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Cascina Caccia

CASCINA CACCIA

Una fattoria contro mafia e illegalità

Alessandro Golia


Sono i mali che non si avvertono quelli più pericolosi (Erasmo da Rotterdam)

Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola. (Giovanni Falcone) 


Bruno CacciaA pochi chilometri da Chivasso, nel piccolo borgo di San Sebastiano da Po sorge un casale gestito dal gruppo Abele e dall'associazione  Acmos, che ha la particolarità di ospitare, a cadenza regolare, riunioni di una comunità di giovani impegnata attivamente contro la mafia e l'illegalità. 

Questo caseggiato rurale è stato proprietà di un gruppo mafioso capeggiato da Domenico Belfiore, responsabile dell'assassinio del procuratore torinese Bruno Caccia avvenuto il 26 giugno 1983, e appartenente al ramo mafioso catanese della 'ndrangheta, incastrato nel 1992 grazie alla confessione di un pentito e condannato all'ergastolo l'anno successivo. 

Ricordiamo l'importanza di Bruno Caccia, giudicato uno dei procuratori più inflessibili e dediti al lavoro della storia piemontese. Il suo impegno ha permesso di istituire i primi processi contro le Brigate Rosse e le associazioni mafiose che comandavano già negli anni '70 e '80 sul nostro territorio. Alla sua memoria di alto magistrato è intitolato il Palazzo di Giustizia di Torino.

Anche dopo l'arresto di Belfiore la cascina, in cui il criminale decise di dare l'ordine di uccidere il procuratore Caccia, è rimasta proprietà delle cosche mafiose giacché intestata a un suo parente incensurato, e si è dovuto attendere l'ordine di confisca e l'effettiva liberazione avvenuta nel 1999 prima che il Comune di Sebastiano Po potesse riottenerne la possidenza.

È del 2007 l'idea di concedere l'edificio alla responsabilità del gruppo Abele e di Acmos, che ne avevano fortemente richiesto la disponibilità per destinarne un'iniziativa fondata in memoria di Bruno Caccia e di sua moglie Carla, ed un utilizzo sociale a vantaggio di tutti coloro che fossero interessati ad avvicinarsi all'ambiente delle comunità dedite all'attività di anti-mafia sorte anche nella nostra Regione. 

Attività in CascinaLa principale di queste è Libera, gruppo giovanile istituito dal Don Luigi Ciotti, sorto nel sud d'Italia come movimento in aperta opposizione contro la rete mafiosa e camorristica che da sempre sta stroncando la libertà della popolazione di queste zone.

Negli ultimi anni l'istituzione, ora ufficialmente nota come Cascina Caccia, raduna ragazzi da tutto il Piemonte per una vera esperienza d’impegno per la legalità e la solidarietà: infatti l'ettaro di terreno coltivabile a essa legato è lavorato da circa 250 giovani in occasione dei campi estivi istituiti annualmente da Libera e reti affiliate, permettendo di costituire il marchio Libera Terra, che vende i prodotti raccolti, dagli ortaggi ai prodotti dell'allevamento di animali da fattoria alle vere e proprie specialità del posto, ovvero le produzioni di nocciole e miele in grandi quantità (solo nell'ultimo anno si sono ricavati 25 quintali di miele).

L'opportunità offerta da questi campi di lavoro estivi, congiuntamente agli incontri istituiti in modo ricorrente durante tutto il corso dell'anno, permettono ai giovani, e non solo, di avvicinarsi a temi sociali di importanza grandissima, anche se largamente ignorati dalla maggior parte dei cittadini italiani. Infatti non tutti ne sono a conoscenza, ma la presenza di cosche mafiose sul nostro territorio è ormai diagnosticata da molti anni, e l'idea che gli affari legati alle attività clandestine mafiose riguardino solo alcune zone d'Italia deve essere superata. 

L’omicidio di Bruno Caccia è solo uno dei tanti esempi che si possono fare riguardo alle azioni delittuose commesse da questi gruppi criminali al Nord; ma ancora più forte è la loro presenza nel settore industriale o commerciale, ed è proprio in ciò che vengono compiuti i maggiori profitti illegali e il danno peggiore per la nostra società. Esattamente per questo motivo il ruolo di questi ragazzi appare ancora più importante: infatti il loro impegno di volontari assume un significato più forte dal momento che è compiuto proprio dove, fino ad un decennio circa or sono, i malavitosi organizzavano i loro sporchi affari.

Questi lavori non sono un banale passatempo estivo, ma una celebrazione di tutti quei personaggi appartenuti al passato italiano che hanno assunto un valore quasi leggendario agli occhi di noi giovani per la loro lotta contro mafia e illegalità. 

Attività in cascinaTutti i prodotti sono venduti con il marchio Libera Terra e il ricavato viene impiegato per finanziare le attività riguardanti gli altri terreni confiscati alle mafie sparsi su tutto il resto d'Italia o le centinaia di presidi di Libera presenti in tutte le regioni e le loro iniziative concernenti anche gli altri temi sociali che coinvolgono i giovani di oggi.

I campi lavoro sono aperti ogni estate presso la Cascina Caccia, in Via Serra Alta 6 a San Sebastiano Po e accolgono i ragazzi maggiorenni pronti a un po' di lavoro all'aperto, o quanti sono alla ricerca del loro futuro e desiderano chiarirsi le idee sulla propria vita con una piacevole attività alternativa. 

Inoltre, i quattro residenti fissi della Cascina organizzano periodicamente incontri in collaborazione con le associazioni locali su mafia e ambiente, oltre che eventi artistici come mostre di pittori locali o spettacoli teatrali.

L'illegalità è una realtà concreta, e l'unico modo concessoci per combatterla è riscattarci attraverso l'informazione e l'educazione ad un nuovo modo di vivere come cittadinanza attiva, pronta a far valere la giustizia e l'onestà in tutti i contesti che le richiedono, perfino nella politica, pur restando più che fermamente estranei ai movimenti filo-partitici. Questo luogo appartato, verde e rigoglioso del Piemonte testimonia che qualcuno è riuscito a ribellarsi a questo male minaccioso. Dobbiamo assumerlo da esempio, perché questo primo tratto è soltanto l’inizio di un percorso che dura tutta una vita.



Questo articolo ha ricevuto una menzione alla IV edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Cultura e Ambiente

 

 

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Hanno collaborato a questo numero

Nico Ivaldi
Roberta Arias
Gabriella Bernardi
Michela Damasco
Marco Doddis
Alessandro Golia
Gabriele Guccione
Sabrina Roglio
Marina Rota
 

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