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Nessuno tocchi i toret
La mascotte di Torino approda anche sui social network
di Roberta Arias
Amatissime dai torinesi, simbolo della città, dal verde intenso e dalla storica presenza, le fontanelle a forma di toro sono state protagoniste della vita sociale e politica di Torino nel corso del 2011. Si tratta di un simbolo della città, minacciato perché “troppo verde” da una possibile sostituzione con moderne installazioni in granito grigio di Luserna, il cui primo e unico esemplare realizzato è quello di piazza Carlo Alberto.
La proposta si è presto scontrata con l’opinione dei torinesi, affezionati e gelosi del toretto, un’icona subalpina capace di arredare il tessuto urbano, dissetare ciclisti e bambini durante le passeggiate al parco o lungo i viali alberati. Così, a dispetto della moda di rifarsi il look, i torinesi hanno preso il toro per le corna, inneggiando alla tradizione.
Appena nata la questione, siamo nel gennaio 2011, già si avvertono i primi moti rivoluzionari: su Facebook nasce un gruppo spontaneo, dal motto “No alla rottamazione dei toret”. Oggetto “sacro” di antica creazione, costruito originariamente in pietra e poi sostituito da realizzazioni in ghisa, si lega fin dalla nascita a una leggenda : pare che dalle prime fontane sgorgasse un’acqua molto pregiata proveniente direttamente dal Pian della Mussa, nelle Valli di Lanzo, tanto che il toretto di Piazza Rivoli divenne una meta per torinesi e persone dalla provincia, che vi si recavano per riempire bottiglie e damigiane. Le prime installazioni, sistemate al mercato coperto di Corso Racconigi, originariamente comprendevano anche due ciotole simili a mestoli: quella in alto per dissetare gli uccellini, quella in basso per cani e gatti.
A difendere la mascotte dell’ex capitale italiana ci pensano anche i potenti. Infatti, in occasione delle elezioni di aprile, gli sfidanti per la poltrona a sindaco della città, Fassino e Coppola, si schierano in favore dei settecento tori “sempreverdi”. Schierati agli opposti ma compatti sul destino dei toret, Fassino e Coppola hanno lottato per la loro salvaguardia, rimarcandone il valore simbolico e la torinesità. Portavoci del pensiero cittadino durante la campagna elettorale di Fassino, i tori di ghisa sono stati lo strumento dell’iniziativa “Gran Torino”, un invito rivolto al pubblico subalpino a esprimere la propria opinione, adottando il linguaggio suggerito dalla piattaforma Facebook con le diciture “mi piace”, “non mi piace”.
E così le “storiche con le corna” sono state addobbate di centinaia di post-it, concernenti temi attuali e spinosi, come la crisi di Mirafiori, le piste ciclabili e altri argomenti, da quello sulla città pulita (mi piace) a quello contro il razzismo (non mi piace). Alcuni torinesi hanno anche detto la loro in dialetto, attaccando i bigliettini con la scritta “am pias” e “am pias nen”: a ispirare il candidato Fassino è stata l’idea di un gruppo di giovani scrittori del web dell’agenzia Hub09.
Si tratta di un’operazione curiosa che unisce al simbolo zampillante di democrazia dei toret, l’applicazione web, disponibile su Facebook che consente agli utenti di pubblicare e inviare il loro parere sulla pagina del gruppo “GranToret”.
Mentre Fassino tastava il polso ai torinesi, Coppola sosteneva con forza la loro sopravvivenza e il loro valore, partecipando alla mostra “Vogliono uccidere i toret”. Organizzato in primavera dalla Fusion Gallery di piazza Peyron a Torino, l’evento non solo si è battuto in favore delle fontanelle, ma ha voluto l anciare una provocazione agli artisti: interpretare, rivisitare, fotografare, dipingere, sognare, spremere il senso del toret in tutte le accezioni, trasformandoli in vere e proprie opere d’arte! Un’idea simpatica e vincente, che ha toccato i cuori di molti torinesi i quali, al motto di “nessuno tocchi il toret”, hanno partecipato numerosissimi all’inaugurazione attirati dall'arte, ma soprattutto dall’idea di difendere le fontanelle della “Augusta Taurinorum. Nel pubblico si notavano persone di ogni età e stile, che il piccolo mito verde ha saputo unire. I torinesi non possono e non vogliono rinunciare alla presenza amica e identificativa, vera mascotte della città: verdissimi e zampillanti di acqua fresca,adesso i turèt sono anche sull'I-Phone, con cui è possibile scaricare un’applicazione gratuita (i-toret) per svelarne la posizione, localizzando il più vicino tra viali, piazze e aiuole.
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