GUADAGNARE DA UN RIFIUTO
la lunga vita di una bottiglia
Sabrina Roglio
E se prendessimo delle bottiglie e le trasformassimo in un cestino?” È la domanda che, qualche anno fa, ha spinto un gruppo di amici cuneesi, ora imprenditori, a far nascere MrPet (www.mrpet-recycling.com): un sistema di raccolta della plastica, Pet appunto, con cui sono fatte le normali bottiglie dell’acqua. Il risultato? I carrelli che utilizziamo quotidianamente per fare la spesa da Carrefour e altri supermercati.
Sei anni fa, racconta Marco Torchio, uno degli ideatori, abbiamo deciso di fare qualcosa insieme nel settore della sostenibilità ambientale e dell’ecologia. Il nucleo attuale è di sette persone tra i 35 e i 52 anni”. All’apparenza poteva sembrare un gruppo troppo eterogeneo e, visto che nessuno di loro aveva mai lavorato nel campo e non aveva esperienza, condannato all’insuccesso. Ma non è andata così. “Abbiamo deciso di fare insieme un percorso imprenditoriale e di vita. La logica che ci tiene uniti non è quella del fare le cose ma del farle insieme. Ognuno proveniva da esperienze diverse: io, sebbene sia laureato in architettura facevo l’idraulico; quello che è diventato uno dei massimi esperti sulla plastica delle bottiglie, faceva l’istruttore di spinning”. E così, dopo aver creato prima la finanziaria U&F (dalle iniziali delle parole Unione e Fratellanza), hanno iniziato a trasformare le loro idee in progetti attraverso un’impostazione del lavoro particolare. “A seconda del progetto individuiamo i bisogni e creiamo delle società ad hoc che rispondano a quelle necessita. Ognuno di noi, sulla base delle proprie attitudini, sceglie di condurne una che ha come soci tutti gli altri. Io ad esempio sono a capo del segmento che si chiama Keoprojectin. In una logica di responsabilità, l’essere collegati insieme serve a far crescere la qualità delle cose che facciamo”.
Anche il progetto MrPet è nato così: l’idea è stata quella di costruire per la grande distribuzione cestini e carrelli per la spesa con la plastica delle bottiglie. Nessuno ci aveva ancora mai provato, era una sfida inedita e difficile. L’analisi dei bisogni ha evidenziato le necessità: serviva qualcuno che progettasse il carrello e il cestino, qualcuno che li producesse, che individuasse il modo di produrre la materia prima, lo stampasse e lo vendesse: sono quindi nate delle società a ciascuna delle quali fa capo un segmento del processo, collegate insieme.
Il funzionamento di MrPet è semplice: la plastica esce dal centro commerciale sotto forma di bottiglie e vi ritorna come cestino. Per la raccolta è stato creato una specie di grande sportello bancomat dove chiunque può consegnare le bottiglie vuote che verranno trasformate in punti caricati su una tessera magnetica che darà diritto a sconti sulla spesa.
È un meccanismo di raccolta, continua Torchio, che premia le persone e spiega loro che il cestino che usano è fatto grazie al loro gesto di virtù”. Ogni postazione è in grado di soddisfare un bacino di utenza di circa 5000 famiglie, la prima stazione di raccolta è entrata in funzione a Torino nella primavera del 2008 e oggi sono presenti in Piemonte (Torino e prima cintura), in Sardegna e in Francia mentre la lavorazione della plastica viene fatta a Iesi nelle Marche. MrPet ha riscosso molto successo nonostante il suo utilizzo non sia veloce: le bottiglie, ancora con il loro codice a barre, devono essere inserite una alla volta perché la macchina deve riconoscere la plastica giusta. C’è persino chi, per evitare la coda, va a portare le bottiglie alle cinque di mattina. Le macchine MrPet possono raccogliere fino a diecimila bottiglie al giorno, un volume pari a trenta cassonetti riempiti dalla plastica. Da 23 bottiglie in Pet, trasformate in cestini, si risparmiano 2 kg di petrolio e 5,2 kg di CO2: 250 bottiglie bastano per realizzare un carrello per un totale di 100 kg di CO2 in meno nell’atmosfera. Altro dato interessante è per esempio che i punti vendita che hanno scelto di utilizzare gli oggetti realizzati in Keorex (la plastica delle bottiglie recuperata dalla raccolta differenziata – non solo da MrPet) dal gennaio 2005 fino a dicembre 2008 hanno contribuito al riciclo di 18.410.143 bottiglie in Pet risparmiando 1.257.357 Kg di petrolio, equivalenti a un'emissione di 3.382.363 Kg di CO2 nell'atmosfera.
