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Acquista un kilowatt
Energie rinnovabili: chi condivide, guadagna
di Oscar Borgogno
“Agricoltore del Cuneese cerca soci per creare una centrale fotovoltaica compartecipata tra cittadini”: questo messaggio, diffuso su internet nel gennaio 2007, è l'inizio di un'avventura che ha saputo coniugare sostenibilità ambientale ed efficienza economica.
L'ideatore è Marco Mariano, imprenditore agricolo di Fossano: “Desideravo realizzare un impianto fotovoltaico, ma non disponevo del capitale adeguato. Ho provato a condividere il progetto per rendere meno gravoso l'investimento”. L'iniziativa è stata battezzata “Adotta un kilowatt” ed è riuscita ad attirare adesioni e investimenti attraverso il meccanismo dell'azionariato popolare. “All’inizio, spiega Mariano, il gruppo era composto solo da piemontesi, poi il progetto ha continuato a diffondersi sul web, tant'è che siamo stati contattati da Lombardia, Liguria e altre regioni. Il centro propulsore è rimasto comunque il Piemonte”.
Man mano che continuavano ad arrivare le adesioni è cresciuta anche l’esigenza di una struttura più definita, così è nata Solare Collettivo. Si tratta di una onlus finalizzata a promuovere una nuova cultura ecologica “che punta a responsabilizzare la cittadinanza, spiega l’ideatore, e informarla sui potenziali vantaggi economici derivanti da un uso oculato delle risorse naturali: dalla gestione dell’acqua e dell’energia sino al ciclo di produzione-smaltimento dei rifiuti”. In meno di un anno, nel 2008, le sottoscrizioni di 40 partecipanti hanno permesso di realizzare, con un investimento di circa 100mila euro, un impianto di 20 kilowatt su un capannone messo a disposizione dalla cooperativa sociale Prometeo di Mondovì che si occupa di raccolta differenziata e manutenzione del verde urbano. Gli investitori sono poi entrati nella stessa in qualità di soci sovventori, partecipando quindi alla ripartizione annuale degli utili. Con il successivo coinvolgimento di interi gruppi interessati alle rinnovabili da Veneto, Emilia e Toscana, i tempi erano ormai maturi per una seconda fase. “Nel dicembre del 2008, racconta Mariano, abbiamo fondato la cooperativa Retenergie per coinvolgere nella produzione di energia rinnovabile gli utilizzatori finali, tracciando un circolo virtuoso che parte dalla produzione e arriva fino al consumo”.
Le linee di sviluppo comprendono quattro settori: fotovoltaico, idroelettrico, eolico e cogenerazione-biomassa. La cooperativa, fin dalla propria nascita, si è dedicata anche all'organizzazione di Gruppi d'acquisto solidale (G.A.S.). Questi aggregano persone interessate a installare un impianto fotovoltaico, con l’obiettivo di costituire “massa critica” e ottenere un significativo abbattimento dei costi delegando l'intero iter organizzativo ad un unico imprenditore. Il successo dell'iniziativa è dimostrato dai numerosi G.A.S. che si sono formati nella Provincia Granda (a Fossano, Racconigi e Savigliano), a Carmagnola nel Torinese e ad Imperia. La cooperativa Retenergie, presieduta da Mariano, in soli tre anni ha così raggiunto un capitale sociale di 450.000 euro e conta già tra le sue proprietà cinque impianti fotovoltaici in Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia, per un totale di un centinaio di kilowattora (kWh) di potenza installata. Senza considerare ancora i “mini-impianti” idroelettrici: 170.000 kWh che si aggiungeranno agli altri tra sei mesi, quando entreranno in attività. “Il prossimo obiettivo che ci siamo prefissi, spiega Mariano, è quello di riuscire a produrre, entro la fine del 2012, almeno 500.000 kWh. Per rendere poi più appetibile a livello economico l’investimento nella cooperativa, ci proponiamo di diventare, nel giro di quattro anni, anche fornitori dell’energia che produciamo. Senza essere costretti, come dobbiamo fare adesso, a venderla allo Stato e appoggiarci ad aziende esterne per la fornitura domestica. Per chiudere il circuito dell'energia pulita, però, abbiamo bisogno di trovare almeno seimila potenziali clienti e di realizzare, in questi quattro anni, un numero adeguato di impianti per soddisfarli”.
