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Più precario di così... Andrea Loreni, funambolo


Andrea Loreni, funambolo
Michela Damasco


Andrea LoreniLo ha postato Jacopo Fo sul proprio blog, l’8 giugno: “Domenica scorsa è riuscito a camminare su una fune lunga 250 metri, sospesa a 90 metri di altezza, tra i monti Penna e Billi di Pennabilli. Laureato in filosofia, è chiaramente un precario”.

Quando lo scopre, Andrea Loreni, funambolo filosofo o filosofo di professione funambolo che dir si voglia, sorride: “In effetti, sono proprio un precario, sapevo che sarebbe stato così fin dall’inizio. E sono contento di esserlo”

L’ultima sua impresa, che ne fa l’unico funambolo di grandi traversate in Italia, è appunto il record segnato tra le rocche di Penna e Billi, nell’ambito di “Artisti in piazza 2011”. Un Philippe Petit all’italiana, verrebbe da dire, ovvero l’uomo che, nel 1974, attraversò lo spazio tra le Torri Gemelle a New York. Sorride Andrea, mentre racconta cosa combina nella vita. Sorride della vita. Per fortuna, la sua precarietà non è quella che si associa alla triste e difficile condizione di molti lavoratori in Italia, oggi. 

Lui è precario perché, come scrive sul proprio sito, dopo aver conseguito la laurea in filosofia, rincorrendo un filo logico, si è trovato per l’appunto su un filo, d’acciaio però, confrontandosi con l’equilibrio. Ciò che definisce “una sfida, un sogno, un pezzo di poesia scritto nel cielo da un lungo cavo d’acciaio”. Da dodici anni cammina su un cavo e da cinque conosce le grandi altezze: “Già durante gli studi ho cominciato con i primi spettacoli” spiega. “Ho visto uno spettacolo di strada e m’è piaciuto, anche per il concetto di arte come mezzo di contatto col pubblico”

La precarietà resta anche economica, sotto un certo punto di vista: “Vado avanti contratto per contratto, ma sono fortunato, anche perché ho trovato che, nell’arte di strada, il rapporto economico è molto onesto: si tratta di uno scambio chiaro e senza filtri che mi ha subito incuriosito”.

Una curiosità che lo ha spinto a superare ogni volta il limite precedente. La prima sfida gliela lancia il padre di un’ex fidanzata del tempo, come ricorda sempre sorridendo: “Mi disse che nella vita non si può fare sempre ciò che si vuole. Ah no? Beh, io l’ho fatto e lo sto facendo!”. Ha cominciato a esercitarsi su una corda tesa tra due alberi nel suo 

Loreni

giardino, per poi passare all’acciaio, dato che preferiva il filo teso: “Ho iniziato per puro gusto e mi sono ritrovato sul cavo in un paio d’occasioni”. La differenza la fanno sia l’altezza, sia la lunghezza: “Il filferrista, al circo, usa un cavo relativamente corto e si ritrova più o meno sempre nelle stesse condizioni. Nel mio caso, invece, più aumenta la lunghezza, più il cavo si muove in un certo modo e cambia, mentre l’altezza ti cambia sia perché, con un cavo alto, usi il bilanciere per compensare il movimento del corpo, sia per la testa. Le grandi altezze riservano sempre sorprese e sono una scoperta del nuovo ogni volta”

La parte più difficile riguarda proprio la testa: “A camminare sul filo s’impara, il più è riuscire ad applicare la tecnica imparata. Devi sempre essere concentrato su quello che fai, sul mettere un passo davanti all’altro e basta”. Non c’è spazio per i pensieri, in quel momento, anche se “dopo Pennabilli, ho trovato un nuovo collegamento con i miei studi in filosofia: l’amore per la conoscenza. Sul cavo imparo a conoscere sempre di più me stesso, le reazioni lassù ti fanno capire come sei e anche come sono gli altri”. Alla conoscenza interiore si aggiunge quella tecnica del montare, perché servono anche nozioni tecniche nei montaggi, per cui Andrea si fa aiutare da alcuni ragazzi. Per l’attrezzatura usata in Emilia Romagna, ci tiene a citare la Spanset, “ditta che mi ha sponsorizzato”.

