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Maria Russell, ovvero chi la dura...

 

 

La famiglia la voleva sarta, lei sognava il palco di Sanremo. Oggi è una performer che riscopre e diffonde la tradizione musicale siciliana


Intervista di Nico Ivaldi


Maria Russello, in arte Maria Russell: ovvero quando una vocale in meno ti avvicina più a Las Vegas che alla Sicilia. 

Ma non fatevi trarre in inganno: questa brillantissima artista nata a Vercelli ma di origine siciliana, autrice e interprete del progetto musicale “Terra di Sicilia mare di Napoli”, si sente molto legata alla terra d’origine, più di quanto non dicano l’accento privo d’inflessioni, i capelli chiari e, appunto, il cognome americanizzante.

È un progetto che avevo in testa da sempre” spiega Maria. “Sono riuscita a realizzarlo oggi, all’alba dei cinquant’anni. Da ragazza non avevo né la personalità e nemmeno lo stato emotivo giusto”.
Perché?
All’epoca sognavo di diventare una show-girl come Loretta Goggi. Era il mio modello di artista. Nel cortile del condominio di Livorno Ferraris, dove abitavo con la mia famiglia, organizzavo un mio personale Festival di Sanremo. L’androne era il teatro Ariston, le panche di marmo ai lati erano i posti per gli spettatori, cioè i miei amici. Cantavo sempre, anche sul balcone, e quando non lo facevo perché stavo studiando, erano i vicini di casa a invocarmi”.
La famiglia Russello proviene da Licata, in provincia di Agrigento. Sicilia povera, arretrata. 
Contadino al suo paese, mio padre si era dovuto inventare operaio alla Pirelli di Livorno Ferraris. Vedendo come la fabbrica lo spegnesse giorno dopo giorno, mi ripromisi che non avrei mai fatto un lavoro come quello. Solo la cura del suo grande orto lo ripagava del duro lavoro” dice Maria trattenendo l’emozione.
La sua storia giovanile assomiglia a quella di tanti altri giovani degli anni Settanta che, pur covando sogni artistici, erano costretti a prendere altre strade.
Dopo la terza media avrei voluto continuare a studiare per diventare puericultrice in campo medico, ma i miei non erano dello stesso avviso, sostenevano che era meglio che andassi a lavorare. Fu un duro colpo: non avevo ancora finito gli esami che già lavoravo in una sartoria”.
Maria incassa. È forte, tosta, determinata. Non si abbatte e tutte le volte che può va nella biblioteca della cittadina. Legge romanzi, passa ore e ore sulle poesie di Trilussa, che apprezza per l’ironia e il modo di raccontare i fatti della vita. Poi a sedici anni, all’insaputa dei genitori, si iscrive ad un corso di segretaria d’azienda. 
La svolta avviene con l’esplosione delle radio libere, o “pirata” come si chiamavano allora.
Seppi che radio BBS di Vercelli, che ascoltavo sempre, cercava giovani speaker. Sentivo che poteva essere la mia occasione. Presi un giorno di permesso dal lavoro e mi presentai al titolare, Eraldo. Lui mi mise alla consolle e mi fece presentare l’ultimo 45 giri di Claudio Cecchetto. Andai forte, tanto che l’indomani mi fecero il contratto di assunzione. Quando annunciai a casa che mi sarei licenziata dalla sartoria, mia madre me ne disse di tutti i colori. Ma non sarei ritornata indietro per nessun motivo al mondo. Avevo deciso che da grande avrei lavorato nel campo della musica”.
Maria Russello è così brava e spigliata che comincia a lavorare come dj e vocalist nelle discoteche, soprattutto allo Sporting Club di Santhià, all’epoca una delle più grandi d’Europa. Si classifica seconda ad un concorso per speaker indetto da Tv Sorrisi e Canzoni. 
“Sbagliai un passaggio. Ma ero felice lo stesso: ero stata l’unica ragazza a partecipare”.
Com’eri all’epoca?
Ero una giovane molto alternativa: bandana, t-shirt, jeans, capelli corti. Dimostravo molto meno dei miei diciotto anni, ma avevo grinta da vendere. La cosa più deludente del concorso di Tv Sorrisi e Canzoni è stato vedere il vincitore rinunciare al premio – che consisteva in un viaggio a New York per visitare alcuni network – e chiederne il corrispettivo in denaro. Fosse successo a me, avrei toccato il cielo con un dito, pur di andare nella Grande Mela!”
La strada è tracciata. Da questo momento, Maria studia dizione e fonetica, va in tournée con i Dik-Dik, poi lavora con Dario Baldan Bembo, ha un sacco di progetti e poi?
Poi conosco Sergio, il mio futuro marito, e decido per il momento di fermarmi. Non sarei riuscita a conciliare il lavoro con la famiglia. Mi esibivo nelle feste private, nei matrimoni, nelle feste di piazza, con alcuni gruppi di musicisti con i quali mi alternavo”.
Cosa cantavi?
