Testata Piemonte-Magazine.it
Versione Italiana del Sito Versione Inglese del Sito Logo Archivio Piemonte Mese

ARCHIVIO PER MESE

Copertina del mese

Copertina del mese

Copertina del mese

Copertina del mese

Vedi gli altri numeri 25-28 | 29-32 | 33-36

Segnala questo articolo

Vittorio Emanuele II il re galantuomo - 2010-11

 VITTORIO EMANUELE II
Il Re Galantuomo

Fino al 13 marzo 2011

Torino, Palazzo Reale

Castello di Racconigi

 

PROROGATA FINO AL 10  MAGGIO 2011

 

Testo e immagini
Lucilla Cremoni

 


Ingresso della mostraFermo restando che l'unità nazionale è un valore assoluto e indiscutibile, pare altrettanto evidente che la rimozione degli orpelli, l'onestà storica e l'ammissione di responsabilità non solo non toglierebbero nulla a questo patrimonio, ma potrebbero significativamente contribuire a eliminare il pregiudizio, l'astio e i gli pseudorevanchismi che l'ignoranza alimenta da troppo tempo. La celebrazione del  centocinquantenario dell'unità d'Italia potrebbe essere l'occasione ideale per cominciare mettere le cose nella giusta prospettiva.

Statuto Albertino. Foto L. Cremoni

Purtroppo, la grande mostra su Vittorio Emanuele II allestita fra il Castello di Racconigi e Palazzo Reale, che è il primo dei grandi eventi ufficiali previsti in questo ambito, non sposta di una virgola le prospettive consuete. Intendiamoci, è tutt'altro che brutta o povera o mal curata. Ed è vero che non riguarda il processo di unificazione italiana ma la figura del primo re dell'Italia unita di cui vuole presentare la dimensione pubblica e la sfera privata sullo sfondo degli eventi che segnarono la storia e cambiarono il volto dell'Europa in quel periodo. Ma in entrambi i casi non offre nuovi spunti di riflessione, revisione o approfondimento storico. Peccato, perché è una mostra ad altissimo potenziale divulgativo, e quindi sarebbe stato particolarmente apprezzabile un piccolo sforzo in più. 

Diorama della partenza dei Mille da Quarto. Foto L. CremoniUno degli aspetti più interessanti di questa mostra è la sede espositiva, anzi le sedi, che sono il Castello di Racconigi (in cui sono custoditi materiali relativi all'adolescenza del sovrano, alla sua formazione, all'ascesa al trono di Sardegna, al matrimonio con la cugina Maria Adelaide) e Palazzo Reale, dove molti dei fatti di cui si parla si sono svolti, il che trasforma il contenitore in contenuto, la forma in parte integrante della sostanza. Curioso e interessante, ad esempio, riconoscere le ambientazioni di alcuni dei ritratti dello stesso re e dei suoi familiari nelle medesime stanze in cui sono stati logicamente e strategicamente collocati.
Camicia rossa e ritratto di Garibaldi. Foto L. CremoniE non mancano le sorprese. Al secondo piano, che ospita gli appartamenti del re e della regina e in cui viene sviluppata la parte della mostra relativa alla vita privata, sono stati effettuati lavori significativi. Infatti, siccome era usanza cambiare arredi e destinazione dei locali ad ogni nuovo insediamento di real inquilino, gli ambienti non presentavano più l'aspetto o l'uso che avevano avuto all'epoca di Vittorio Emanuele II, e per l'occasione è stato fatto un egregio lavoro di ricostruzione filologica e anche di restauro. Fra l'altro si scopre che la minuscola sala delle lacche cinesi, gabinetto di toeletta della regina, era stata la camera da letto del re. Una scelta apparentemente bizzarra, ma più che logica in considerazione del fatto che un ambiente del genere è pratico e più facilmente riscaldabile. Si scopre pure che Vittorio Emanuele si La sala del trono al secondo pianoera fatto preparare una piccola sala del trono al secondo piano (fedelmente ricostruita per l'occasione) perché aveva lasciato gli appartamenti del primo piano, inclusa la spettacolare sala del trono che conosciamo, alla madre. È stato ricostruito anche il suo studio, completo di rastrelliera per i fucili e scrivania sulla quale è posata la riproduzione in marmo del calco della mano di Maria Adelaide che il re fece realizzare quando la moglie era in fin di vita. Della regina si vede la camera da letto con la culla per l'infante di turno, sono esposti gioielli, abiti e ritratti. Ci sono immagini del re in tenuta da caccia assieme al suo segugio preferito, si vedono i suoi fucili, persino la poltrona che usava nelle scuderie per indossare e farsi sfilare gli stivali o riposarsi dopo le cavalcate. 

Però ne manca un pezzo. Vittorio Emanuele II era notoriamente un gran rustico, per così dire. Fisico tracagnotto da contadino ben nutrito, per niente incline allo studio e alle attività intellettuali, il re amava l'attività all'aria aperta, i cavalli, i cani, la caccia, il cibo, i sigari. E soprattutto le donne. In realtà dire “amava le donne” è limitativo: sarebbe più esatto dire che saltava addosso a tutte le femmine che gli capitavano a tiro, aveva una sfilza di amanti e figli naturali tale da fargli meritare il titolo di “padre della patria” in senso ben più che simbolico. Ma questo tratto del re, che oggi sarebbe probabilmente definito un sex addict, è ignorato dalla mostra. Il che appare piuttosto assurdo e sa più di falso pudore ex post che di discrezione e avversione al pettegolezzo. L'incontinenza sessuale del baffuto sovrano nulla toglie né aggiunge all'importanza storica del personaggio, ma visto che in questo contesto si parla della sua vita privata, affrontare serenamente la questione non sarebbe stato fuori luogo.

