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Il Risorgimento in un tweet
Gli eroi dell'unità in un social network
di Roberta Arias
Giovani, avvezzi alla tecnologia e ai nuovi linguaggi della piattaforma web danno voce alla storia, rievocando, come fossero ancora fra noi, le figure più importanti del Risorgimento italiano. “Twittano” l'Unità d'Italia attraverso le parole originali di chi l'ha teorizzata, perorata e conquistata 150 anni fa. Dalle lettere scritte a inchiostro ai post di Tweet, dalle missive ai click del social network. “Segui la nostra lista di eroi” recita il gruppo dei twittiani. Le stesse parole, la stessa atmosfera, lo stesso tricolore: a cambiare è il mezzo che li riporta in vita azzerando le distanze generazionali, facendo un tuffo nei pensieri, nei temi, nell’Italia che fu, per certi aspetti ancora molto affine a quella attuale. A distanza di un secolo e mezzo incontriamo Garibaldi, Mazzini e Cristina di Belgioioso.
L’appuntamento è alle 16 nella Torino storica. Sono colti e disinvolti, ma con quel non so che sabaudo che li spinge al senso critico delle cose. I loro nomi sono Roberto, Silvia e Fabrizio: ci fermiamo in un caffè di Via Po per conversare, quasi a volerci calare nell’atmosfera di altri tempi, sotto i portici signorili che furono testimoni muti degli incontri di Cavour e degli intellettuali dell’epoca.
I torinesi Roberto Cena, Fabrizio Mastroleo, Silvia Alberto, Marco Ferraris e Diego Scarella incarnano i personaggi che hanno costituito l’Unità d’Italia. A lanciare l’idea è Roberto, editor e sceneggiatore teatrale: “Abbiamo deciso di celebrare i 150 anni d’Italia in modo originale e pubblico attraverso linguaggi nuovi, come quello multimediale, familiare soprattutto ai più giovani”. Il profilo web di ogni personaggio è stato attivato in data storica, il 17 Marzo, per arrivare, in nemmeno due settimane, a un numero di 150 utenti, un record multimediale. I dieci personaggi che hanno fatto l’Italia parlano ogni giorno su Twitter e hanno a disposizione al massimo 140 caratteri, non uno in più. “La difficoltà, racconta Mastroleo, è quella di sintetizzare in poche battute un pensiero, senza banalizzarlo o minimizzarlo, fino ad ora ci siamo riusciti, ma non è semplice!”.
Dieci personaggi da novanta: Mazzini, D’Azeglio, Gioberti, Cristina di Belgioioso, Cavour, Nievo, Pisacane, Vittorio Emanuele, Garibaldi e Cattaneo. Ciascuno rappresenta un pezzetto del puzzle della grande penisola che prende forma, un punto di vista dell’Unità d’Italia, dall’animo federalista al monarchico, dallo spirito socialista al meridionalista. E senza indugi si rivelano ogni giorno in un tweet, pur nelle loro differenze di dialettica e contenuti, tutti e dieci affascinanti e sorprendenti: “Pisacane, spiega Cena, è stato una rivelazione. Leggendo i suoi scritti emerge un ottimo scrittore, con idee davvero all’avanguardia”.
Il criterio con cui il gruppo ha deciso di indossare i panni dei grandi dell’epoca, è stato deciso in modo piuttosto casuale: ad ognuno sono stati attribuiti due personaggi twittiani. Silvia è al contempo Cristiana di Belgioioso e Gioberti; Fabrizio indossa le vesti di Garibaldi e di Vittorio Emanuele, Roberto incarna Cavour e Mazzini, Diego fa le veci di Nievo e Pisacane, mentre Marco anima le figure di Cattaneo e D’Azeglio.
Quanto tempo e impegno può richiedere ogni giorno dare voce alla storia? Mastroleo spiega: “Ogni giorno devi dedicare almeno mezz’ora di tempo, poi c’è la ricerca dell’argomento, che dev’essere studiato in base ai temi attuali. Inoltre, è necessaria una buona dose di costanza, dobbiamo leggere tutti i loro dibattiti, passo passo… non a caso andiamo in giro con i libri di storia nello zaino, il nostro personaggio dev’essere accudito, quotidianamente, diventa un po’ una parte di noi stessi, anche nelle espressioni che utilizza, spesso in vecchio stile!”.
Un’iniziativa che sembra soddisfare il pubblico: “Siamo seguiti anche da molti insegnanti che hanno adottato il modello degli eroi twittiani nei loro metodi didattici”, commenta Cena. “Alcuni lo hanno usato per raccontare la storia in modo alternativo e impattante. È bello vedere come può rendersi utile un social network, può diventare un mezzo educativo e di comunicazione”. Silvia aggiunge: “È servito molto anche a noi, abbiamo imparato tanto, leggendo e studiando la storia abbiamo scoperto i personaggi, rendendoci conto di chi fossero realmente, del loro operato e pensiero se ne sa davvero troppo poco!”.
La storia sembra quindi ripetersi, i temi riecheggiano con forza un secolo fa come adesso: Twitalia150 parla di Democrazia, di Repubblica, di Papato, di economia, di educazione e di progresso e lo fa con contenuti straordinariamente attuali per l’epoca. Curioso come, leggendo i loro scritti, la libertà di parola sembrava esistere, almeno a parole: “Una volta non erano mica tanto morigerati, le cose le dicevano chiare e tonde!”, racconta Cena. Twit dopo twit la storia prende forma sul web, attraverso la tecnologia si dialoga con i costruttori dell’Italia risorgimentale. D’Azeglio manda in rete il suo pensiero: “Credo però, che se il popolo avesse quella vera educazione che gli è dovuta, non occorrerebbero cannoni o patiboli”, mentre Belgioioso esorta alla virtù scrivendo: “ Non vi é vera forza senza moderazione e giustizia”. Di Pisacane, sfogliando il monitor si legge: “Sia l’Italia Repubblica o Monarchia costituzionale, la libertà, la pace... saranno sempre affidate all’onestà dei governanti”.
Da Marzo a Giugno 2011, il gruppo dei redattori torinesi cerca un tema risorgimentale attinente a problematiche attuali e crea il messaggio ad hoc. Il parallelo, ideale, tra storia e modernità trova vita su internet: i padri della Patria parlano a tutti, come se fossero ancora vivi. Il 25 Aprile, il twit di Giuseppe Garibaldi, dichiara: “Siamo tutti operai della Giustizia. Ma, sappiatelo, essa non trionfa se l'uomo non è libero, in terra libera”, mentre il 17 Marzo la piattaforma web si condisce di attimi intensi e accesi, emergono pareri forti: “La nostra Italia sta ora componendosi con gravi stenti, e vincendo potenti ostacoli”, afferma Cristina di Belgioioso e Massimo d'Azeglio risponde: “Purtroppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gli Italiani”.
A distanza di 150 anni, l’atmosfera risorgimentale italiana è stata ricreata e riscritta con mezzi multimediali, descrivendo il fermento, la passione e gli ideali che hanno reso possibile l’Unità, dando voce a personaggi cui il tempo ha tolto la parola o taciuta l’intenzione, coloro che non sono solo delle icone decorate sulle pagine dei libri, ma sono state, innanzitutto, delle persone: uomini audaci, arguti scrittori, lungimiranti economisti, reali di corte e coraggiose nobil donne.
Questo articolo ha ricevuto una menzione alla V edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura e Ambiente
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