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Il Laboratorio della Curiosità

 

Istruttivo come la scuola, divertente come l’intervallo

 

di Gabriella Bernardi 


InsegnaPerché le foglie sono verdi? Perché il tempo scorre? Perché si fatica a salire le scale? Perché l’acqua bagna? Perché lo zucchero è dolce? Si potrebbe andare ancora avanti nel leggere tutte le domande, niente affatto banali, poste sulla facciata del palazzo di Via Gaudenzio Ferrari 1 a Torino, ma debbo entrare; ho appuntamento per visitare il Laboratorio delle Curiosità. 

Caterina Ginzburg mi guida attraverso i vari livelli in cui sono dislocati i laboratori didattici e contro ogni aspettativa noto che quello dedicato alla matematica è affollato e vociante. Una scolaresca si sta divertendo con giochi proposti da due giovani animatori. Cosa mai succede qui? Me lo spiega subito la mia guida: “L’idea di base è di suscitare nei bambini stupore e curiosità attraverso il gioco e la scoperta in maniera creativa. I docenti delle scuole elementari e delle medie inferiori possono scegliere i laboratori scientifici che più interessano e quello sulla matematica stamani è stato prenotato da tempo”

Questa particolarissima struttura per la didattica delle scienze, unica in Italia, è recentissima, inaugurata il 23 settembre 2011 su progetto della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo con l’intento di offrire alle scuole un’occasione di stimolo e di crescita. Le scolaresche, entrando nell’ampio ed accogliente ingresso, fanno subito conoscenza con un personaggio tutto rosso dall’aria interrogativa che con le sue domande sarà sempre presente durante la visita, anche se chi lo sarà fisicamente sono i tutor, ragazzi e ragazze formati come accompagnatori attivi per insegnanti e scolari alla scoperta dei laboratori scelti. 

Iniziando da quelli che coinvolgono i sensi, provo un labirinto buio. Superato l’ingresso molto stretto, la sensazione iniziale è di smarrimento. Abituati a vedere quello che si fa e soprattutto dove si va, vorrei tornare indietro, ma debbo trovare la via d’uscita e dato che gli occhi non servono viene istintivo usare il tatto. Aiutandosi con le mani si scopre che le pareti sono coperte con materiali diversi, più lisci o più ruvidi, che possono fare da guida, e pure la curvatura delle pareti trasmette la direzione da seguire; insomma è proprio il caso di dirlo, qui dentro al buio si guarda con le mani e alla fine, uscendo, si scopre una curiosità: chi rimane fuori dal labirinto può controllare le strategie di chi è all’interno tramite una telecamera a infrarossi. E poco distante si possono vedere dei modelli di alcuni monumenti cittadini come la Mole Antonelliana o Palazzo Madama, realizzati appositamente per i non vedenti, dove toccare, lo si è appena sperimentato, è un modo di percepire quello che non si può vedere. 

Continuiamo il giro per entrare in una stanza con il pavimento inclinato. La prima sensazione è la perdita dell’equilibrio; successivamente l’organismo si abitua a questa nuova situazione e mentre aspettiamo che ritorni tutto normale osserviamo che l’arredamento della stanza si presta per effettuare degli esperimenti con vari oggetti che daranno dei risultati bizzarri, ma non voglio togliervi il gusto di scoprirlo, perché “questa stanza è unica in Europa, un’altra è presente in un museo in Nuova Zelanda”