Di tutto, soprattutto canzoni d’autore, da Tenco a Battisti”.
Non ti sentivi sminuita a suonare nelle feste?
No, per niente, avevo fatto la mia scelta. Oggi ho una figlia che fa la ballerina nei miei spettacoli. E poi mio marito mi ha sempre incoraggiata, ha sempre creduto in me più di quanto ci credessi io. Devo a lui la svolta della mia carriera”.
Racconta.
Nel giugno del 2006 organizzò un concerto al teatro Alfieri, sponsorizzato dalla sua agenzia immobiliare. Con i miei musicisti, avevamo preparato un repertorio di canzoni italiane e straniere. Solo pianoforte, chitarra, voce, come una cosa in famiglia. Il titolo era piuttosto ambizioso: Le più belle canzoni del mondo. Era la prima volta che entravo nella fossa dei leoni. Quando si sono aperte le tende, davanti a me c’erano più di mille persone. Lo spettacolo è stato un trionfo. Ho ricevuto applausi a scena aperta, mazzi di fiori e il giorno dopo telefonate e messaggi di congratulazioni. Ma era stato un concerto gratuito…”
Serviva la controprova…
Pochi mesi dopo rifacciamo l’esperimento. Stesso teatro, ma ingresso a 12 euro. E gli spettatori furono poco meno di millecinquecento. Stavolta non c’era più l’incoscienza, ma la consapevolezza di quel che facevo. Capii che dovevo ricominciare a studiare seriamente musica. E da lì ho iniziato a studiare pianoforte
Com’è nato il nuovo progetto Terra di Sicilia mare di Napoli?
È nato due anni fa col mio pianista Vincenzo Eterno, col quale attualmente lavoro. Una sera mentre guardavo Il padrino parte terza fui colpita dal figlio del padrino, Michael, che cantava in siciliano la canzone di Nino Rota Brucia la terra. Ebbi un’illuminazione. Io non conoscevo il dialetto siciliano, a parte qualche battuta. Ma quella volta me ne innamorai perdutamente, e quando conobbi l’opera della cantante e cantastorie siciliana Rosa Balistreri, l’emozione fu doppia”.
Non la conoscevi ancora?
Solo per sentito dire. Scoprii su di lei molte cose interessanti: che era nata nel ’27 come mio padre, che era di Licata come i miei e che era cresciuta nel quartiere della Marina, quello di mia madre. Rosa non sapeva scrivere la musica. Era un’autodidatta, proveniva da una famiglia poverissima, ebbe una vita sfortunata. Però andava in giro nei paesi, ascoltava i canti dei vecchi e dal musicista che l’accompagnava faceva trascrivere le note. In questo modo evitò che il patrimonio di una regione andasse perduto”.
Perché nel progetto Terra di Sicilia mare di Napoli, c’è anche il capoluogo partenopeo?
Ho voluto abbinare due differenti tradizioni canore: quella conosciuta in tutto il mondo della canzone napoletana, e quella siciliana. Due tradizioni molto diverse fra di loro”.
Secondo te, qual è la differenza?
La canzone napoletana ha avuto molti interpreti, quella siciliana no. La canzone siciliana non ha avuto questa fortuna, forse anche perché il siculo per carattere è chiuso e non ama far uscire cose proprie. E poi mentre Napoli tocca poco la sofferenza collettiva, ma sempre quella individuale, nella canzone siciliana affiorano temi sociali che appartengono al popolo intero. Credo ci sia una maggiore coscienza civile nella canzone siciliana”.
Lo spettacolo è nato un anno fa, in sordina. E ora Maria sta lavorando per la tournèe, che la vedrà impegnata prima di tutto in un recital a Roma Cinecittà il 22 settembre e il 27 settembre nella chiesa di San Rocco e Sant’Ambrogio di Susa. Con lei, i suoi fidati musicisti: Vincenzo Eterno (piano, chitarra, cori), Antonello Pozzo (sax tenore, soprano e contralto), Domenico Argentieri (fisarmonica), Elena Frezet (batteria e percussioni), Isabella Rizzo (contrabbasso).
Saranno serate molto impegnative: canterò, reciterò, racconterò proverbi siciliani. Dietro questo lavoro, ci sono notti insonni ma anche tanta adrenalina
Maria, ti consideri una folk singer?
Qualcuno parla di me come di una performer, credo sia la definizione giusta
Il prossimo passo artistico?
Mi piacerebbe fare la cantastorie. Salire sul palco con i quadretti sullo sfondo, come facevano i cantastorie di un tempo, e ricostruire l’ambientazione di una piccola città siciliana, vino e cibi compresi”
Il titolo? 
Ho già pensato anche a quello: Un giorno in Sicilia






 

 

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intervista di Nico Ivaldi


Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Gabriella Bernardi
Oscar Borgogno
Emanuele Franzoso 
Fabio Lepore 
Ugo Leo
Viviana Monastero
Gabriele Pieroni
Valentina Roberto
Federica Vivarelli

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