto bastoni e dieci palline contemporaneamente, ma a noi piace immaginarlo il padre dell’odierno calcio freestyle.

Portare sulle spalle un’eredità così pesante crediamo non dispiaccia a Lorenzo Bruzzese, ventiduenne torinese, una qual certa rassomiglianza con lo scrittore Baricco, calciatore freestyler tra i più bravi nel panorama nazionale.

Conoscevo le prodezze di Rastelli attraverso You Tube e devo dire che è stato un grandissimo” dice. “Però lui era un vero e proprio giocoliere, io non mi reputo tale”. 

Prima di “convertirsi”, Lorenzo ha giocato a calcio con discreti risultati (massimo traguardo la Promozione). Pensi che il freestyle abbia migliorato la tua tecnica rispetto al calcio?

Non credo che mi abbia migliorato in qualcosa; di sicuro né il dribbling e nemmeno il tiro. Lo dico a ragion veduta perché ogni tanto gioco ancora a calcetto con gli amici. Forse il calcio freestyle mi ha migliorato nello stop e nel controllo di palla, questo sì. Sono più preciso e più tecnico”.

Quali doti servono per eseguire i vari tricks?

Agilità, controllo, coordinazione e resistenza”.

I tricks sono i gesti tecnici, mentre i combo sono le sequenze di tricks, nelle quali il freestyler utilizza praticamente tutte le parti del corpo: testa, gambe, petto, collo, schiena. 

Come sei arrivato a praticare questo sport?

Mi ha coinvolto un amico. Ho cominciato quasi per scherzo, poi la passione ha preso il sopravvento. A mano a mano che praticavo freestyle notavo che riuscivo a fare cose che non avrei mai immaginato di saper fare”.

Che spiegazione ti sei dato? 

Mi applicavo molto perché ero motivato mentalmente”.

E qual è stata la cosa che ti ha motivato di più?

La sfida con me stesso. Ogni volta che mi alleno mi sento spinto a superare i miei limiti. Questo sport mi ha cambiato soprattutto come persona, sono sicuro che mi verrà utile nella vita”.

Dopo una prima formativa esperienza con Experience Team, un anno fa Bruzzese è entrato nella scuderia di Da Move, da dieci anni leader europeo dell’intrattenimento freestyle, specializzato non solo nel calcio ma anche nella breakdance, nel basket, nel bike trial e nel parkour (acrobazie urbane tra ringhiere, muretti, edifici).

Attualmente a Da Move siamo in ventitré, tra di noi ci sono il campione mondiale di breakdance, quello di basket e il campione italiano di bike trial”.

Il guru di Da Move è Lorenzo Pinciroli, fondatore e manager di questa realtà sportiva in grande ascesa (anche se non l’unica in Italia nel campo dello sport freestyle). Di lui, Bruzzese sostiene che è “un uomo straordinario, ricco di un’energia esplosiva che trasmette a tutti noi. E poi lo ammiro perché è stato un genio nell’inventarsi un lavoro dal nulla”. 

Ammirazione più che legittima. “Da Move”, ex cestista poco più che trentenne, ha capito prima di altri le enormi potenzialità dello sport freestyle. Oggi si definisce un “freestyler a 360°” e quindi “consulente, art director, speaker, performer, giudice e molte altre cose del settore”. Come imprenditore organizza con i suoi ragazzi veri e propri show in Italia e all’estero. 

Pur essendo uno degli ultimi arrivati, Lorenzo Bruzzese ha già collezionato diverse partecipazioni; in totale sono oltre cento da quando pratica calcio freestyle. Lui è uno dei sette calciatori freestyle di Da Move. È arrivato tredicesimo nel 2013 a livello italiano e secondo in una finale, poi persa, in un contest organizzato da Da Move.

In quali contesti ti sei fin qui esibito?

Nei Panini Tour, nei Summer Village per squadre di calcio come Juve, Sampdoria, Atalanta e Lazio. In tivù alle Iene, da Magalli. A Coverciano e a San Siro. E perfino al Teatro Regio di Parma, il luogo più chic dove sono entrato con una palla da calcio”.

Chissà l’emozione, esibirsi in uno dei templi della lirica…

Non capita tutti i giorni di vivere l’atmosfera di un teatro, con le luci che ti accecano, i palchi pieni di gente importante e abituata ad assistere a spettacoli di prestigio. Per fortuna, nonostante l’emozione iniziale, quei tre momenti da quattro minuti l’uno sono filati via lisci…”

Ricordi il tuo debutto assoluto?

Certo, è stato a Milano, dove ci siamo esibiti per una banca, vicino al Duomo. Esperienza emozionante e anche massacrante, perché siamo stati impegnati tutta la giornata, dal mattino alle sette di sera”.

C’è un posto dove ti piacerebbe esibirti?

Nei più begli stadi europei. Certo anche i teatri sono molto belli, mi piacerebbe riprovare quell’atmosfera”.

Chi sono i vostri clienti, se così li si può definire?