La cooperativa conta ora 421 soci da tutta Italia (tra cui professori universitari, studenti, liberi professionisti, imprenditori agricoli, ecc.), con uno zoccolo duro di 168 piemontesi, organizzati a livello locale in gruppi regionali che ogni sei mesi si riuniscono in assemblea per programmare l'attività. Tra loro c’è anche Stefano Caserini, docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici del Politecnico di Milano, che commenta entusiasta: “Mariano ha saputo porsi all'avanguardia in Italia con un metodo di produzione e condivisione dell'energia straordinariamente innovativo ed efficiente, basato sulla cooperazione”. L'attività di Retenergie è inoltre regolata da un ferreo codice etico: “Per quanto riguarda il fotovoltaico, spiega Mariano, siamo fermamente contrari agli impianti a terra perché riteniamo che il suolo fertile vada dedicato all'agricoltura o comunque valorizzato in modo migliore rispetto ad una sterile e soffocante copertura di pannelli. Inoltre, per il settore idroelettrico abbiamo intenzione di installare impianti di produzione solo in siti già antropizzati: lavoriamo su canali irrigui, acquedotti e manufatti preesistenti”.
Il boom di adesioni e sottoscrizioni riscosso in pochi anni è dovuto anche all'innovativa suddivisione dei soci, modellata sulle esigenze personali dei singoli. Quelli coinvolti direttamente nell'attività di Retenegie sono i “soci sovventori”, che entrano nella cooperativa con una quota sociale minima di 500 euro (fino ad un massimo di 30.000), intoccabile per almeno dieci anni, che permette a chi non ha la possibilità di realizzare un proprio impianto di essere comproprietario di quelli della cooperativa e partecipare alla ripartizione degli utili a fine anno. “Da gennaio 2012, anticipa Mariano, avvieremo un'attività di prestiti sociali, rivalutando il denaro che ci verrà messo a disposizione con interessi fissi del tre per cento”. I “soci cooperatori”, invece, con un’adesione da 50 euro hanno a disposizione diversi servizi professionali tra cui la consulenza per le certificazioni energetiche e la riqualificazione degli edifici. Chi invece preferisce dedicarsi unicamente all’aspetto creativo-culturale può iscriversi (con una quota di soli 10 euro) a quello straordinario laboratorio d’idee che è divenuta l’associazione Solare Collettivo, la quale ha recentemente partecipato al progetto “VentolONE”, nell’isola africana di Zanzibar, realizzando un micro-generatore eolico artigianale, a basso costo e facilmente riproducibile dalla popolazione locale. Ancora in cantiere il progetto “Coltiviamo il sole”: una serie di mini-finanziamenti collettivi per l’installazione di impianti fotovoltaici nelle aziende agricole tra Cuneo e Torino, ripagati con una stabile fornitura di prodotti eno-gastronomici.
“Potenzialmente, conclude Mariano, questo circuito di produzione e gestione reticolare, rivelatosi economicamente efficiente, potrebbe diffondere una sorta di democrazia energetica basata sulla condivisone. Noi però preferiamo compiere un passo alla volta, senza fretta”. Del resto, il motto gandhiano che corona il sito di Retenergie recita: “Fra i mezzi e i fini c’è la stessa relazione che esiste tra seme e albero”. Certo: servono tempo, ostinazione, serietà. Prima o poi, però, ci si accorgerà che quello che pareva essere un piccolo germoglio in un terreno troppo ostile, si sarà tramutato in un fusto rigoglioso, slanciato verso il cielo e con solide radici ancorate al suolo. Radici piemontesi.
Questo articolo ha vinto la V edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Economia
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