MONOPATTINI ELETTRICI
E PESCE SOSTENIBILE
La comunicazione scientifica come professione
Sabrina Roglio
Albert Einstein diceva “la scienza è una cosa meravigliosa... per chi non deve guadagnarsi da vivere con essa” e a sentire le cronache, questa affermazione è ancora vera. Fortunatamente non per tutti.
A Torino Elor Dsc, una società che si occupa di comunicazione scientifica creata quattro anni fa dal giovane biologo Paolo Legato (37 anni), non sembra abbia questi problemi. L’azienda che oggi include, oltre a Paolo Legato, altri due biologi, Daniele Tibi (33 anni)e Michela Cogo (27 anni), è il risultato di idee e esperienze sviluppate già nel 2000 durante gli anni dell’università.
“In quegli anni, racconta Paolo Legato, a Torino c'era l’intenzione di creare un museo della scienza, si respirava quell'aria e c'era tanta energia. Io e Daniele all'epoca eravamo stati invitati a creare dei laboratori didattici. Dopo cinque anni di esperienza ho fondato una piccola azienda per fare consulenze. Dopo un anno è arrivato Daniele, poi Michela e adesso c’è anche Jacopo. Siamo contenti che una cosa come la divulgazione scientifica permetta di vivere a tre persone abbastanza giovani.”
Anche se l’azienda è “profit” gli scopi sono sicuramente nobili. “La nostra vocazione, prosegue Legato, è quella di creare cultura scientifica. Siamo convinti che in tutti i paesi e soprattutto nel nostro, avere nuovi scienziati sia fondamentale ma bisogna iniziare presto. È molto importante aiutare i cittadini di domani che ora sono piccoli ad essere tranquilli nel confronti della scienza, devono sapere che possono avvicinarsi alla scienza e capirla”.
Elor dsc porta avanti diversi progetti, alcuni da consulente altri sono invece progetti interni.
“Siamo i referenti per Fondazione Crt di due diversi progetti. Entrambi legati al progetto Diderot, il primo si chiama Matebimbi ed è un corso di matematica per i bambini piccoli delle elementari composto da quattro moduli della durata di un’ora e mezza che riguardano i temi della Logica, dei Numeri, della Matematica della natura e del Problem Solving; l’altro è invece l’organizzazione e la progettazione, ormai giunta al terzo anno, della Mathematics summer school, una scuola estiva di matematica per studenti al primo anno del Politecnico e delle facoltà scientifiche dell’Università di Torino ”.
Due progetti che fotografano un interesse sempre maggiore per l’insegnamento delle scienze. Dal 2008, infatti, le classi coinvolte nel progetto Matebimbi è quasi raddoppiato. Erano 297 nel 2008/2009 con 5.699 bambini coinvolti, sono aumentati nel 2009/2010 con 562 classi e 10.319 bambini per scendere di poco nel 2010/2011 a 538 classi e 9635 bambini, per un totale complessivo di bambini coinvolti in tre anni pari a 25.653.
“Oltre ai progetti con bambini e i giovani, continua Paolo Legato, un altro ramo che ci piace e che ci sta a cuore e sul quale stiamo lavorando è la formazione professionale degli insegnanti. Ci siamo rivolti all’Exploratorium di San Francisco, forse il miglior museo della scienza al mondo. Al suo interno ha l’”Institute for Onquiry” che si occupa di fare di formazione agli insegnanti. Ho personalmente seguito due corsi con loro l’anno scorso e due anni fa e siamo riusciti a definire un accordo grazie al quale possiamo tradurre i loro materiali didattici in italiano e usarli”.
Il focus di questo approccio è legato alle abilità di processo: osservare, porre domande, formulare ipotesi, fare previsioni, pianificare e realizzare un’indagine scientifica, interpretare i risultati, comunicare. Tutti le posseggono ma normalmente rimangono latenti o se ne sviluppano alcune più di altre. L’obiettivo è quello di lavorare sulle varie abilità di ciascuno, riconoscerle e insegnare a migliorare quelle più deboli.
“Ad aprile abbiamo organizzato insieme al Museo Regionale di Scienze Naturali, spiega Paolo, un corso di tre sabati pomeriggio per maestri e professori. Nel modulo Il circo della vita di processo, sono stati presentati esperimenti semplici e poco costosi: l’insegnante può così continuare a svolgere il programma che faceva prima ma ha la possibilità di introdurre anche questo nuovo approccio”.
Accanto a queste attività di consulenza, Elor dsc sta sviluppando autonomamente (quindi senza l’apporto di un finanziamento esterno) due progetti legati alla sostenibilità nei quali crede.
“Vorremmo organizzare, spiega Legato, dei giri turistici a Torino con i Segway (un monopattino elettrico n.d.r); è una nostra proposta alternativa alla mobilità urbana e un modo diverso per conoscere la città. All’estero i “ Segway tour” ci sono già e funzionano bene. Questo mezzo di trasporto, anche se è costoso (circa 7200 euro ndr) non prevede il bollo di assicurazione, non ha obbligo del casco, non consuma benzina ed è equiparato ad un pedone. Inoltre è possibile utilizzarlo tutto l’anno. Prima di acquistarne tre, l’anno scorso l’ho affittato nel mese di dicembre e non ho avuto problemi, basta coprirsi”.
L’altro progetto si chiama “Consumare giusto” e ha lo scopo di spiegare al consumatore quali siano i pesci più sostenibili e quali meno, attraverso due strumenti principali: il sito internet e le cene. “Sono temi, racconta Daniele Tibi, referente del progetto, che studiamo da tempo. Quando abbiamo capito che Il problema grosso della sostenibilità degli oceani era il consumo del pesce ci siamo chiesti come fare per diffondere questa conoscenza. Anche in questo caso ci siamo ispirati a chi porta avanti questi temi da più tempo: l’acquario di Monterey in California. Da noi ci sono pesci diversi rispetto alla costa del pacifico pertanto, abbiamo dovuto fare un lavoro non indifferente per capire la situazione del mediterraneo”.
Da queste ricerche è nato il sito www.consumaregiusto.it che propone una vera e propria guida ragionata con le varie specie ittiche (ne sono state recensite 80) divise in tre tipologie: Ottima scelta, Buone alternative e Evitare l’acquisto. Queste categorie sono il risultato della valutazione per ogni animale di alcuni fattori importanti per la sostenibilità del mare: la stagionalità, la provenienza, se è selvatico o di allevamento, la taglia, il metodo di pesca e la presenza o meno di inquinanti.
“Per diffondere queste informazioni abbiamo deciso, continua Tibi, di organizzare delle cene”. Le cene (segnalate sulla pagina Facebook) sono momenti conviviali in cui, tra una portata e l’altra rigorosamente a base di pesce “giusto”, i tre biologi tengono delle lezioni sul consumo sostenibile dei prodotti del mare e spiegano perchè è meglio non mangiare la platessa, il merluzzo o l’orata ma preferire il sugarello, la leccia o il melù. L’iniziativa è già riuscita a coinvolgere molte persone che continuano ad aumentare anche grazie al passaparola. È un progetto che nasce dal basso, non per vietare il consumo di pesce ma per dare un’alternativa reale, immediata facile, piacevole e gustosa.
“Siamo molo contenti di quello che facciamo, concludono, ci divertiamo molto. Sarebbe bello che i giovani imparassero a fare questo mestiere”.
2011