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A piedi nudi sul filo
A PIEDI NUDI SU UN FILO
Due anni di studio per diventare artisti
Chiara Priante
Piedi che s’allungano e quasi si plasmano su un filo d’acciaio, corpi che s’arrotolano in aria nei tessuti per poi lasciarsi cadere, mani che fanno vorticare in aria quattro, cinque, sei palline. Scene d’ordinaria quotidianità al parco Le Serre di Grugliasco, a una manciata di chilometri da Torino. Qui, un tempo, proprio il Comune di Torino coltivava le piante e gli arbusti che poi andavano a ombreggiare piazze, strade e viali della città. Oggi, invece, tra sudore e duro impegno si formano artisti.
Balzata alle cronache nazionali per la crisi di grandi aziende, quali la Bertone e la Pininfarina, Grugliasco ha risposto attraverso l’arte circense. Nel parco ha sede la Scuola di Cirko Vertigo, la prima realtà italiana nella formazione del circo contemporaneo, l’unica nel nostro paese finanziata dal Fondo Sociale Europeo. Un’assoluta eccellenza per il Piemonte in un ambito poco conosciuto: se in Francia il circo contemporaneo è programmato normalmente nei teatri, qui, a volte, arriva qualcuno a chiedere se ci sono le tigri e gli elefanti.
L’idea di una simile scuola è di Paolo Stratta, 38 anni, il direttore della Vertigo. Due fratelli, entrambi laureati in giurisprudenza, e un padre giornalista (con laurea in giurisprudenza), Stratta, dopo il diploma al liceo scientifico Volta di Torino, ha scelto di scardinare le tradizioni di famiglia e studiare e laurearsi al Dams di Bologna, facendo poi l’attore teatrale in svariate compagnie. Otto anni fa, con l’aiuto di Chiara Bergaglio, giornalista oggi emigrata a Dubai, ha fondato la Vertigo: “Ho creato la scuola che io avrei voluto frequentare quando avevo 20 anni ma che non esisteva nel nostro paese”, racconta.
Ogni anno ragazzi da tutto il mondo vengono qui a settembre per partecipare alle selezioni che permettono d’accedere al biennio di formazione. Rafael Martins è arrivato dal Brasile ed è già al secondo anno di studio. Fadi Zmorrod, invece, è palestinese e ha iniziato quest’anno. Juan Ignacio Tula proviene dall’Argentina e per arrivare a Torino ha dovuto aspettare per tre mesi il visto di studio, “ ma alla fine ce l’ho fatta”, sorride.
Alla Scuola di Cirko (dove la 'k' di kinema sta a indicare movimento) studiano otto ore al giorno, dividendosi tra preparazione fisica, acrobatica, giocoleria, discipline aeree, equilibrismo, comunicazione, sicurezza, storia del circo, trucco, costumi, regia, informatica, danza e teatro. Il circo contemporaneo si differenzia infatti da quello tradizionale (che in Italia è in mano a grandi famiglie come gli Orfei, i Medini o i Bellucci che trasmettono saperi e segreti di padre in figlio) perché gli spettacoli non sono un mero elenco di numeri e performance ma sono concatenati in una storia: forte è, dunque, il rapporto con il teatro.
Nelle strutture della scuola e all’interno dello chapiteau (il tendone rosso del circo) a guidare gli allievi ci sono validi insegnanti: Luisella Tamietto, attrice torinese metà del duo “Le sorelle Suburbe”, insegna teatro ed è la direttrice artistica; Michela Pozzo, coreografa, è la docente di contemporaneo. C’è anche Arian Miluka, un catenina d’oro al collo con un’aquila per ricordare l’Albania, sua terra d’origine, che l’ha eletto durante il regime artista nazionale, portandolo in tournée per il mondo e facendogli conoscere Mao e Che Guevara, ma poi l’ha anche costretto per due volte ai lavori forzati e quindi alla fuga a Bruxelles dove Miluka ha fondato l’Esac, considerato l’università europea del circo. Oggi Arian, 69 anni, uno dei massimi esperti in pedagogia circense, insegna cinghie, palo cinese, verticalismo, mano a mano, filo teso, corda molle e scala libera: “Mi piace vivere in Italia: l’ho sempre vista in tv quando ero nel mio paese, spiega, e in Piemonte la comunità albanese è nutrita”.