Dai Comuni ai negozi alle banche, c’è di tutto. E può capitare di tutto. Quando lavoravo ancora per Experience Team siamo stati chiamati a Novara per l’apertura di una nuova pista di ghiaccio. Era inverno, giocavamo in maglietta e pantaloncini; gli organizzatori hanno srotolato una striscia sintetica di due metri per tre sulla quale avremmo dovuto esibirci, e l’hanno appoggiata sul ghiaccio. Quando siamo arrivati per lo spettacolo, la striscia era già fradicia e la prima cosa che abbiamo pensato è stata: se la palla va fuori è finita, perché nel momento in cui si bagna non la controlliamo più. Tempo un minuto e la palla è finita sul ghiaccio. Però poi tutto è filato liscio. The show must go on”.

Si guadagna a fare il freestyler?

Io per il momento vivo di questo. Certo, è un lavoro molto stagionale, la scorsa estate per esempio c’erano settimane in cui non tornavo a casa, ero sempre in giro per l’Italia. Nel 2013 abbiamo avuto un buon numero di richieste, speriamo di continuare su questa strada”.

Lorenzo, si cucca a fare il freestyler?

Ride. “Diciamo che affascina perché è uno sport inusuale. E diciamo che se le ragazze ti vedono palleggiare come facciamo noi magari ti notano, ma di qui a cuccare ce ne passa. Servono ben altre doti per far colpo sulle ragazze...”

Quanta competitività c’è fra voi appartenenti alla stessa squadra?

Ce n’è tanta, ma è una competitività sana. Se qualcuno è più bravo in qualcosa è più stimolante per gli altri, serve per migliorarsi. Poi ci sono occasioni e spazio per tutti”.

Come funzionano gli allenamenti di un calciatore freestyle?

L’allenamento è personale, magari trovi qualche tutorial su youtube, ma fondamentalmente sei tu il tuo allenatore, devi avere tu la voglia di imparare provando e riprovando gli esercizi”.

Quante ore ti alleni?

Non tutti i giorni, di media da un’ora e mezza a tre un giorno si e un no. Ma dipende anche dal clima. In primavera e d’estate mi alleno ogni giorno e più a lungo. D’inverno mi ci vuole un’ora solo per scaldarmi. Come sport comunque è abbastanza traumatico a livello muscolare, non meno del calcetto”.

Perché?

Le nostre figure per la maggior parte sono salti con un carico finale e poi compiamo scatti e continui cambi di direzione. Dunque di sollecitazioni il nostro fisico ne riceve molte e a gioco lungo a livello osseo ti porti dietro molti microtraumi”.

Ti è capitato di allenarti in casa?

Solo da seduto e non sempre, visto che ho già rotto qualche lampada… Non mi alleno più nei parchi perché i bambini cominciavano a guardarmi e a farmi domande e così perdevo la concentrazione. Ora mi alleno in un cortile molto tranquillo, dove non passa mai nessuno”.

Che musica usi per allenarti?

Utilizzo soprattutto l’hip hop, anche se ascolto di tutto, dal rock al pop alla dance”. 

Quando vi esibite siete voi a scegliere la musica che vi accompagna oppure è a discrezione del cliente?

Nella maggior parte dei casi, scegliamo noi. Capita talvolta che il cliente richieda di usare una certa canzone. È già capitato. Il freestyle è una disciplina molto ritmica e quindi se ti studi qualcosa puoi andare a ritmo su qualsiasi base, adatti i tuoi movimenti alla musica. Volendo, anche la classica può andare bene. Però storicamente il freestyle è legato alla nascita della musica hip hop e della breakdance”.

Usate una palla normale?

Certo, è un 5 normalissimo. Se sei bravo, riesci a esibirti con qualsiasi tipo di palla. Ognuno se la gonfia come preferisce, più o meno gonfia o sgonfia. È una scelta personale. A me piace di più gonfia, perché arrivo dal calcio: quella meno gonfia ho provato a usarla, ma non mi sono trovato bene, per i miei gusti è troppo salterina, scappa di più”.

Secondo te a che età si può cominciare a praticare freestyle?

A qualsiasi età, anche se è meglio quando il fisico è già formato per evitare traumi. Età minima dieci, undici anni. Ci sono ragazzi di dodici, tredici anni già bravissimi. Fisicamente, se hai il baricentro basso è meglio: puoi fare cose molto più tecniche e rapide senza andare fuori asse”.

Il freestyle non è ancora esploso in Italia. Non esistono scuole, insegnanti, corsi, nulla. È una disciplina da autodidatti. Anche nelle competizioni ufficiali i giudici sono freestyler e quindi i metri di giudizio sono sempre personali. Gli atleti si pubblicizzano distribuendo volantini, braccialetti di gomma, adesivi. 

Per adesso noi di Da Move siamo visti soprattutto come testimonial con una certa etica, visto che, per precisa scelta di Lorenzo Pinciroli, non ci esibiamo per marchi di sigarette, liquori e slot-machine”.

Scelta coraggiosa.

Certo, ma siamo consapevoli che paga”.

Non ti piacerebbe esibirti come artista da strada?

“L’ho fatto qualche volta a scopo dimostrativo anche se credo che non sarò mai di quelli che vivono sulla strada. Magari potrei farlo d’estate, ma non sempre”.

E poi chissà che direbbe Lorenzo Pinciroli…

Già: che direbbe?”






 

 

 

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Intervista di Nico Ivaldi


 

Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Gabriella Bernardi
Eleonora Chiais
Lucilla Cremoni
Alessandra Leo
Cristina Mazzariello
Federica Vivarelli

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