Le parole curano chi le cura
di Michela Damasco
Nelle parole “si chiudono e quasi si legano le idee, come negli anelli le gemme”. Citazione calzante, quella di Leopardi, con la quale si apre, e non a caso, Parola della linguista Maria Luisa Altieri Biagi, primo libro e prima gemma della nuova collana della Rosenberg & Sellier, storica casa editrice torinese.
Il progetto si chiama aoounto “Gemme”, abbina i libri ad altrettanti incontri con il pubblico e vuole riportare al centro parole di uso comune che hanno perso senso e sono state svuotate del loro significato. L’attenzione per le parole, del resto, fa parte del dna di una casa editrice che dalla fine dell’Ottocento si occupa anche di dizionari, con la pubblicazione del primo Georges di latino.
Tutto nasce nel 2004-2005, quando l’editore Ugo Gianni Rosenberg comincia a riflettere sull’importanza delle parole e constata in quale brutta situazione si trovino. Lì si sviluppa l’idea di cura delle parole. Con il coinvolgimento, nel 2008-2009, di Sara Marconi, si affianca il concetto di parole che possono curarci, puntando sulla loro funzione cognitiva ossia, come scrive Altieri Biagi, di condizione e indispensabile supporto del pensiero, che precede la dimensione comunicativa.
Alla base del progetto c'è appunto la riscoperta di questo valore in un’epoca in cui le parole sono strumentali e considerate utili per ottenere scopi che si ritengono al di fuori di esse, perdendone così la capacità generatrice di pensiero. Ripartire dalla cura delle parole, insomma, per irrobustire il pensiero ora carente e curare anche le relazioni, favorendo uno stile di convivenza diverso.
Fissate le idee, la casa editrice ha svolto una ricerca di mercato per capire che spazio di manovra potesse esserci. L’indagine ha mostrato una divaricazione tra titoli di carattere didascalico e altri più di testimonianza e presa di posizione. Mancava, secondo Rosenberg & Sellier, la posizione dell’autore che si assuma la responsabilità di dichiarare il proprio pensiero senza pretese di completezza e sappia spiegare a persone che non sanno, portando alla “trasmissione di conoscenza dentro la testimonianza”, come spiega l’editore.
Il passo successivo è stato individuare prima le parole protagoniste e poi gli autori che avrebbero dovuto scriverne. La prima stesura ha portato il gruppo di lavoro a selezionare 120 termini, scremati fino ad arrivare a 24, numero tondo legato a molti ambiti (“Sono 24 le ore del giorno, ma anche i libri dell’Iliade e i cavalieri dell’Apocalisse” ricorda Rosenberg). Uno dei loro requisiti fondamentali consiste nel fatto che si tratta di parole comuni, usate da tutti, perché il progetto si fonda sul presupposto che la lingua è una risorsa collettiva, un bene comune che forse si sta impoverendo. “Le giovani generazioni, spiega l’editore, usano meno parole delle precedenti, anche se la vita è più complessa: vengono meno l’esattezza, la precisione”. Invece, una parola ricca può aiutare la società, favorendo l’attivazione di una ripresa.
In virtù di questi principi, la collana intende mantenere la cura del prodotto in senso tradizionale, pur sperimentando nuove modalità e coinvolgendo il maggior numero di persone. Da qui la decisione di dividere il numero di parole in due gruppi di dodici, come le ore del dì e della notte. Le prime, scelte dall’editore, sono: Parola, Vita, Autorità, Dono, Eredità, Amore, Spreco, Mercato, Domanda, Immagine, Ascolto e Futuro. Gli autori, chiamati “maestri/e” e selezionati in base alle rispettive competenze, al coinvolgimento nel progetto e alla loro capacità di parlare, oltre che di scrivere, si stanno occupando delle prime dieci: oltre ad Altieri Biagi, sono Amos Luzzatto, Luisa Muraro, Roberto Repole, Chiara Saraceno, Stefano Levi Della Torre, Andrea Segrè, Stefano Zamagni, Piero Coda e Francesco Poli.
Le restanti dodici potranno invece essere scelte dai lettori e da tutti gli interessati, esprimendo sul sito del progetto una preferenza partendo da una rosa di 48: saranno poi associazioni e organismi collettivi a valutare e definire le parole finaliste.
Il progetto prevede una serie di incontri in concomitanza con le singole uscite. Oltre a Parola, già ospite con la sua autrice del Festival della Letteratura di Mantova, attualmente è disponibile Vita di Amos Luzzatto, presentato all’ultima edizione di Torino Spiritualità. Entrambi hanno partecipato, il 4 novembre, al Festival della Scienza di Genova. Sono in programma interventi degli autori nelle biblioteche civiche torinesi a dicembre, e si sta lavorando per organizzare una serie di eventi su tutto il territorio piemontese.
Altre due uscite sono previste la prossima primavera (Dono e Autorità), altrettante in autunno (Amore ed Eredità) e successive quattro nel 2014. In parallelo, entro fine anno, il sito verrà aggiornato in una versione dinamica, per poter permettere ai lettori, in primavera, di esprimere il proprio voto sulle parole non ancora scelte. Non mancherà la possibilità di confrontarsi anche sui principali social network.
Senza contare che i piccoli volumi, in seguito disponibili anche in formato ebook, con copertina in bianco e nero e di colorato solo il simbolo stilizzato di una gemma, di diversa tonalità per ogni pubblicazione, si chiudono con un’avvertenza: trattandosi non solo di libri, ma della prima battuta di un dialogo intorno al linguaggio che usiamo, fatto di voci diverse, le pagine bianche al fondo sono lasciate al lettore perché possa dire la sua.
Negli intenti della casa editrice, Gemme ha infatti senso solo se diventa partecipato, se si contamina con interventi diversi. Una sfida, per una casa editrice che storicamente si è caratterizzata con opere per lo più di tipo scientifico. “Ci vuole audacia”, commenta Ugo Gianni Rosenberg. “Questo progetto rappresenta un passo di novità rispetto alle nostre abitudini storiche e più recenti ed è stato accolto molto bene da studiosi e amici della casa editrice, oltre a suscitare curiosità e consenso degli autori. Anche gli eventi stanno andando bene”. Alla base di tutto sta la fiducia nel fatto che “anche i non addetti ai lavori”, cioè tutte le persone che non usano le parole a livello professionale o per formazione, “sono più disponibili di quanto non sembrino”.
La parola-gemma va lucidata e fatta brillare, anche perché, come ha scritto Emile Benveniste “instaura una realtà immaginaria, anima le cose inerti, fa vedere ciò che ancora non esiste, riconduce qui ciò che è scomparso”.
Info
www.24gemme.it