Gli allievi, dopo il biennio di formazione e dopo aver sostenuto l’esame finale, escono dalla scuola con un diploma e una specializzazione in una disciplina circense. E molto spesso - o meglio: quasi sempre - anche un lavoro, una fortuna in un periodo storico durante il quale neanche i laureati in Economia trovano un’occupazione. C’è chi diventa insegnante, chi entra in qualche circo, chi acquista un camper e si mette a girare l’Italia come artista, chi continua a studiare in altre scuole all’estero.
Silvia Francioni, originaria di San Marino, era una segretaria d’azienda. Un giorno ha scoperto i tessuti, si è iscritta alla scuola nel 2004 e oggi vive a Grugliasco per insegnare discipline aeree proprio alla Vertigo: “Ma la formazione che ho appreso mi ha permesso anche di lavorare in teatri importanti. Lo scorso anno ero alla Scala di Milano per il Tannhäuser messo in scena da La Fura dels Baus. Produzioni liriche e teatri oggi cercano sempre di più artisti che sappiano comunicare con il loro corpo”. Amos Massingue è originario del Mozambico: ha studiato alla Vertigo da cui poi è stato assunto, diventando responsabile tecnico. Anche lui vive a Grugliasco, popolatasi di una piccola ma compatta fauna d’artisti da tutto il mondo: “Sogno di tornare nel mio paese per aprire un circo”, racconta.
Al parco Le Serre s’intrecciano tante storie come quella di Amos ma anche progetti e sogni, tutti diversi. Michael Capozzi di Faenza, ad esempio, aspira a essere un cabarettista ma per una formazione completa è qui ad allenare, insieme alla verve e alla comicità, anche il fisico e a mettersi alla prova. Orit Nevo, una delle insegnanti, mentre è appollaiata su un trapezio narra la sua storia. Lei, che ha perso un fratello in guerra, in Israele ha fondato il “Project Dome”, iniziativa che vuole portare, attraverso l’arte e gli spettacoli, la pace in un paese segnato dal conflitto: “Ognuno deve provare a costruire la pace: quale linguaggio migliore di quello del corpo e dell’arte?”. Più in là c’è Marcel Eso che ha 22 anni: “Io arrivo dalla Colombia. Se ci fossi rimasto probabilmente oggi farei lo spacciatore di droga, magari sarei già morto. Sono invece venuto in Piemonte e lo scorso anno mi sono diplomato a Grugliasco: oggi lavoro come artista al palo cinese e come giocoliere”.
Il circo, che nell’immaginario popolare è un mondo chiuso, una tribù dove nascondersi e con cui scappare, magari di notte fuggendo da famiglia e problemi, è qui, al contrario, una casa da cui partono e dove arrivano persone da tutto il mondo. E a questo mix di uomini e donne che s’incontrano a Grugliasco, uniti dalla volontà di sfidare il limite insito nel loro corpo e di stupire il pubblico, si mescola la gente comune: più di 300 sono i bambini e gli adulti, quasi tutti di Torino, che frequentano corsi amatoriali. Invece della palestra, del nuoto o del tennis preferiscono un cerchio aereo, una corda molle, una cinghia. Il sabato mattina c’è la lezione mista: genitori e bambini che giocano a fare gli artisti.
Per tutti, dilettanti e aspiranti professionisti, vale la stessa regola: la ripetizione, l’applicazione e il duro impegno sono fondamentali. Un salto mortale lo si prova mille volte e, alla fine, un giorno riesce, anche se poi va perfezionato, limato, calibrato. Altre cose, invece, sono innate: la presenza scenica sul palco o lo sguardo verso il pubblico arrivano da dentro ma una guida può servire a tirar fuori quell’arte.
Il maestro Arian Miluka, dall’alto dei suoi 69 anni, regala la sua lezione: “Nel circo ogni giorno ti domandi: posso o non posso farlo? E la risposta è: devo farlo. È come una battaglia tra la vita e la morte dove trionfa sempre l’ottimismo per la vita. Tutto si può fare al circo: per questo, anche nel pubblico, il piccolo durante lo spettacolo diventa un adulto e l’anziano si riscopre giovane”.
Questo articolo ha ottenuto una menzione speciale al Premio Piemonte Mese, IV edizione, Sezione Cultura e Ambiente
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