Una passeggiata nella natura e nel folklore della Val Varaita
di Simone Gamba
Piemonte significa letteralmente “ai piedi del monte” ed è proprio ai piedi di un monte che il sentiero dei Sarvanot ha inizio. Il monte in questione si trova a Rore, frazione di Sampeyre, in provincia di Cuneo. Tra le case del centro abitato si scorge facilmente l’inizio del “Percorso Naturalistico Tumpi La Pisso”, che proietta l’escursionista nel regno dei Sarvanot, folletti che abitano i boschi della Val Varaita e non solo.
Il sentiero incuriosisce fin dall’inizio, grazie ad una incisione su legno che dà il benvenuto chi si accinge a percorrere la via di queste curiose creature. È opportuno munirsi di qualche sassolino bianco (disponibile in un piccolo secchiello appeso ad un muro a inizio cammino) nel caso in cui, per dispetto di un Sarvanot, si smarrisse la via e si fosse costretti a tornare sui propri passi. Del resto si sa, i Sarvanot sono tanto piccoli di statura quanto intelligenti, permalosi, schivi e burloni: gli scherzi sono la loro passione, non c’è dubbio.
La strada, pur non essendo mai troppo faticosa, si fa gradualmente più ripida e in breve tempo ci si ritrova immersi in un bellissimo bosco di latifoglie. Lo scorrere del vicino Rio Cantarana è di grande compagnia e la vita di città è presto dimenticata: attorno ci sono solo alberi e sassi. Ci sono anche i Sarvanot, ovviamente, ma è più facile che siano loro ad avvistarvi per primi: sono molto gelosi delle loro terre e non si fidano facilmente degli sconosciuti. Un piccolo laghetto sulla destra, riparato dall’ombra degli alberi, è un’oasi perfetta non solo per il visitatore accaldato, ma anche per un paio di occhi indiscreti che sbirciano tra le felci. Facendo attenzione si può intravedere un cappello arancione, piuttosto anomalo in un ambiente così puro e incontaminato. Le stranezze diventeranno un’abitudine lungo il percorso, finché i curiosi padroni del bosco saranno davvero ovunque. Ancora sulla destra, un pannello informativo illustra come i Sarvanot vivano nel bosco in perfetta simbiosi con esso, utilizzando con saggezza solo ciò che la natura offre loro: per esempio, delle piccole grotte sono perfette come loro abitazioni.
Il percorso si snoda attraverso paesaggi di crescente bellezza, finché i Sarvanot si fanno scorgere volentieri, apparendo in tutte le loro forme e i loro colori. Testoline e braccia di pezza si intravedono tra le fronde oppure fanno capolino dietro i massi che costeggiano il ruscello, diventando dei simpatici compagni di viaggio. In una radura al centro del bosco, dove la luce filtra con più coraggio, ecco apparire i panni dei Sarvanot stesi ad asciugare lungo il fiume e i loro attrezzi per far legna accantonati ai bordi del sentiero. Improvvisamente, due ponti di legno permettono di trovarsi sospesi sull’acqua mentre i Sarvanot osservano in silenzio, come sempre. Ci si trova in un posto magico, ormai è chiaro, e allora non c’è da stupirsi quando tra i cespugli appare un drago, abilmente ricavato da un lungo tronco d’albero. Dopo un altro ponte in legno appare finalmente chiara la causa del fruscio che ci accompagnava ormai da qualche minuto: la cascatella di Tumpi La Pisso. All’estremità del bosco l’acqua cade per una decina di metri, schizzando piacevolmente chi abbia voglia di arrampicarsi fin dove il sentiero consente. Nei pressi della cascata si trova un cassetto contenente il libro delle firme, che talvolta è terreno di conquista per qualche audace lumaca.
La natura ha definitivamente rapito il cuore e le membra e invoglia a proseguire lungo una via rocciosa protetta da robuste cavi metallici, che conduce al punto più alto del percorso (1110 m s.l.m.), con una visuale che lascia spazio non solo alla contemplazione di un orizzonte senza fine, ma anche all’immaginazione, grazie alla proposta di una suggestione visiva che sfocia nel magico: un misterioso gigante appare sul fianco della montagna dinnanzi.
La strada non può che iniziare a scendere lungo un piacevole sentiero in dolce pendenza. I Sarvanot sono ormai alle spalle, ma il loro ricordo è più vivo che mai. A circa metà della discesa è posta un’area attrezzata per pic-nic, utile per chi voglia rifocillarsi dopo un’ora abbondante di cammino. In breve tempo si conclude l’anello del sentiero di Tumpi La Pisso e si fa ritorno al centro abitato di Rore.
L’escursione ha una durata complessiva inferiore alle due ore ed è piuttosto agevole, sviluppandosi su un percorso ben curato il cui dislivello è di 230 metri in salita e altrettanti in discesa. L’unico punto che può presentare oggettive problematicità è l’ultima parte ascendente del percorso, protetta sì da cavi d’acciaio, ma esposta ad uno strapiombo, un tratto sconsigliato ai bambini più piccoli o a chi soffra di vertigini. Il percorso è catalogato con un grado di difficoltà turistico, cioè adatto a chiunque, in quanto sempre ben segnalato, privo di ostacoli e non richiedente attrezzatura specifica. Il periodo più indicato per effettuare l’escursione è compreso tra l’inizio della primavera e la fine dell’autunno, quando i colori del bosco rappresentano un valore aggiunto alla bellezza intrinseca del bosco di Tumpi La Pisso.
Questa escursione rappresenta innanzitutto un’immersione completa nella natura, che viene riscoperta nella sua straordinaria semplicità. È inoltre possibile avvicinarsi alla scoperta delle varie specie di alberi e occasionalmente incontrare qualche animaletto, come piccole salamandre, scoiattoli e numerosi uccelli.
Alla scoperta della natura si affianca un’importante componente folkloristico-culturale, rappresentata dal recupero della leggenda dei Sarvanot, personaggi in grado di catturare l’attenzione non solo dei più piccoli, ma anche degli adulti che abbiano voglia di riscoprirsi bambini.
Questo articolo ha ricevuto una menzione speciale alla V edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura e Ambiente
Le immagini sono tratte dal sito www.lafiocavenmola.it