Si tratta di un progetto, spiega Cristian Campagnaro, architetto di Civico13 e docente presso il Corso di Laurea in Design e Comunicazione visiva del Politecnico di Torino che svolge attività di ricerca sui temi dell'innovazione volta alla sostenibilità, che ha diversi aspetti positivi. Sia per come ha ideato l'intera filiera, dal recupero alla commercializzazione dei prodotti realizzati, sia per come dà valore economico ad un rifiuto. Viene rimborsata ogni bottiglia gettata; pochi centesimi, ma è comunque molto di più dello zero che valeva la bottiglia gettata via. Infine, per come capovolge la percezione del consumatore rispetto al rifiuto e al gesto di buttarlo nel cassonetto”.
La qualità della materia prima raccolta è sicuramente meno costosa, in termini economici ed ambientali, rispetto al metodo tradizionale. Nel cassonetto infatti ci sono 8-9 tipi di plastica diversi che devono essere portati al centro di smistamento, divisi e trattati. In MrPet confluisce solo la plastica che serve. “Questo sistema, continua Campagnaro, rimedia al problema dell’utilizzo di materie prime da fonti non rinnovabili, prolungando la vita utile di quel materiale. Lo trasforma in un progetto industriale innovativo e unico in Italia e di qualità: i carrelli e i cestini della spesa sono interessanti prodotti di design”.
L’unico difetto sembrerebbe la scarsa diffusione sul territorio: i punti infatti sono per ora soltanto una quarantina. “Al momento, spiega Torchio, abbiamo circa 40 macchine che sono poche rispetto al problema ambientale, raccolgono tante bottiglie ma risolvono dei problemi piccoli e localizzati. Questo sistema secondo noi avrebbe senso se applicato e diffuso perché può dare veramente un forte contributo. Gli altri paesi sono più avanti perché abituati da più tempo a vedere nel rifiuto la risorsa. Ma sono così virtuosi solo perché da più di tempo lavorano e investono su questi temi. Noi siamo solo un più indietro: la sostenibilità è un cammino, prima ti decidi e più strada fai, noi abbiamo iniziato da poco”.
L’idea del gruppo cuneese, poi, si colloca perfettamente all’interno degli obiettivi che si è fissata la Regione Piemonte aderendo al pacchetto “Clima Energia” della Comunità Europea: 20% di riduzione delle emissioni, 20% di produzione di energia da fonti rinnovabili, 20% di riduzione dei consumi energetici, il tutto entro il 2020. “Da qui, conclude Campagnaro, bisognerà poi proseguire tendendo ad altri e più ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni tra 50% e l'80%, che però neppure la recente Conferenza sul Clima di Copenhagen è riuscita a fissare per il 2050. In generale trovo che l'impegno della Regione sia forte e positivamente orientato a favorire un'azione multipla, di sistema e integrata sui temi quali l’accesso alla casa, la mobilità, l’alimentazione, i sistemi produttivi, gli spazi urbani, la salute, il disegno del territorio, l’energia e le risorse, l’educazione e l’innovazione”.
Questo articolo ha vinto la quarta edizione del Premio Piemonte Mese, Sezione Economia