Dame ingioiellate, orologi svizzeri e diamanti da favola
di Gabriella Bernardi
Torino, Via Barbaroux. L’acciottolato di porfido rende meno spedito il passo del viandante, forse per far alzare anche lo sguardo ed ammirare i palazzi che si contendono la luce del sole che solo in alcuni punti raggiunge direttamente il suolo, ma con i sottili giochi di penombra che si creano, regalano ai passanti l’atmosfera del tempo che fu.
In un primo pomeriggio di primavera sono attratta da una certa frenesia tra i pedoni che sembrano quasi risucchiati da un piccolo e anonimo ingresso di uno scuro palazzo. Entrano da soli o a coppie. Le età sono le più disparate. Subisco anch’io questa attrazione quasi magnetica e senza quasi rendermene conto mi trovo nell’atrio luminoso di una grande banca, ma anziché agli sportelli mi ritrovo nel settore delle aste.
Inesperta del campo, ma allo stesso tempo curiosa, decido di seguire il flusso che si dirige nel salone a sinistra. Qui si è subito accolti da vetrine intervallate da un lungo banco da orefice, e dando un rapido sguardo sfilano senza un apparente ordine tassonomico i preziosi che sono raccolti tutti dalla medesima scatoletta rettangolare, che contiene anche un foglietto con il relativo numero identificativo, altre caratteristiche ed un prezzo.
Così si trovano fianco a fianco, senza motivi di parentela, fili di perle bianche o nere, girocollo moderni, bracciali antichi o anelli prevalentemente in oro giallo con varie fogge. Fra loro si alternano anche orologi da polso e monete, ma questa convivenza durerà ancora pochi minuti, poi subiranno un trasbordo nel salone adiacente.
Scopro che possono essere visionati da vicino e anche presi in mano, ovviamente sotto la supervisione di addetti e da altro personale che mi pare si confonda tra il pubblico. Presumo che i richiedenti non siano solo curiosi, ma gemmologi o esperti collezionisti. Una volta ottenuto l’oggetto richiesto, sfoderano con consumata abilità gli attrezzi del mestiere, e lente all'occhio scrutano pietre preziose per scovare anche minime imperfezioni o per confermare più o meno la bontà dell’affare.
La vetrina più ammirata si trova in fondo, dove noto signore eleganti e molto ingioiellate che si accalcano con religioso silenzio o sussurrano appena, senza preoccuparsi del fatto che sono piegate sconvenientemente in avanti per rimirare più da vicino la vetrina; ma il fine giustifica i mezzi e in questo caso essendo assorte in un altro mondo passano sopra anche al bon ton.
Sicuramente deve esserci qualche oggetto che le fa sognare e tra poco sarà conteso in sala sotto le direttive del banditore. Purtroppo al momento non riesco a capire di cosa si tratti, non riesco a farmi strada e lascio il gruppetto che mi ricorda l’estasi silenziosa dei bambini davanti alla vetrina dei gelati.
Passo nella sala adiacente e vedo che tutti prendono un foglio. Lo prendo anch’io: è l’elenco degli oggetti appena visti con tanto di quotazione base e capisco che è l’ordine con cui verranno battuti. Cerco un buon posto accorgendomi poi che occupare le prime file, in questo caso, non consente di godere bene lo spettacolo. La sala è capiente e modernamente attrezzata con tanto di videocamera per ingrandire l’oggetto offerto. Da li a poco si riempirà e alcuni, i più sportivi e anonimi, rimarranno in piedi al fondo.
Un signore appena arrivato si accorge e si rammarica con la sua giovane figlia o amica di aver dimenticato a casa proprio il foglio su cui aveva preso appunti per gli oggetti che gli interessavano, una signora che pare un’habitué saluta un’impiegata come se fossero vecchie conoscenti e una madre con figlia che pare prossima al parto si accomodano negli ultimi posti disponibili.
Lo spettacolo ha inizio, finalmente arriva il banditore dell’asta che saluta tutti i convenuti, spiega velocemente le regole ai neofiti e sottolinea soprattutto di spegnere i cellulari: su questo punto saranno intransigenti e potrebbero anche applicare delle multe. Poi il meccanismo ingrana, ha inizio il rito. Sfilano i primi anelli, piuttosto modesti a giudicare dalle quotazioni base, poi arrivano gli orologi di marche prestigiose e anche delle medaglie d’oro commemorative delle imprese spaziali.
Molti oggetti trovano subito nuovi padroni con cui condivideranno nuove avventure: gli anelli ad esempio sono assicurati alle dita di signore di mezza età dalla vistosa abbronzatura equatoriale, gli orologi da eleganti uomini in giacca e cravatta; le medaglie, invece, sono aggiudicate all’anonima offerta pervenuta prima dell’asta. Fin qui nulla di eccitante. Pare persino facile aggiudicarsi certi oggetti, altri vengono ritirati perché non nutrono l’interesse dei presenti, forse perché la fattura è ormai fuori moda, o le pietre non sono un granché, o semplicemente non c’è l’estimatore e quindi rientreranno nel caveau.
Man mano che si procede le cifre si alzano e il campanello di ottone lucido del banditore che ricorda quelli delle hall degli alberghi eleganti, prima di essere premuto per stabilire la fine della trattativa, attende varie alzate di mano che si avvicendano in sala, accompagnate dai rispettivi rilanci che se non vengono specificati verbalmente, mi par di capire, salgono di 20 euro in 20 per poi salire di 200 in 200 quando si superano le migliaia.
E qui avvengono delle scalate vertiginose. Orologi da polso svizzeri subacquei o con cronografi e un diamante taglio brillante di quasi cinque carati con montatura in platino accendono il pubblico. Soprattutto per questo ultimo sembrano essere convenuti molti, non tutti per contenderselo, data la cifra elevata, forse solo per godersi lo spettacolo. Vedo che la gente segue trepidante, ma io mi perdo a fantasticare sui viaggi a bordo di navi che arrivano in magnifiche baie lussureggianti o sulle immersioni solitarie in tiepidi mari corallini piene di pesci colorati.
Chissà se i precedenti proprietari degli orologi hanno usato tutte le funzioni decantate dal banditore, se saranno stati in grado di usare il cronografo per stabilire la longitudine e non perdersi nell’oceano. Avranno indossato una tuta da sub con tanto di bombole per spingersi fin dove l’orologio può contrastare la pressione? E avere al dito un brillante grosso come un fagiolo fa sprizzare di gioia dalla mattina alla sera essendo ben noto che i diamanti sono i migliori amici delle ragazze?
Intanto tutti questi oggetti passano velocemente di mano in mano agli addetti per raggiungere i nuovi proprietari che stanno seguendo le ultime formalità con altri impiegati e la gente in sala commenta a bassa voce le dispute appena concluse. Chissà se erano presenti i vecchi proprietari, per dare malinconicamente un ultimo sguardo a quello che un tempo era loro o hanno già dimenticato tutto come gli oggetti stessi, gli unici sicuri custodi di segreti che non possono svelare?
Uscendo noto i postumi di quello che si è appena consumato: una signora che si contendeva il brillante è visibilmente agitata e passeggiando nervosamente su e giù per la via parla al cellulare per informare chissà chi su com’è andata la disputa.
Cambio strada e giro in Via Botero dovei vedo un altro ingresso e gente che s’infila silenziosamente al Monte dei Pegni. La ruota gira e prossimamente gli oggetti non riscattati usciranno prima o poi dall’altra via...
2012