I costumi del NabuccoAl primo piano, nelle sale auliche e di rappresentanza, sono  raccontati gli episodi salienti della storia risorgimentale, dalla dominazione napoleonica allo Statuto Albertino, di cui è esposto l'originale – l'emozione di vederlo vale da sola il prezzo del biglietto – e il Proclama di Moncalieri, il registro dei Mille con la pagina aperta sul nome di Ippolito Nievo, una camicia rossa e i diorami delle battaglie delle guerre di indipendenza; e poi i rapporti con Cavour, D'Azeglio, Garibaldi, l'annus horribilis 1855, quando il re perse la madre, la moglie e il fratello Ferdinando. 

La visita si conclude nella sala da ballo del Palazzo, dove, accompagnati dalle note del Va' pensiero verdiano si possono ammirare i costumi del Nabucco della collezione del Teatro alla Scala. Dal 16 ottobre la mostra si è arricchita da tre opere di Francesco Hayez, massimo esponente del romanticismo pittorico italiano, autore di quadri famosi le Odalische o Il Bacio, lavori di forte e immediata sensualità ma portatori di un esplicito messaggio patriottico.

Busto di Maria ClotildeLa mostra offre però un importante spunto di riflessione - non si sa quanto intenzionalmente, o se proprio in quel senso. Sono le donne. La mostra dice molto sulla condizione femminile in quel periodo. Tre sono le figure femminili che vi compaiono: Maria Adelaide, che non fu mai regina d'Italia perché morì prima dell'unificazione, uccisa a soli 33 anni da una gastroenterite che si rivelò fatale per il suo fisico sfiancato da ben otto gravidanze in tredici anni; la Contessa di Castiglione, bella, colta, raffinata, che il cugino Cavour mandò ad “ammorbidire” Napoleone III, con l'ordine esplicito di “usare ogni mezzo” per convincerlo ad allearsi col Piemonte contro l'Austria; e Maria Clotilde, figlia di Vittorio Emanuele II, che a 16 anni sposò Girolamo Bonaparte detto “Plon Plon”, cugino di Napoleone III, un grasso e inetto gaudente di oltre vent'anni maggiore di lei. Fattrice, prostitu(i)ta o pegno, la donna è comunque priva di autonomia decisionale sul proprio corpo e sulla propria vita, indipendentemente dal suo status sociale, costretta in un ruolo dalle circostanze e dalla ragion di stato. Ma è proprio da uno di questi anelli deboli a venire un esempio che la pone infinitamente al di sopra di questo mondo maschile, e dovrebbe far sprofondare di vergogna gli ultimi dinasti sabaudi. Maria Clotilde, che per senso del dovere accettò il matrimonio dinastico la pone, fu l'ultima a lasciare Parigi dopo la rivoluzione del 1870. Qualche settimana prima aveva scritto al padre, che la esortava a mettersi in salvo, una celebre lettera, che conteneva queste parole: “Non sono una Principessa di Casa Savoia per niente! Si ricorda cosa si dice dei Principi che lasciano il loro Paese? Partire, quando il Paese è in pericolo, è il disonore e l'onta per sempre. Se parto, non abbiamo più che da nasconderci. Nei momenti gravi bisogna avere energia e coraggio...”.  


Orario

Martedì – domenica ore 9-19:30 (ultimo ingresso ore 18:30)

Lunedì chiuso

Biglietti

Mostra + residenze: Intero 15 euro, ridotto 13 euro, ridotto speciale 10 euro, scuole 6 euro

Mostra: Intero 12 euro, ridotto 10 euro,, ridotto speciale 7 euro, scuole 5 euro

Castello di Racconigi

Intero 6 euro, ridotto 5 euro, ridotto speciale 4 euro, scuole 3 euro

Info

Tel. 011 4369213  



 

 

 

CERCA NEGLI ARTICOLI
Ci sono 9 articoli
Novembre 2010

Restructura 2010
L'ecosostenibilità protagonista della 23ª edizione


Lens-based Art Show 2010
Collettiva e concorso fotografico per giovani artisti a Villa Gualino


Scrittorincittà 2010
Dal 18 al 21 novembre a Cuneo


Sul Vero - Vittorio Avondo e la campagna romana - 2010-11
Vittorio Avondo e la campagna romana


Salone del Biscotto Piemontese 2010
A Vercelli dal 19 al 21 novembre


Morandi. L'essenza del paesaggio - 2010
Alla Fondazione Ferrero di Alba fino a gennaio 2011


Civil.Mente 2010
Rassegna di film e documentari sull'economia civile


Diversamente vivi. Zombi, vampiri, mummie, fantasmi - 2010-11
Zombi, vampiri, mummie, fantasmi al Museo del Cinema


Vittorio Emanuele II il re galantuomo - 2010-11

Lucilla Cremoni


 

 

LEGGI L'ARTICOLO
SELEZIONATO IN BASSO
A SINISTRA