L'origami e i suoi cultori
di Eleonora Chiais
Il fascino orientale degli origami conquista il Piemonte. Dal 14 dicembre, infatti, si svolgerà nel capoluogo la mostra Origami. Spirito di carta che vedrà centinaia di sculture di carta esposte nelle cantine di Palazzo Barolo (ne diamo notizia in Agenda, ndr). Una sezione off della mostra, poi, arrederà le strade cittadine con le opere dell’artista Alessandro Sciarafa.
Le sculture di carta da anni affascinano alcuni maestri, piemontesi doc, che hanno importato quest’arte nei confini regionali. Lo dimostra l’associazione TOrigami, nata nell’aprile del 2011, che unisce un gruppo di amanti di quest’arte antica nella condivisione dei trucchi della piegatura della carta e nella trasmissione di questa passione con corsi dedicati a ragazzi e adulti.
Come una pratica all’apparenza lontana dalla cultura occidentale possa trovare declinazioni nella realtà piemontese lo spiega Donatella Dianti, una delle promotrici di TOrigami. Originaria di Bibiana, dopo un periodo trascorso nella capitale del Giappone per amore, si è innamorata anche della cultura nipponica che ha deciso di esportare in Piemonte. Il motivo è semplice: “Non mi capacitavo di come gente che abita in una delle città più popolose al mondo fosse così ordinata, per esempio nella metropolitana, dove transitavano migliaia di persone nello stesso istante. Non sembravano così stressati come gli occidentali”.
Che gli origami rappresentino una valida formula di rilassamento, d’altra parte, lo sanno bene i cinefili (da Blade Runner al Silenzio degli innocenti a Con Air, il cinema offre numerosi personaggi che praticano quest'arte). Gli origami hanno, secondo la Dianti, anche un’altra caratteristica che li rende unici. “Ancora oggi, confessa, ogni volta che completo una creazione mi stupisco perché mi pare incredibile come si possa far nascere per esempio un fiore da un semplicissimo pezzetto di carta”. D’altra parte se quella degli origami è una vera e propria filosofia, è già platoniana l’idea che la meraviglia sia propria della natura del filosofo e la filosofia, a sua volta, non si origini altro che dallo stupore. I creatori delle sculture di carta vedono negli origami la possibilità, stupefacente, di creare qualcosa dal nulla in un lasso di tempo limitato ottenendo immediate soddisfazioni. “Questa pratica, continua Donatella, aiuta soprattutto i ragazzi e i bambini a riscoprire la loro creatività, concentrandosi sulle abilità manuali e offrendo ai genitori la possibilità di divertire e divertirsi con un semplice foglio di carta, che può essere anche di recupero”.
Oltre a divertimento e serenità, però, c’è di più. La pratica del “piegare carta” ha una storia millenaria. La parola deriva in prima istanza dall’unione dei termini giapponesi oru (“piegare”), e kami (“carta”): però kami, con un ideogramma diverso ma omofono, significa anche “divinità” e questa sovrapposizione regala alla tecnica un’indiscutibile valenza sacrale.
Non si sa per certo chi fu la prima persona a piegare la carta ottenendo una scultura, la questione è tuttora al centro di infervorati dibattiti. Secondo alcuni le origini degli origami sono legate alle tradizionali cerimonie nuziali, durante le quali era usanza attaccare delle farfalle di carta, confezionate dai parenti più prossimi, alle coppe di sakè con le quali gli sposi brindano alla loro unione. Secondo altri, invece, le origini sono legate ad episodi bellici poiché la tecnica della piegatura viene fatta risalire all’epoca Muromachi durante la quale era tradizione regalare ai samurai più valorosi una confezione di carta lavorata contenente un particolare mollusco, simbolo di immortalità.
Ma le leggende su questa forma d’arte e le tradizioni legate a questa o quella piegatura non si limitano alle origini. Notissima, per esempio, la simbologia della rana di carta che condivide l’ideogramma Kaeru con il verbo che indica il ritorno a casa ed è quindi stata interpretata, storicamente, come un buon auspicio riservato a chi sta per intraprendere un lungo viaggio.
E poi la gru, simbolo di immortalità, che secondo la tradizione assicura a chi è in grado di piegarne mille la soddisfazione di tutti i propri desideri. Ma l’impresa non è semplice e così, nel tempo, da leggenda è nata leggenda. Come la storia della piccola Sadako Sasaki che, malata di leucemia a causa delle radiazioni di Hiroshima, iniziò a piegare piccole gru nella speranza che nessun altro dovesse soffrire delle atrocità della guerra. L’aggravarsi della malattia non le permise, però, di completare l’impresa e la ragazza morì con accanto “solo” 644 gru che vennero poi sepolte con lei insieme alle 356 rimanenti confezionate dagli amici. Per rendere omaggio alla sua memoria ogni anno, accanto alla statua che le fu eretta nell’Hiroshima Peace Memorial, vengono posizionate migliaia di corone da mille gru.
Ma i racconti sulle figure ripiegate sono numerosissimi. Si narra, per esempio, di fiori realizzati in semplice carta che assumono profumi irresistibili se donate al vero amore, di serpenti fatti con un foglio ripiegato che prendono vita per difendere il loro artefice e ancora di sfere di carta che conservano una parte dell’anima del loro piegatore e si sbriciolano improvvisamente quando questi muore.
Al di là delle leggende e della loro diffusione anche nella cultura occidentale, resta il fatto che l'arte di piegare la carta è un buon aiuto per svuotare la mente. Chi non ha mai fatto un aeroplanino di carta mentre rifletteva su qualcos’altro? Conferma questa tesi Gianna Alice, biellese d’origine ma ormai torinese d’adozione, che esporrà le sue elaboratissime creazioni nella mostra a Palazzo Barolo. “I miei modelli, spiega, non provengono dal ragionamento matematico ma esclusivamente dallo svuotamento della mente, come se le pieghe esistessero già sul foglio e si dovesse solo seguirle”. Anche per lei, profonda conoscitrice dell’arte e membro della Nippon Origami Association, alla base degli origami c’è lo stupore. “Il fascino principale della carta, ammette, è la sorpresa continua di vedere apparire da un foglio, pian piano piegato, qualcosa che prima non c’era”.
Da un semplice foglio di carta è possibile creare un intero universo. La tecnica moderna dell'origami, infatti, usa pochi tipi di piegature di base che vengono combinate tra loro in un'infinita varietà di modi per creare modelli complicatissimi. Tra pieghe a valle, a monte, a fisarmonica, a libro e basi ad aquilone, a pesce e a girandola, la carta assume una nuova vita. Come d’altra parte ricorda la stessa etimologia del termine che, a un secondo livello di analisi, indica la trasformazione di una cosa materiale in qualcosa di diverso, superiore.