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Toolbox. La cassetta degli attrezzi di Torino



di Andrea Di Salvo


Il lavoro, si sa, è sempre stato mutevole nel tempo. La recente crisi economica ne ha evidenziato le difficoltà, imponendone in parte un ripensamento. Il Toolbox di Torino non sarà la bacchetta magica che risolverà i problemi, ma senza dubbio procede bene in questa direzione. 

Cos'è un Toolbox? Tradotto letteralmente significa cassetta degli attrezzi e non potrebbe esserci definizione più appropriata: è uno spazio condiviso per il lavoro autonomo e offre a quest'ultimo tutti i servizi di cui ha bisogno. Realtà di questo tipo sono molto diffuse negli Stati Uniti e nel nord Europa – un esempio su tutti è Berlino – dove la cultura imprenditoriale è più diffusa che in Italia. Torino però si dimostra essere al passo con il recente cambio di mentalità che sta coinvolgendo la città e, più in generale, l'intera società. A parlarne è Aurelio Balestra, responsabile del Toolbox torinese.

E ssere freelance o tentare una startup era, fino a poco tempo fa, roba da chi non aveva avuto la fortuna di trovare un posto fisso. In Italia, a forza di cercare il posto fisso, siamo diventati tutti precari. Oggi le cose stanno cambiando molto rapidamente a causa della crisi, ma anche dal punto di vista culturale. Aprire un’attività in proprio, grazie anche alla diffusione del web, sta diventando una soluzione lavorativa interessante e motivante per moltissimi ragazzi. A Torino la forte deindustrializzazione in corso in questi anni impone velocemente nuovi approcci e una cultura del lavoro radicalmente diversa da quella del passato.”

 In tale contesto, il Toolbox – con una superficie di circa 3000 mq ricavati in una ex fabbrica Fiat di via Agostino da Montefeltro – si presenta come un luogo in grado di offrire questa opportunità. La sua storia è recente, perché l ’idea di uno spazio condiviso per il lavoro autonomo è nata nella primavera del 2009, quando l’opportunità di riqualificare un’area industriale dismessa nel centro di Torino si è incontrata con le crescenti difficoltà del mercato del lavoro indotte dalla crisi. Così si è abbiamo pensato di offrire un luogo a tutti coloro che, iniziando o continuando a fare la propria attività, volevano condividere valori legati alla collaborazione, alla rete, alla sostenibilità. È nata così nel 2010 una nuova fabbrica, forse dell’unico tipo possibile oggi in Italia: quella dei lavoratori della conoscenza.

Un aspetto molto interessante di questo ambiente è sicuramente la sua strutturazione intorno al concetto di coworking: Spiega Balestra: “Quando ti metti in proprio cambi prospettiva, ti accorgi che hai bisogno di contatti, di supporti professionali che integrino le tue competenze, di potenziali clienti, di tutti: in una parola hai bisogno di crearti una rete. Uno spazio di coworking è prima di tutto un generatore di “legami deboli”, di micro-consulenze gratuite e di stimoli culturali; solo in seconda battuta diventano importanti gli strumenti di supporto come le sale riunioni, la stampante e la scrivania”.

 Il Toolbox però non è un posto adatto solo a liberi professionisti, nuove imprese e piccole realtà lavorative. Anche  multinazionali come la Coca Cola e la Tre hanno stabilito qui la loro sede torinese: esiste dunque una felice coniugazione di aziende internazionali e realtà più contenute. Entrambe si avvalgono dei servizi e degli spazi di lavoro del Toolbox. Questi ultimi sono di tre tipi: postazioni flessibili a 100 euro al mese, postazioni fisse a 250 euro e poi spazi privati, le team room per piccoli gruppi di lavoro. Oltre agli spazi “produttivi” ci sono tutti gli spazi comuni a disposizione: sale riunioni, area lounge e relax, box per telefonare, cucina, caffè, reception e sala stampanti. Non manca la sala giochi con ping pong e calciobalilla.

All'interno dell'enorme pancia del Toolbox hanno recentemente trovato spazio le Officine Arduino. Arduino è il nome della nota piattaforma hardware che consente la prototipazione rapida attraverso un linguaggio di programmazione semplificato derivante dal C e C++. Il tutto è in chiave open source. Le Officine sono state aperte il 17 febbraio scorso e Davide Gomba ne dà una panoramica dettagliata: “Officine Arduino è un'azienda che lavora per Arduino e segue varie cose: da una parte ricerca e sviluppo, dall'altra l'individuazione di nuovi prodotti da mettere sullo store, da un'altra parte ancora la gestione del negozio online italiano di Arduino e una serie di progetti online. Facciamo anche lavori di prototipazione su richiesta utilizzando queste macchine che dalle quattro di pomeriggio in poi diventano le macchine del FabLab Torino, attraverso il cui sito (www.fablabtorino.org)  puoi prenotare le macchine e partecipare alla community”. 

