di Emanuele Franzoso
Immaginate di ascoltare la radio seduti comodamente in mezzo a un prato, con il fiume che scorre di fronte a voi. Fino a qui non ci sarebbe niente di particolare o di nuovo rispetto ad un'abitudine sperimentabile da tutti. Ora immaginate anche di contribuire attivamente a farla, quella radio, interagendo con i dj e magari scegliendo e commentando il vostro disco preferito.
Radio Banda Larga non è soltanto la web radio libera nata sulle sponde del fiume Po, a Torino, sui tavoli dell'Imbarchino, storico locale del Valentino. È molto di più. Già il nome rappresenta un gioco di parole eloquente: mezzo di comunicazione trasmesso via web e ampio gruppo di persone.
A introdurci in questo progetto culturale e musicale lanciato il 25 aprile 2012 è Renato Striglia, l'anima artistica di questo canale virtuale e allo stesso tempo trasmesso dal vivo, all'aperto. “Prima di andare in onda abbiamo avviato alcuni corsi formativi durante l'inverno concentrandoci in particolare su dizione, deontologia e tecniche di trasmissione”, racconta Striglia. “L'intento di Radio Banda Larga e del luogo in cui trasmettiamo è la riappropriazione culturale, ma prima servono i fondamentali”.
Una Carta dei valori indica i principali obiettivi del progetto: una radio libera, senza pubblicità, senza scopo di lucro e aperta. “Cerchiamo di rivolgerci a tutti veicolando messaggi, ad esempio sono abolite le parolacce e le forme troppo gergali”, prosegue Striglia. “I locali e l'ambiente naturale che ci ospitano, inoltre, offrono l'opportunità di consultare gratuitamente la libreria e assistere a proiezioni cinematografiche, meteo permettendo, sorseggiando una bevanda o semplicemente stando in compagnia”.
Lo scorrere del fiume, il vociare degli astanti, la pioggia battente o una tranquilla giornata di sole sono elementi fondamentali dello stile targato Rbl. Renato Striglia, 56 anni, non vuol essere definito né considerato direttore artistico di questa emittente, ma di fatto lo è. La sua analisi dei primi cento giorni è un'occasione per parlare di culture a 360 gradi. "I primi cento giorni (compiuti lo scorso agosto, ndr) sono andati bene sia dal punto di vista dei contatti, sia per quanto riguarda l'organizzazione interna anche grazie al lavoro formativo precedente” precisa Stiglia. Un'ottantina di speaker si sono spartiti i minuti previsti dal palinsesto e altrettanti stanno bussando alla porta della radio torinese.
Uno dei pochi programmi quotidiani lanciato fin dai primi giorni si chiama Pixel e ricorda quello che andava in onda sulle frequenze di Radio Flash nel lontano '79. Lo avevano ideato lo stesso Striglia e Alberto Campo. Dopo un quinquennio di buoni ascolti, i talent scout Rai notarono i due giovani DJ torinesi e li scritturarono. Nacque Stereodrome, dove Marco Basso completava il trio. “Poi ho cambiato mestiere, prima critico musicale quindi ho cominciato a fare il tour manager. L'ho fatto prima per un gruppo di cubani, poi per dei brasiliani e per 12 anni sono stato al fianco di Vinicio Capossela”. Infine è arrivata la proposta della radio all'aperto “e mi sono ritrovato all'Imbarchino, tornando al primo amore”.
Oggi l'innovazione e la velocizzazione, elementi chiave della rete, possono rendere più sociali i mezzi di comunicazione. “Pur non essendo estimatore di Facebook, attraverso il social network ho conosciuto alcuni personaggi interessanti a livello culturale e musicale e li ho invitati in radio. In un pc entrano decine di migliaia di pezzi scelti, un tempo sarebbero serviti chili di vinile, ma l'ausilio delle nuove tecnologie riduce le dimensioni degli oggetti e velocizza l'informazione: il web non è la verità assoluta ma aiuta”.
Ma la vera rivoluzione di Rbl non è stata solo dal punto di vista digitale, come spesso accade anche in questo caso la Rete ne rappresenta l'immagine riflessa. Andare in onda con molte persone diverse intorno cambia le abitudini: mentre gli studi radiofonici sono chiusi e protetti, a Rbl può capitare che alcune persone richiedano di passare una canzone e se questa rientra nella programmazione e c'è nella playlist, è fatta.
Radio Banda Larga cerca “contatti e sinergie con altre radio web con caratteristiche simili e compatibili” si legge sul sito. L'intento già sperimentato con alcuni partner è quello di condividere trasmissioni, format e iniziative. Un altro risultato importante riguarda l'abbattimento di barriere culturali, psicologiche, fisiche e di comunicazione. Ad esempio c'è un ragazzo con un handicap legato all'espressione verbale che ha condotto una trasmissione settimanale risultata un format vincente. “Non esiste alcuna ambizione di raggiungere un livello professionale particolarmente elevato”, sottolinea ancora Striglia. “Nessuno mette pressione ai conduttori che, sebbene con le loro differenze, risultano un insieme che si amalgama e bilancia bene”.
Non manca nemmeno l'anima “green” in questo progetto. La cooperativa Biloba, infatti, ha optato per una compensazione naturale all'impatto della radio; si tratta di un orto urbano coltivato a Mirafiori per compensare le inevitabili emissioni di CO2. Dal 2012, inoltre, è in atto una collaborazione con l'università: alcuni studenti in Ingegneria del cinema e dei mezzi di telecomunicazione hanno avviato un tirocinio previsto dal loro piano di studi proprio presso Rbl. Un successo sotto tutti i punti di vista, e pienamente in linea con gli obiettivi prefissati. Gli studi di Radio Banda Larga all'Imbarchino sono immersi in un ambiente vario: un po' aula studio brulicante di universitari, un po' centro culturale, un po' parco naturale e un po' locale come ci spiega Francesco Cannavà, responsabile del locale da quando è gestito dalla cooperativa Biloba. A lui va il merito di aver pescato Renato e di averlo imbarcato in questa avventura. “C'è stata una grande partecipazione fin dall'inizio a sostegno di questa idea”, ha spiegato. “Qui c'è molto più di un semplice locale: ci sono proiezioni cinematografiche capaci di triplicare i numeri negli altri cinema tradizionali nonostante molti film siano volutamente semisconosciuti. La fruizione sul prato, sdraiati, fa ritornare all'origine; poi ci sono i corsi di lingua gratuiti (spagnolo, portoghese, greco e anche esperanto) grazie a professori che mettono in comune le loro conoscenze”.
Qui tutto è recupero di valori, saperi e oggetti: i tavoli sono quelli di quindici anni fa e hanno una storia. “Altre forme per veicolare conoscenze e incontrarsi sono la nostra biblioteca comunitaria “Sancho Panza e Don Chishiotte” composta da tutti i libri che ci hanno portato”, aggiunge Cannavà. “L'affitto di parte del locale infatti viene scambiato con una donazione di libri così questo luogo diventa anche un po' tuo”. E lo dimostra anche l'affluenza di giovani e studenti, dal mattino alla sera, senza alcun obbligo di consumazione. Lì dove il secolo scorso Cesare Pavese andava a scrivere e disegnare, oggi c'è il wi-fi, libero proprio come la radio che trasmette in streaming su Internet.