Il primo sopralluogo a Pennabilli l’ha fatto due anni fa, ma “era troppo a ridosso del festival, per cui abbiamo rimandato. A giugno 2010 ho deciso per quest’anno”. L’allenamento mentale, per familiarizzare con quell’idea, fatto anche di meditazione zen, è iniziato quindi un anno prima: “Il dubbio era: ma ne vale la pena? Ero parecchio teso durante la traversata, ma doveva andare così. Anche perché la gente si immedesima subito in quello che fai, c’è grande partecipazione emotiva”

Ecco, ne vale poi davvero la pena? “Assolutamente sì. C’è il rischio della routine, ma hai comunque la possibilità di variare”

Compagna d’avventura, sempre e comunque, la paura: “C’è sempre, ed è giusto così, perché è sempre meglio che tu sappia che stai facendo qualcosa di potenzialmente pericoloso. Anche se, per essere reattivo, devi essere rilassato come un gatto pronto a scattare. La rigidità può solo frenarti”. Un po’ gatto, nel fisico, lo è: alto, longilineo, dà l’impressione di essere pronto a scattare davvero in ogni momento.

Si allena due o tre volte alla settimana sul cavo, va a correre, fa meditazione, cura il giardino e rimane sempre aperto a ciò che può succedere: “Bisogna saper prendere le cose un po’ come vanno senza essere chiusi, essere capaci a lasciarsi un po’ portare dalla corrente”.

Oltre alle grandi altezze, con attraversamenti di fiumi, piazze – anche dell’Arco olimpico di Torino nel 2007 – Andrea porta in giro per l’Italia lo spettacolo Aria n. 3, con il duo Le Baccanti, che ha debuttato nel 2006. Il progetto fa dell’architettura urbana la sua cornice privilegiata: la spettacolarità della traversata è aumentata dalla presenza di due acrobate aeree sospese allo stesso filo del funambolo, che crea un potenziale non solo d’immagine, ma anche emotivo. I tre artisti, con il funambolo che conduce il gioco, in bilico sul filo alto cui le Baccanti affidano i duetti acrobatici, ancorandosi alla realtà di ogni singola città, delle sue piazze e dei suoi edifici, tendono i loro tessuti e i loro cavi, mischiano le loro carte e coinvolgono il pubblico in evoluzioni aeree.

Inoltre, anche se ultimamente vi dedica meno tempo, Andrea ha al suo attivo anche Mr Meraviglia, spettacolo tutto rosa basato su tecniche circensi e teatralità.

Quando la propria filosofia di vita è in qualche modo sempre appesa a un filo - anche se “la priorità assoluta è l’amore, in generale e con la mia fidanzata” dice convinto - difficile dire cosa sarà del futuro: “Vorrei poter finire quando lo decido io. Il gusto è proprio riuscire a vedere sempre qualcosa di possibile. Ho imparato che si può sempre fare di più”

Le possibilità concrete, al momento, non mancano, alche al di fuori dell’Italia: “Stiamo prendendo contatti per un festival a Gerusalemme nell’agosto 2012 e in Brasile l’ottobre seguente”. Ad Andrea piacerebbe anche scrivere: “qualcosa di interessante, penso di avere qualcosa da dire”.

Di certo, nella vita, non avrebbe voluto fare un lavoro banale: “Se non fossi diventato artista e funambolo, avrei voluto fare la rockstar”. Senza mezze misure, insomma. 

Intanto, dopo aver partecipato a due recenti video musicali, rispettivamente di Niccolò Fabi e dei Subsonica, con una rockstar si è esibito: sei date dell’ultimo tour di Vasco Rossi. “Voleva un funambolo, e sono stato contattato. Nell’interludio, dovevo attraversare una parte dello stadio. La parte relativa al montaggio è stata meno interessante, ma mi esibivo di fronte a 60.000 persone… mi sono davvero sciolto solo alla seconda traversata”

Sempre col sorriso, pronto a scattare, nella prossima traversata. Sul filo, con filosofia.

Info

www.ilfunambolo.com



 

 

 

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Hanno collaborato a questo numero:

Nico Ivaldi

Matteo Acmè
Gabriella Bernardi

Valeria Bugni
Alessia Cerandola
Michela Damasco
Giulia Dellepiane
Valentina Roberto
Sabrina Roglio

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