Le peculiarità non finiscono qui. Passando nelle sezioni riguardanti l’olfatto e l’udito, entriamo in una stanza dal nome misterioso, anecoica, ovvero uno spazio chiuso dove tutti i suoni vengono assorbiti. Qui si può fare l’esperienza di quel silenzio assoluto che non esiste neanche in natura se non nel vuoto dello spazio interstellare, ben difficile per noi terrestri da sperimentare. Si devono attendere pochi secondi dalla chiusura della porta e l’assenza di rumori parrà strana se non inquietante dato che il nostro mondo è fatto di tutto tranne che di silenzio. Se si presta attenzione si può avvertire qualche rumore che proviene da vicino: nessuna paura, si tratta del battito del nostro cuore e il fruscio dell’aria nei bronchi. Un’esperienza che ci ricorda che abbiamo anche un corpo, e che si può ascoltare. Un’altra forma di ascolto con le nostre orecchie e il nostro naso può essere fatta in una camera adiacente. Entrandovi, vengono coinvolti molti sensi: le pareti, il soffitto ed il pavimento mutano di colore, poi si percepiscono dei rumori come le onde del mare che si infrangono sulla spiaggia e per finire si avvertono anche degli odori relativi a questo scenario. Usciti dalla stanza si possono ritrovare su un tavolo altri aromi da testare, preparati da una nota creatrice di profumi piemontese. Dalla porta di un laboratorio realizzato in collaborazione con il Museo del Cinema proviene la Cavalcata delle Valchirie; varcata la porta Paola Traversi mi spiega che stanno effettuando gli ultimi ritocchi per il loro laboratorio, che consiste in varie esperienze visive, tramite filmati proiettati; ma soprattutto acustiche, come un esperimento di stereofonia che usa una serie di altoparlanti per i suoni acuti e un paio di altri per i suoni bassi. Gli uni e gli altri sono ben nascosti, in modo da essere del tutto invisibili, e la scolaresca dovrà indicare da quale direzione giunge il suono acuto e il suono basso. Scopriranno che per il primo la cosa è facile, per il secondo è quasi impossibile. Il tutto ha una spiegazione fisica: la distanza delle nostre orecchie dalla sorgente è lievemente diversa: ciò fa sì che i suoni arrivino ad esse sfasati di un miliardesimo di secondo. Il cervello elabora questa informazione e ne deduce la posizione della sorgente. Le onde dei suoni acuti hanno una lunghezza di alcuni decimetri, paragonabili alla distanza tra le orecchie, e ciò aiuta a capire da dove provengono. I suoni bassi hanno onde lunghe parecchi metri e ciò rende difficile individuarne la provenienza. Oltre agli esperimenti si ripercorrerà il cammino che va dal cinema muto al cinema sonoro fino al moderno surround. 

Attraversate le sezioni di metrologia, di meteorologia, del cosmo e il laboratorio di robotica, scendiamo in cantina e qui si trovano le radici. Ovvero gli scienziati legati al Piemonte come il fisico Amedeo Avogadro, l’elettricista Galileo Ferraris, i matematici Giuseppe Luigi Lagrange e Giuseppe Peano, il chimico Ascanio Sobrero, i medici Giulio Bizzozzero, Salvador Luria, Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco. Tramite un allestimento suggestivo, all’interno di mobili appositi si possono far partire dei filmati e ascoltare questi protagonisti, interpretati da attori, che illustrano le loro scoperte, e al termine si possono ascoltare i progressi raccontati dagli scienziati di oggi che lavorano negli stessi campi di ricerca. 

Il laboratorio della curiosità è aperto dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.00; il percorso di visita dura tre ore che possono essere organizzate con diverse combinazioni di esperienze da stabilire al momento della prenotazione. Le scelte possibili sono gli esperimenti ludici basati sui cinque sensi, le misure, la matematica, l’informatica e una sezione sulle radici della scienza piemontese; se siete insegnanti, per ulteriori informazioni, prezzi, prenotazioni e convenzioni per il trasporto con la GTT potete telefonare al 0114306516 o mandare una mail a
laboratoriocuriosita@fondazionescuola.it o consultare la pagina web
www.laboratoriocuriosita.it

 

 

 

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Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Gabriella Bernardi
Eleonora Chiais
Michela Damasco
Paolo Olivero
Chiara Priante
Marina Rota
Diego Vezza
Elisa Viglio

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