Il FabLab è una costola importante di Officine Arduino. Alcune delle macchine alle quali Davide si riferisce sono “comprate da Officine Arduino e date in convenzione come utilizzo al FabLab, altre sono state imprestate attraverso convenzioni che Officine Arduino ha stretto con altri attori sul territorio. Per esempio questa laser è stata imprestata da Smart Projects. Quell'aspiratore lì è stato regalato da Sistemi Elettronica che è un'azienda sempre nell'ecosistema Arduino a Strambino. Questa fresa e questo plotter ci sono state prestate da Roland Italia che crede molto nello sviluppo di questo digital prototyping, che però funziona su reti peer-to-peer, cioè ci sono siti tipo Thingiverse o Tinkercad che permettono di condividere design sotto licenze Creative Commons e quindi permettono di sviluppare oggetti partendo da idee di altri oggetti.” 

Proprio in questi giorni stanno rendendo disponibile online un sistema di crediti acquistabili e spendibili per l'affitto dei macchinari. Il credito funziona con un meccanismo molto simile a quello della Banca del Tempo: è possibile condividere le proprie conoscenze (ad esempio tenendo un workshop gratuito) e guadagnare crediti. Esiste anche una formula di acquisto diretta che permette l'uso delle apparecchiature come la stampante 3D, “mentre invece se vuoi venire a smanettare con l'oscilloscopio, precisa Davide, o con questo tipo di strumenti qua, se sei capace, te lo facciamo usare. Se no ti diamo una mano sempre in queste fasce orarie in cui noi smettiamo di lavorare hardcore su Arduino e ci dedichiamo un po' più ad altre cose”.

I progetti in cantiere sono molti. Entrando nell'aula didattica della capienza di una trentina  di persone, ci spiega: “Abbiamo fatto questo progetto con Domus, la rivista: ripensare il discorso di Enzo Mari del 1974 sull'autoprogettazione. Abbiamo fatto il concorso  Autoprogettazione 2.0, in cui il designer si poneva la questione di sviluppare dei mobili per i FabLab, costruibili da un FabLab, e di rilasciarli in Creative Commons. È stato un successo: abbiamo avuto un sacco di ottime critiche anche da giornali stranieri e questo è il segno che forse il mondo del design è riuscito a fare sua, e anche a reinterpretare, l'innovazione dell'open hardware, cioè la possibilità di stabilire che un oggetto è riproducibile e migliorabile, quindi di stabilire il rilascio di oggetti in Creative Commons. Secondo me se questo salto di qualità si facesse anche per i prodotti, si potrebbe geolocalizzare la produzione di determinati prodotti e cercare di avere un'ottima scelta di questi. Con una diffusione di questo tipo di laboratori in giro per il mondo si potrebbe non più produrre un prodotto in scala, ma in realtà produrlo all'occorrenza. Un po' quello che sta avvenendo con siti come Ponoko o Shapeways: quando premi il tasto buy, quel buy corrisponde a “costruiscimelo”. Una produzione al dettaglio e questa è un po' una delle scommesse del FabLab”.

Il 16-17 giugno sarà possibile avvicinarsi a questo mondo in occasione dell'Arduino Camp: presso il Toolbox saranno offerti workshop in preparazione all'evento e per parteciparvi occorre solo prenotarsi attraverso il sito del FabLab.

È importante ricordare che il FabLab torinese nasce all'interno delle Officine Grandi Riparazioni in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell'unità nazionale. Stazione Futuro è stata l'unica mostra che parlava del futuro dell'Italia e non del suo passato. In tal senso è stato prezioso il sostegno del Comitato Italia 150 che ha comprato alcuni macchinari e ne ha presi in prestito altri da quella fitta rete di aziende italiane ancora desiderose di dare molto all'innovazione e al sentimento del fai da te che pervade la cultura artigianale italiana. Da qui sono nate importanti esperienze come la collaborazione con il Centro Restauro di Venaria per la realizzazione di una replica in scala 1:1, a partire da fotografie, di un'ascia sottratta al monumento di Garibaldi sopra i Murazzi. Fresando pezzo dopo pezzo, ne è stata in seguito realizzata una copia in vetroresina. Questa e molte altre felici esperienze sono confluite a formare le basi dell'attuale FabLab. 

Io conosco cinque o sei realtà che in ogni città italiana stanno cercando di fare un FabLab”, conclude Davide. “Buona parte dei FabLab mondiali sono emanazione o espressione di un'università oppure di un centro di ricerche. Questo FabLab è un po' diverso perché a fronte di un investimento non piccolo da parte di Officine Arduino e di una disponibilità non consueta da parte di Toolbox che ha avuto la lungimiranza di ospitare questo luogo, è riuscito a offrire al primo colpo un posto molto grande con  potenzialità infinite. Io mi auguro che molti FabLab abbiano la stessa fortuna che abbiamo avuto noi qua a Torino. Secondo me una situazione così, cioè il binomio coworking, quindi il lavoro e il ripensamento del sistema produttivo e del mondo lavoro, e il ripensamento della prototipazione e dell'accesso alle macchine, è una cosa che deve necessariamente andare di pari passo nell'Italia di questo nuovo secolo.

Insomma, come dice Aurelio Balestra “in Toolbox tutto è facile, vivi meglio e sei più produttivo. È una smart choice.”


Info

www.toolboxoffice.it







 

 

 

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Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Roberta Arias
Gabriella Bernardi
Silvia Bia
Francesca Dalmasso
Michela Damasco
Andrea Di Salvo
Marina Rota
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