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Alamari e crinoline

  

"Nobiltà sabauda": fra divertimento e ricostruzione storica

di Gabriella Bernardi

 

Hanno sfilato per la festa del 17 marzo, ma nei fine settimana non è stato insolito trovarli per castelli o antiche residenze sabaude, dove sembrano uscire da una speciale macchina del tempo. Gli abiti che indossano sono quelli che andavano in voga ai tempi del Conte di Cavour, voluminosi per le dame e sobri per i cavalieri. Un gruppo così non poteva non chiamarsi Nobiltà Sabauda e nella vita di tutti giorni sono impiegati, pensionati o studenti. Silvia, una ragazza di Torino dall’ondulata chioma fulva ci svela il dietro le quinte di chi partecipa a questi gruppi storici che stanno proliferando in Piemonte. La curiosità è d’obbligo per capire perché si decide di fare attività da figurante al di là della propria professione settimanale: “Ho conosciuto il gruppo di Nobiltà Sabauda per caso durante la sfilata del 2 giugno 2007, mi hanno colpito subito i loro vestiti settecenteschi. Essendo anche io in costume li ho avvicinati e dopo aver scambiato poche parole ho capito subito che era un gruppo davvero affiatato e ben strutturato così nel giro di una settimana sono entrata a farne parte insieme a mio marito. Ci sono persone di tutte le età e siamo come una grande famiglia allargata. Da allora per l’ evento dei 150 anni dell’Unità di Italia abbiamo lavorato per alcuni anni alla realizzazione di costumi e di uno spettacolo che comprende teatro e danze con spaccati di vita ottocentesca. Il titolo è “C’era una volta l’Italia che non c’era”, è molto richiesto e lo stiamo portando in diverse città del Piemonte ma anche in Svizzera e in Liguria”. 

Parlando con Silvia non sfugge la sua grande passione per gli abiti indossati dal gruppo, che proprio dalle sue mani sono stati abilmente realizzati, tranne per qualche minima eccezione. Si, adoro l’800 ed in particolare proprio la metà del secolo quando le gonne delle dame erano alla loro massima larghezza, sull’esempio di Sissi (Elisabetta di Baviera, imperatrice d’Austria e moglie di Francesco Giuseppe, n.d.r.). I nostri abiti sono tutti fedeli alla moda del 1861 in Piemonte, sono stati presi da bozzetti originali de “Le Jurnal illustreè de la mode” che era una rivista di moda femminile come per noi oggi Glamour, Cosmopolitan ed anche Mani di fata perché oltre agli abiti, scialli, cappotti ed accessori ci sono pizzi e ricami con la spiegazione per realizzarli”. C'è da dire che quello che si vede non era certo lo spaccato di vita di tutti i giorni o certamente di tutta la popolazione dell’epoca. “Noi rappresentiamo soprattutto la nobiltà in abito da sera e da ballo, quindi ricchissimi di pizzi e decorazioni; però nella parte teatrale che recitiamo ci sono anche abiti da giorno, più semplici e fatti con tessuti meno preziosi”. 

Oltre alla riproduzione di moda dell’epoca e alla realizzazione di abiti del Settecento, si è notato un particolare costume esibito durante la festa dei Granatieri, svoltasi a Torino lo scorso 18 aprile. Silvia in quella occasione ha lasciato a casa i begli abiti da festa per indossare un abito da Cantiniera che colpiva immediatamente, essendo parecchio insolito: pantaloni e, sopra, una gonna non troppo lunga. Si scopre che era una specie di divisa per le donne che facevano parte dei reggimenti. Quindi sorge spontaneo chiedersi: ma anche le donne andavano in battaglia? “Sì, esistevano, ma non erano registrate come gli uomini; entravano a far parte dell’esercito da clandestine e se morivano… È singolare la storia delle cantiniere: ci sono state in tutte le nazioni e in tutte le epoche, cosa che nessuno o quasi conosce, altro che emancipazione! Però si ha notizia di una Cantiniera, che si chiamava Maddalena Donadoni, originaria di un paese in provincia di Varese: non è morta in battaglia e ha fatto due guerre prendendosi la medaglia. Abbiamo trovato su un libro di un signore del gruppo una paginetta che parla di alcune cantiniere che hanno ricevuto la medaglia e poi ci sono dei figurini di cantiniere di vari eserciti e quindi, non avendo una figura di quella che interessava a noi, abbiamo creato la divisa guardando le stampe e facendola simile alla divisa degli uomini. L'esperto ha detto che praticamente alle donne che volevano arruolarsi veniva data una divisa maschile e poi loro se l'aggiustavano secondo il gusto femminile - ecco perchè la gonna sui pantaloni - ma oltre a questo non abbiamo molto, purtroppo”.

Dopo questa curiosità storica inattesa viene naturale chiedersi quali sono state le uscite o le presenze più divertenti, quelle più problematiche o magari qualche aneddoto particolare. “L’uscita più strana è stata quest’anno al teatro di Caselette dove non potevamo portare amici o parenti perché era stato prenotato per le scolaresche, che poi non sono venute, e abbiamo recitato con 40 spettatori: Praticamente il teatro era vuoto però lo spettacolo è andato bene ed è quella la cosa che conta. Oppure a Rivoli per la rappresentazione “C’era una volta un Re”, alla fine dello spettacolo che rappresentano ogni anno sull’abdicazione del Re in favore del figlio, abbiamo fatto un assaggio del nostro spettacolo; io avevo dimenticato il corpino a casa e mio marito, già cambiato, è partito di corsa in macchina fino a casa per recuperarlo, per fortuna è arrivato un minuto prima di entrare in scena… Mamma che agitazione! E la stessa sera è stato bellissimo vedere i fuochi artificiali vestiti in abiti dell’Ottocento, molto romantico! Comunque tutte le uscite sono belle, divertenti e si ricordano con piacere, soprattutto per la bella compagnia che c’è nel gruppo”

Per tutte le informazioni e gli appuntamenti del gruppo, si può visitare il sito www.nobiltasabauda.net.

2011



 

 

 

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Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Roberta Arias
Gabriella Bernardi

Michela Damasco
Giulia Dellepiane
Andrea Milasi

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